Andrea Raggio
Proseguiamo la riflessione sull’esito dei recenti referendum regionali con questo intervento di Andrea Raggio, già Presidente del Consiglio regionale e dunque profondo conoscitore degli adempimenti istituzionali, che l’Assemblea deve immediatamente adottare. In particolare, si tratta di stabilire se i territori della province abrogate vanno accorpati tout court alle province storiche oppure se occorre creare un nuovo livello di governo sul modello dei comprensori degli anni ‘70 ovvero ancora individuare nelle unioni di Comuni gli strumento di un nuovo decentramento. Problemi complessi e certo non risolvibili con referendum rimessi all’emozione popolare e agli umori del momento.
Sul tema torneremo. Ecco ora le considerazioni di Andrea Raggio.
Il recente referendum regionale cosiddetto anti-casta doveva spianare la strada al risanamento del sistema politico regionale. Gli effetti che sta provocando non sembra facilitino il raggiungimento dell’obiettivo. Mi riferisco in particolare alle conseguenze del raffazzonato scioglimento delle province e alla assemblea costituente sullo Statuto che ne che allontana nel tempo la riforma.
Il popolo ha sempre ragione, scriveva Emilio Lussu, ma qualche volta sbaglia. Il popolo questa volta non ha colpe, ha colto l’occasione del referendum per ribadire la sua per troppo tempo trascurata domanda di sfangamento della politica. La colpa è di chi l’ha indotto a utilizzare uno strumento confezionato in modo pasticciato. E’, innanzi tutto, dei partiti che hanno sino ad ora tergiversato, ed è dei promotori del referendum i quali, pur essendo corresponsabili del ritardo, hanno preferito scaricare sugli elettori le loro responsabilità impasticciando, peraltro, i quesiti referendari. E che dire del Presidente della Regione, principale responsabile a livello istituzionale regionale delle mancate riforme? Dopo aver vestito i panni dell’indipendentista, si è drappeggiato addosso anche quelli dell’anticasta. Al trasformismo con c’è davvero limite! La giunta regionale ha promosso l’informazione sui quesiti referendari, e sin qui niente da dire, ha fatto il suo dovere. Ma il Presidente caldeggiando il sì, ha abusato del suo ruolo per coprire le proprie colpe. Una responsabilità, infine, ce l’hanno anche quei partiti i quali se la sono cavata lasciando ai loro elettori libertà di scelta. Avevano il dovere, invece, informare sulla portata dei quesisti.
Ora è indispensabile che il Consiglio regionale provveda rapidamente a sanare i problemi che il referendum ha lasciato aperti, evitando di strumentalizzarli per dilazionare ancora una volta le misure di riforma.
1 commento
1 RENATO MONTICOLO
13 Maggio 2012 - 17:55
Se e ripeto se il Referendum era giuridicamente improponibile per uno o più cavilli giuridico-amministrativi poco importa, importa invece che non si determinasse una “vacatio legis”, motivo che la Corte Costituzionale ha sempre utilizzato in passato per respingere diversi Referendum.
In caso contrario le responsabilità dello “sfracello” vanno individuate non negli elettori che hanno espresso il loro parere, giusto o sbagliato che fosse, ma in una serie di soggetti che hanno cavalcato la tigre del palpabile e giustificato malcontento generale per convogliarlo verso un obiettivo “finto”che sotto intendeva forse altri scopi meno nobili. Ma non è dato di processare le intenzioni, è invece d’obbligo evidenziare la superficialità con cui vari livelli dello Stato hanno sottovalutato o addirittura ignorato i rischi conseguenti al Referendum.
Che dire dell’organo giudiziario che ha respinto il ricorso dell’Unione Province?
Che cosa pensare del Consiglio Regionale che chiamato a prevedere le conseguenze del terremoto referendario e legiferare di conseguenza ha finto di non vedere,sentire e capire?
A cosa servono gli apparati legali regionali se si deve fare ricorso ad esterni per sbrogliare il groviglio giuridico nel quale essi stessi si sono cacciati?
Pensare ad una riscrittura dello Statuto Sardo ad opera di certi “luminari” fa venire un brivido alla schiena!
In tutto questo Gran Bairàm uno sguardo ai Riformatori ed una domanda : Sono astuti e fini orditori di trame politiche, terse o losche che siano, o rappresentano la punta dell’iceberg di grassa ignoranza politica e amministrativa?
Agli elettori sardi la giusta risposta.
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