Dopo la Francia, dalla Germania un altro colpo all’iperliberismo. E in Italia?

14 Maggio 2012
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Amsicora

In Italia la grosse koalition ha addirittura introdotto nella Costituzione il principio del pareggio di bilancio, un’idea molto discussa e molto discutibile imposta dai gruppi iperliberisti che governano l’Europa, e già i suoi principali sostenitori politici d’oltralpe vengono investiti dal dissenso popolare. Di Sarkozy già sappiamo. Uscito di scena senza onore, battuto proprio sul terreno della politica economica e della sua politica europea. L’altro partner del duetto, la Merkel, ora incassa un’altra sonora batosta e si avvia ad una fine altrettanto ingloriosa. E’ stata travolta nel Land più popoloso della Germania (da oltre 13 milioni di elettori), che ha segnato il trionfo dei socialdemocratici guidati da Hannelore Kraft, ministro presidente uscente, quasi al 39%, secondo le proiezioni, (nel 2010 erano al 34,5%). E la sconfitta peggiore mai registrata dalla Cdu, sotto il 26,3%, dal dopoguerra nella regione industriale della Ruhr tedesca (nel 2010 34,6%). La cancelliera di ferro ha ripetuto, come se lo avesse imparato a memoria, che la sconfitta è sua, “personale”, ma la batosta presa in Nordreno-Westfalia è un crollo di dimensioni storiche del suo partito, un segnale pesante per il governo tedesco e per la sua linea europea suo rigore dei conti.
Che faranno ora i sostenitori delle politiche recessive, di vera e propria rapina dei ceti popolari, con un colossale traferimento di risorse e di potere verso i ricchi e i centri della finanza? La foto del ripudio popolare di questa politica sarà ufficialmente scattata martedì 15, quando la Merkel incontrerà il presidente francese, a pochissime ore dal suo insediamento all’Eliseo.Sarà Hollande a dire alla cancelliera la sua idea sugli strumenti anticrisi imposti all’Europa: sul fiscal compact e sulla crescita. E la sua voce potrà essere ancor più forte perché le urne di Duesseldorf si aggiungono ai molti segnali che arrivano dal resto dell’Europa. Dappertutto dilaga la linea antirigorista, che chiede fiato alle finanze statali, per non finire nella spirale recessiva sotto il diktat berlinese del risparmio.
Anche nel Nordreno Westfalia le elezioni si leggono chiaramente in questa direzione. Il governo di minoranza rosso-verde è caduto infatti, il 14 marzo scorso, proprio sul nuovo indebitamento previsto dal bilancio. Ora Hannelore Kraft, 50 anni, viene confermata alla guida del Land dopo una campagna elettorale all’insegna di un approccio graduale al taglio dei debiti. E con l’Spd si riaffermano anche i Verdi, dati all’11,5 per cento (12,1 nel 2010). La maggioranza rosso-verde regge dunque da sola.
Dalla Germania viene anche un altro segnale. C’è l’ennesima affermazione dei Pirati, che col 7,7% dei voti (1,6% nel 2010) entrano per  la quarta volta in un Parlamento regionale: dopo Berlino, Saarland, e Schleswig Holstein. A farne le spese è la Linke. Esce anche da questo Parlamento regionale, con il 2,6% ((5,6% nel 2010). Un avviso in Italia per Vendola e compagni? Che Grillo colpisca sopratutto loro? E il PD. Un partito, in controtendenza, che anziché aver impugnato la bandiera dell’uscita a sinistra della crisi, in linea con le indicazioni di tanti economisti di levatura mondiale, si lascia legare in un abbraccio mortifero dal PDL. Concorre ad un governo che non verrà battuto sonoramente alle urne per il solo fatto che non risponderà agli elettori dei danni che sta creando al Paese e agli italiani. Certo è che la parentesi Monti-Fornero renderà più difficile lo sviluppo della situazione politica italiana nei prossimi anni. E sicuramente il PD pagherà un duro prezzo. Sarà difficile perdognarli s’essersi sottratto alla responsabilità dell’alternanza di governo in un momento in cui la crisi richiedeva una coraggiosa politica. Di risanamento, creto, ma all’insegna della fuoriuscita dal liberismo e della redistribuzione della ricchezza e l’allargamento dei diritti dei ceti popolari. Hollande, da un lato, Sarkozy e la Merkel, dall’altro, sono gli indicatori degli orientamenti degli europei sulla fuoriuscita dalla crisi.  

