Andrea Pubusa
Beppe Grillo con le sue 5 stelle sembra oggi l’ultima moda sul mercato politico. Raccoglie gli umori dell’antipolitica. Il comico dice tante cose giuste o interessanti. Le ha dette anche in passato. E’ dissacrante. Ha condotto importanti battaglie. Ricordate quella contro la Parmalat di Tanzi? E la critica all’euro, alla sua scomparsa sotto l’attacco del capitale finanziario, quanti elementi di verità coglie? Eppure non mi piace. Il suo movimento presenta anche brave persone, piene di buone intenzioni e con buona preparazione culturale. Eppure non mi piace. Grillo ha un linguaggio poco rispettoso degli avversari politici, di poco riguardo verso le istituzioni. Coglie spesso nel segno quando mette in luce la miseria dei leaders odierni e il degrado delle istituzioni, Ma la critica dei primi e la ripresa delle seconde necessitano di altri modi e di diversi contenuti. Non mi appassionano coloro che si presentano come salvatori della patria, egocentrici, unilaterali, abili solo nei monologhi, disabituati al dialogo e al lavoro collettivo.
Mi si obietterà che Grillo non è un autocrate. Non pretende nulla per sé, fa solo da sponda a tante energie compresse dagli intrighi, dalla chiusura e dall’inconcludenza dei politici tradizionali. E’ vero. Ma se 5 stelle raggiungerà, pian piano, percentuali consistenti su tutto il territorio nazionale, chi assicura che Grillo anziché tirare la volata ad altri pensi di tagliare il traguardo egli stesso. E in solitudine. Ecco è questo correre da solo, senza squadra che non mi piace. Di questi personaggi salvifici, arringatori di folle solitari, fustigatori della politica, dei politici e dei costumi ne abbiamo conosciuto più d’uno anche negli anni scorsi ed hanno fatto solo danni. Ai livelli locali sfasciano, ma non incidono sulle libertà delle persone e sui loro diritti. Un fenomeno del genere a livello nazionale può creare tragedie. La storia ce ne fornisce la prova. Anche Berlusconi in fondo è stato una replica aggiornata e sorridente di autocrati che in passato, anziché il sorriso, esibivano la mascela forte e i gambali. Anch’egli, come questi ultimi, ha usato in modo ossessivo i media. Anzi gli strumentti di comunicazione di massa sono stati il mezzo per imporsi. Il Cavaliere però, seppure nella versione dell’azienda, ha creato un partito, che pian piano lo ha anche condizionato. Beppe Grillo, senza un collettivo intorno a sé, s’impone solo con la rete, utilizzata in modo totalizzante. Rappresenta l’estremizzazione del leader che s’impone tramite i media, strumento per la sua unilateralità assoluta. Una nuova mostruosità di cui l’Italia non ha bisogno. Per uscire dalla crisi, occorre, invece, una grande impresa collettiva con una leadership diffusa. So di dire una cosa che a molti indignati parrà una bestemmia. Ma, messo a scegliere tra Grillo e Bersani, turandomi il naso e la bocca e chiudendo gli occhi per estraniarmi da ciò che gli sta intorno, preferirei il secondo.
3 commenti
1 Riccardo Scano
10 Giugno 2012 - 13:26
Salve prof.,
seguo spesso quello che scrive e mi complimento con lei, tanto più nel momento in cui mi trovo molto spesso d’accordo con lei.
Anche in questo caso mi sento di condividere la sua riflessione, anche se ho bisogno di aggiungere due puntualizzazioni che - secondo me - risultano essere essenziali:
1. Innanzitutto mi chiedo come mai, noi e Grillo, in quanto cittadini, dobbiamo prestare rispetto (nei modi e nei contenuti) per delle istituzioni che, nei nostri confronti, rispetto ne hanno avuto ben poco. Ecco, non trovo corretto che il sistema di potere debba godere e considerare il nostro riguardo come un dato di fatto, un qualcosa di dovuto a prescindere.
