Gianna Lai
Il Circolo dei lettori “Miele Amaro” presenta a Cagliari due importanti novità: “Respiro Corto” di Massimo Carlotto e “Nel tempo di mezzo” di Marcello Fois, entrambi pubblicati per Einaudi nel 2012.
1° appuntamento
Prima e unica a Cagliari per Respiro corto di e con Massimo Carlotto.
oggi martedì 22 maggio ore 19:00 al Ghetto degli Ebrei via Santa Croce Cagliari. Partecipano, alla presenza dell’autore: Michele Ledda e Massimo Massa.
2° appuntamento
Presentazione del libro Nel tempo di mezzo di Marcello Fois candidato al Premio Strega 2012
Giovedi 24 maggio ore 19:00 sempre al Ghetto degli Ebrei via Santa Croce Cagliari. Partecipano, alla presenza dell’autore: Francesco Abate e Paolo Maccioni.
Ecco una presentazione del libro di Carlotto a cura di Gianna Lai.
Un luogo, un paesaggio straniante, di lupi che invadono le giostre sotto la ruota panoramica del lunapark, ridotto a ferraglia arrugginita. Dove non giocano più i bambini, ma si abbeverano alla fontana poveri cervi, inseguiti dai kalashhnikov degli uomini, predatori più crudeli dei lupi. A Cernobyl non c’è più vita, ma per il gruppo di affaristi mafiosi russi, ’siamo sopravvissuti ai comunisti e ora ci arricchiamo con la democrazia’, è tempo di stappare bottiglie di vodka e farsi immortalare a fianco alla catasta di lupi insanguinati, nella scuola abbandonata. Col fuoristrada, in cui campeggia lo stemma delle Nazioni Unite, Zosim abbandona la festa, infastidito e sopraffatto da tanta rozzezza, e raggiunge il bosco, dove centinaia di tagiki, miserabili e denutriti, tagliano gli alberi radioattivi che la sua azienda dovrà smaltire, sostenuta dagli aiuti internazionali. E che invece verranno venduti in tutto l’Occidente, come legno pregiato.
Appartiene Zosim a quei rispettabili cittadini di cui ha bisogno la nuova mafia. Preparati e capaci, esperti di economia, formati nelle più prestigiose Università europee, per ripulire e riciclare con sicurezza il danaro, approfittando della crisi mondiale, delle regole della finanza sregolata. In combutta con i Servizi segreti russi, che si vogliono impossessare del bottino.
Poco più a est del mondo, Sunil gestisce una clinica degli espianti, clandestina, per il mercato di Mumbai, anche lui insofferente alla tradizione, ‘il nostro mondo non è più quello di un tempo, mamma’. E smaltisce carichi speciali inquinanti, per conto della sua facoltosa famiglia, sfruttando brutalmente donne uomini e bambini. Dall’altra parte del mondo, professionista della violenza nello scontro fra mafia tradizionale, mafia cinese e nuovi ‘quadri’ in Paraguay, Garrincha come Zosim irride ai vecchi rincoglioniti, tenuti in piedi da polizia, magistrati e politici, mentre il contrabbando de La Triple Frontera sta trasformando a velocità incredibile l’universo degli affari.
Racconti di mafia nel mondo, a creare un senso di sospensione e incertezza nel lettore, se tenta di ricostruire collegamenti e relazioni fra i luoghi, fra i personaggi. E tanto più la storia diventa convincente, e non ti molla, se invece ti lasci trascinare dagli eventi, oscuri e disarticolati, a prima vista. Fino a quando il gioco delle incertezze, dei rimandi, ti si svela, si fa chiara la coerenza del discorso, il disegno del romanzo, che sembra assumere un movimento concentrico. E passato e provenienze di ciascuno si riducono ad un unico teatro degli avvenimenti , che dà unità e sintesi anche alle prime storie narrate.
Adesso è l’andamento fortuito del destino a inquadrare i personaggi, se nessuno di loro si aspettava di finire a Marsiglia, nel crocevia della delinquenza e dei traffici mondiali. A svolgere ruoli imposti dalle mafie, dai Servizi dei paesi di origine, o dalla stessa polizia cittadina, nella figura del commisarrio Bourdet, Bernadette di nome, come un ossimoro che ne sottolinea cattiveria e bruttezza.