1 commento

  • 1 RENATO MONTICOLO
    14 Maggio 2012 - 11:54

    Nell’antica Roma, in momenti di grave pericolo, si ricorreva al Dictator, onnipotente figura che doveva risolvere le contingenti difficoltà nelle quali la città era venuta a trovarsi. I poteri eccezionali erano si illimitati ma duravano al massimo sei mesi, periodo entro il quale nemmeno il popolo, con la sua potestà della “provocatio”, poteva intervenire.
    Ma Roma era un unicum politico e forse anche economico. Risolvere i suoi problemi era risolvere tutti i problemi del mondo allora conosciuto, senza limitazioni o condizionamenti di terzi, senza assi politici internazionali che influenzassero le scelte del dictator.
    Forse memori dell’antico diritto romano, consapevolmente od in maniera inconscia, abbiamo fatto ricorso ad una figura carismatica con presunti poteri taumaturgici la quale risolvesse i problemi che affliggevano il paese. Ma nell’antica Roma i Magistrati “congelati e surrogati” dal Dictator non erano soggetti al giudizio di “incapacità di governo” da parte del popolo.
    Nessuno sembra aver oggi tenuto conto del “mutatis mutandis”, del fatto che l’Italia sia inserita in un contesto “condizionante”, del giudizio esprimibile dal popolo elettore sui suoi rappresentanti .Costoro hanno abdicato alle proprie prerogative “responsabilmente” per consegnarle” totalmente” o quasi ( se si esclude il vaglio parlamentare spesso condizionato dal voto di fiducia) ad un salvatore della patria. Eppure le possibili conseguenze erano evidenti a tutti. Si trattava di scegliere tra i due corni del dilemma : aut il “ moderno dictator” riusciva nell’impresa e rimetteva tutto a posto con la soddisfazione generale, aut egli non riusciva nell’intento o ricorreva a soluzioni talmente dolorose che i suoi sostenitori (questa è la vera differenza tra Monti ed i dittatori di romana memoria) venivano travolti dall’insoddisfazione e contestazione del popolo,” forse ancora” sovrano.
    Infatti quella “provocatio ad populum” che un tempo era evitata al vero Dictator oggi viene invece concessa con i giudizi elettorali, amministrativi o politici che siano e di conseguenza i vari partiti storici che hanno sponsorizzato e sostenuto il Salvatore della Patria devono subire i fulmini e le saette di chi non intende pagare da solo gli errori di tanti altri.
    Siamo arrivati al “redde rationem” mi si perdoni il reiterato latinismo, nel quale è sintetizzato tutto il trascorso degli ultimi ( forse sei ) mesi .
    I partiti che hanno vissuto pro o contro Monti nelle aule parlamentari sono stati stigmatizzati dagli elettori in modo più o meno pesante ma comunque chiaro, mentre la contestazione popolare premia chi non ha avuto, ancora, problemi di cattiva gestione del potere e promette un ritorno alla “sana democrazia dal basso”.
    Questo ,in Italia con i Grillini, ma anche in Germania con i Pirati e con Hollande in Francia, indica chiaramente che il rigorismo di costrizione viene bocciato e con esso tutti i suoi fiancheggiatori.
    Forse c’è ancora un po’ di margine sia per correggere la rotta che per evitare lo scoglio default, ma se nessuno ne prende coscienza e soprattutto provvede a risanare la fiducia dell’elettorato, saranno……stelle!

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