2. Lei paragona, giustamente, il comico genovese a Mussolini prima e Berlusconi poi. Non le si può dar torto, soprattutto nel momento in cui il sistema mediatico che hanno alle spalle ha offerto ad entrambi di avere i canali per “dire alla gente quel che la gente vuol sentirsi dire”. Ma, siamo sicuri che anche altri partiti, soprattutto quelli che a Sinistra continuano ad assicurarsi (non si sa come) il 30% o giù di lì, usufruiscano degli stessi strumenti?! Magari ci si nasconde dietro la mancanza di un leader e dietro l’istituzione delle primarie, che delle volte possono far sembrare alcuni partiti più democratici di altri (ed in realtà non lo sono per niente), ma siamo sicuri che loro - mi riferisco al Pd - non godano degli stessi identici canali e vanifichino così qualsiasi possibilità ad altri partiti realmente progressisti di dire la loro?!
In attesa di una Sua risposta le mando i miei saluti.
2 admin
11 Giugno 2012 - 05:31
Da Andrea Pubusa a Riccardo Scano
Caro Scano,
anzitutto non penso che Grillo sia come Mussolini. Forse mi sono espresso male. Voglio solo dire che temo quei personaggi che si presentano in solitudine come possessori di verità politiche incontestabili, li temo anche quando - come nel caso di Grillo - dicono molte cose giuste. La democrazia è per sua natura impresa collettiva e bilanciamento di forze, di organi e di istituzioni. Gli squillibri e i persomalismi eccessivi costituiscono un vulnus di essa.
D’accordo sull”attuale decadenza delle istituzioni e dei partiti (sono due fenomeni strettamente connessi), ma bisogna lavorare per cambiarli o per creare di nuovi nel segno del “noi” e non dell”io”. Vanno bene le forti peronalità politiche e servono i grandi leaders, ma nel contesto di partiti e istituzioni altrettanto forti. Lo so che è difficilissmo oggi. Ma le scorciatoie spesso portano al baratro. Esserne consapevoli in tanti è già un antidoto.
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3 Raffaele
11 Giugno 2012 - 17:40
A mio parere, il rischio (che traspare a mio avviso anche da questo articolo del prof. Pubusa) è quello di sottovalutare il movimento 5 stelle, riducendolo alla figura di Grillo. E’ sufficiente dare uno sguardo ai programmi amministrativi dei candidati del movimento 5 stelle o a quello generale del movimento: non troviamo battute sui politici nostrani ma proposte, condivisibili o meno, comunque proposte. Spesso molto interessanti. Direi che siamo lontani anni luce da un nuovo fenomeno Berlusconi etc. E questo non solo perchè Berlusconi si erge(va) a rinnovatore della politica italiana, capitanando tuttavia una accozzaglia di politici fuorisciti, per la maggiore, dalla prima Repubblica. Grillo, invece, non è un politico. E’ un comico. Non si è neppure candidato e il movimento di cui può certo definirsi “l’ispiratore” (a tratti comici per la verità) è composto prevalentemente da giovani totalmente indipendenti che non conoscono, come spesso si dice, esclusivamente l’arma dell’antipolitica, ma hanno proposte per ogni settore: università, lavoro, ambiente, economia e sociale. I mass media parlano del movimento 5 stelle come movimento “di Grillo” e “dell’antipolitica”, ma nessuno si è mai premurato di confrontare i programmi dei candidati: potrebbe tranquillamente valutare come le uniche proposte “politiche” siano quelle del movimento 5 stelle, a fronte di programmi fumosi e poco concreti. Antipolitica è quella di coloro che hanno fatto allontanare, spesso con le loro malefatte, i cittadini dalla politica.
L’unico rischio è quello rappresentato dalla volontà, che talvolta traspare nel movimento 5 stelle, di volersi differenziarsi ad ogni costo dai partiti, che potrebbe portare ad una involuzione del movimento verso orizzonti estremisti.
Sono d’accordo, invece, sulle istituzioni: quando Grillo le insulta sbaglia, non è scusabile. Offendere Giorgio Napolitano significa offendere l’istituzione “Presidente della Repubblica”. E le istituzioni vanno protette. Ma è pur sempre un comico.
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