E’ una bella tipa il commissario Bernadette, a capo della Brigade Anti-criminalité. Lesbica e senza amici, ascolta solo Johnny Halliday, e ha stretto un patto col boss Armand Grisoni, contro i latinos, per impedire che la mafia della droga, una montagna di droga, si allarghi tanto da diventare incontrollabile. E vuole dare filo da torcere a Garrincha, sbarcato col ventre pieno di ovuli di cocaina in città. E a Zosim, e a Sunil, e ai loro amici, Giuseppe il camorrista italiano, e Inez la banchiera, che a Marsiglia ricompongono il gruppo degli studenti modello di Leeds, ‘quando vagavano sperduti in un destino gia segnato che non avevano scelto’. La loro Dromos, società di copertura nel business dei cavi sottomarini, si infiltra negli ambienti politici e finanziari della città, per entrare nel mercato immobiliare e dello smaltimento dei rifiuti tossici. Onorevoli, direttori di banca, notai, costruttori, gestiscono un potere mafioso con ramificazioni nella criminalità organizzata. A capo, la cricca Bremond, proprio quella a cui dà la caccia Bernadette, in un’indagine per corruzione e appropriazione indebita di danaro pubblico, riciclato nelle banche svizzere
E mutano i personaggi nelle mani dello scrittore, e cambiano i loro ruoli, e prendono forma nuove identità, pronte a ‘correre più veloci di tutti’, in una sfida all’ultimo sangue con i poteri forti della finanza, dei Servizi, e della criminalità cittadina. Non groviglio di personalità, ma caratteri espressi in pochi tratti, sottolinendone umori e stati d’animo per descrivere la dedizione totale al crimine. Che l’autore approfondisce e rende più interessanti attraverso la forza dei dialoghi, significativi nella loro drammaticità, sempre incalzanti e serrati, brevi. Sia quando l’andamento, la direzione che sta prendendo la storia, si delinea nello scambio di opinioni tra pari, sia quando decisioni e ordini dei capi danno una svolta agli avvenimenti, e rimettono in gioco esistenze e futuro degli uomini. Niente più dei dialoghi sa far intravvedere un mondo che non può più aggiustarsi, niente può mettere meglio in risalto la relatività e l’ambiguità delle cose, in uno scontro crudele, efferato, che rischia di travolgere tutto. E pensiamo alle scene, alle immagini di violenza tra le bande latinoamericane e i rumeni, alla strage di El Zocalo, e della Dromos e dell’Agenzia matrimoniale, e alla cattura della terrorista cecena, quando ormai siamo vicini alla conclusione dell’intrigo e la matassa si sta del tutto dipanando. E’ la linearità della narrazione a far affiorare e mettere in luce quel niente di umanità che nessuno si aspetta in un mondo così separato e chiuso, la paura di fronte alle minacce e al pericolo, l’amore tra Zosim e Inez. La pietà di Bernadette per Rosario, data in pasto dal suo padrone a tre balordi di infima categoria, secondo la misoginia mafiosa che è disprezzo senza limiti. Una scrittura fluida e sciolta rafforza il realismo della storia, la rappresentazione di una letteratura che si è accorta di quello che è successo, e succede, da noi. Nell’abilità narrativa di Carlotto, nella sua capacità di dominare il genere crime, la disarmonia e il caos di un mondo malavitoso sembrano rappresentare questa nostra bella civiltà del liberismo post Unione Sovietica, che di quelle terre ha liberato risorse, non per redistribuirle ai produttori, ma per scambiarle con le mafie di tutto il mondo. E viene meno lo Stato a difesa del cittadino, nè ci sembra di intravvederlo dietro la figura di Bernadette, il Commissario che ha pagato cara l’inchiesta sulla cricca Bremond, e che sembra ridurre a niente il confine fra delinquenza e repressione, fra delinquenza e ordine pubblico.
1 commento
1 Alessandra Menesini
22 Maggio 2012 - 10:41
Brava Gianna, bel pezzo
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