Andrea Pubusa
Profumo fa marcia indietro? Parrebbe di sì dal tenore della lettera ai sindacati, in risposta alle critiche severe per la impostazione premiale delle misure da lui annunciate sulla scuola.
Gli interventi sul merito in agenda mercoledì in Consiglio dei ministri sono solo “complementari”: “impegniamo qualche decina di milioni” - non più di 30, assicura viale Trastevere - “per le misure a favore dell’impegno nell’ eccellenza e più di un mld per la scuola di tutti” scrive, in una lettera ai sindacati, il ministro Profumo. -”In Consiglio dei Ministri non proporrò certo provvedimenti sul premio a chi si impegna nella scuola - scrive il ministro nella lettera - alternativi allo sforzo, che invece deve essere sempre più intenso, per fare della scuola un mondo dove nessuno è lasciato indietro, a cominciare dai più deboli e svantaggiati. Questi provvedimenti li intendo invece come del tutto complementari. Così come prevede l’art. 34 della Costituzione”.”Mantenendo la giusta proporzione fra i diversi obiettivi” assicura Profumo. Poi il ministro dice di volere il dialogo coi sindacati. Una smentita del proposito di decidere con decreto legge?
Un chiarimento utile e necessario, ma che non cancella le preoccupazioni. In realtà, l’impostazione meritocratica, oltre che priva di senso, contrasta con la prospettiva costituzionale. La Carta prevede certo “i meritevoli”, ma sono gli studenti non abbienti che, proprio in ragione dei loro buoni risultati, devono, col sostegno pubblico, poter raggiungere i più alti gradi degli studi. E’ la costituzionalizzazione del diriitto allo studio, che è posto non in funzione concorrenziale, ma al fine di creare quell’uguaglianza che l’art. 3 pone come compito della Repubblica. Il merito è dunque considerato come fattore di solidarietà sociale, non di contrasto e concorrenza fra gli studenti.
Con questo spirito è stata introdotta la scuola dell’obbligo agli inizi degli anni ‘60, forse la più grande riforma dopo l’avvento della Repubblica. Scuola dell’obbligo non solo per i bambini e i giovani di frequentarla, ma anzitutto obbligo per lo Stato di organizzarla onde renderla accessibile a tutti. La riforma Profumo con l’introduzione di una visione premiale, slegata dalla prospettiva egualitaria e solidaristica, và in diirezione opposta. E del resto non son pochi coloro che magnificano il ritorno agli istituti di avviamento al lavoro per i figli dei lavoratori, riservando, in una becera ottica classista, l’accesso ai più alti gradi degli studi ai più abbienti.
E’ bene che Profumo abbia smentito questi propositi, ma la sua posizione assomiglia molto a quella distorta della Fornero che auspica l’eguaglianza fra dipendenti pubblici e privati non nella disciplina dei licenziamenti più favorevole, ma in quella deteriore. Profumo vuole il premio per gli studenti a prescindere dalla loro condizione economica e sociale. Finirà per aiutare i benestanti, anziché i non abbienti, come vuole la Costituzione?
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