Red
Tutto si può dire, ma non che sia stata monotona e rituale l’affollata assemblea indetta ieri a Cagliari dall’ANPI. Tutte le anime dell’antifascismo cittadino sono state rappresentate ed hanno dato il loro contributo, senza nascondere i diversi punti di vista. Tutti però accomunati dalla condanna all’operato anticostituzionale del Prefetto di Cagliari nell’autorizzare la profanazione di un monumento alla Patria da parte di chi ha combattuto contro di essa, al servizio di uno Stato straniero, e, per di più, nazista.
L’incontro è stato aperto dal Presidente provinciale dell’ANPI, Marco Sini, il quale ha illustrato le iniziative dell’Associazione dei Partigiani verso il Prefetto prima e verso il Procuratore della Repubblica nell’incontro al Palazzo di Giustizia di giovedì scorso. Un colloquio, quello col magistrato, per fornire agli inquirenti fatti e circostanze che inchiodano i fascisti alle loro responsabilità anche penali e le autorità a quelle conseguenti alle loro omissioni e azioni, come l’aver ordinato alle forze di polizia di caricare chi difendeva la legalità costituzionale anziché di sciogliere una manifestazione fascista, vietata dalla legge Scelba del 1952.
Poi Andrea Pubusa ha illustrato gli aspetti giuridici della vicenda. Ecco in sintesi le sue parole.
“Ci sono molti motivi, di opportunità e di stretto diritto, che si oppongono alla commemorazione dei caduti di Salò ad opera dei nostalgici del nazifascismo.
La prima è che i fascisti non si limitano ad una deposizione silenziosa di una corona, ma esibiscono vessili della Repubblica di Salò, compresa la bandiera di guerra, utilizzata in tutte le barbare gesta belliche fasciste, dagli stermini coloniali in Africa fino alla guerra contro i partigiani. Il tutto accompagnato da canti e slogans inneggianti al fascismo. Una riunione, anche statica, che si svolge con queste modalità integra gli estremi del reato di “manifestazione fascista” secondo la c.d. legge Scelba, approvata in attuazione della XII disposizione transitoria della Costituzione che vieta la ricostituzione in qualsiasi forma del partito fascista. Non si tratta, dunque, di una semplice commemorazione di morti, ma della diffusione e propaganda, anche a fini di proselitismo e organizzativi, del fascismo.
Il Prefetto di Cagliari era ben consapevole di questa situazione perché segnalata dalla nota dell’ANPI di febbraio e perché con le modalità indicate la c.d. “commemorazione” si è svolta negli anni precedenti. Esistono i filmati, che certo sono presenti anche negli archivi della Digos.
Il Prefetto, dunque, non avendo adottato provvedimenti per impedire la consumazione di un reato, lo ha, obiettivamente, favorito o - si potrebbe perfino sostenere - ha concorso esternamente in esso.
C’è poi un secondo aspetto, di cui non si è mai parlato. Il monumento ai caduti di via Sonnino è un bene storico-ulturale appartamente al Comune (se appartiene allo Stato niente cambia). Ora, per l’art. 53 D. Lgs. 42/2004 “I beni culturali appartenenti allo Stato, alle regioni e agli altri enti pubblici territoriali che rientrino nelle tipologie indicate all’articolo 822 del codice civile costituiscono il demanio culturale”. Fanno parte, quindi, del demanio culturale sia “gli immobili riconosciuti d’interesse storico, archeologico e artistico a norma delle leggi in materia”, sia “gli altri beni che sono dalla legge assoggettati al regime proprio del demanio pubblico” culturale quali, appunto, gli immobili appartenenti agli enti pubblici territoriali soggetti a presunzione di vincolo. Su questi beni nessuno se non, con apposita concessione o autorizzazione dell’Ente proprietario, può svolgere attività o può compiere azioni (come la svolgimento di cerimonie celebrative), funzionalmente riservate all’Ente titolare o ad altri organi pubblici. Per chiarici sull’Altare della Patria non può depositare corone chi vuole. Lo può fare solo lo Stato o chi è autorizzato dallo Stato. Nel caso nostro, se il bene è comunale (come credo) occorre un’autorizzazione del Comune, se è statale, del Prefetto. Attenzione! Si tratta di autorizzazione che non investe la libertà di riunione, riguarda solo l’uso del bene. E, dunque, l’ente titolare di esso può ben impedirne l’uso, a propria discrezione, senza incidere su alcuna libertà costituzionale. Trattandosi, poi, di monumento ai caduti per la patria, in esso non possono svolgersi cerimonie in onore di coloro che hanno combattuto contro la patria, al servizio di uno Stato straniero. Non possono autorizzarsi iniziative di qualsiasi natura a quanti sono contro la Costituzione.
Su questo punto, l’ANPI, chiarita la situazione proprietaria del monumento, consegnerà al Sindaco e al Prefetto una specifica memoria giuridica in modo che accanto alle corone ufficiali del Comune a nome della città o di altre autorità della Repubblica non vengano deposte e campeggino corone ai nemici della Repubblica democratica né il 25 Aprile né mai. Uno sfregio veramente indecente, che non esiste in alcun altro luogo al mondo e che non puà essere più tollerato”.
Al dibattito è poi intervenuto il deputato Francesco Sanna del PD, che ha illustrato le iniziative assunte a livello parlamentare e l’attesa della prossima risposta in aula del Ministro dell’Interno. E’ seguita un’interessante discussione, nella quale i giovani del Coordinamento antifascista hanno messo in luce due questioni: la necessità di dare una dimensione sostanziale, di movimento alle iniziative antifasciste, accompagnata dal rispetto delle diverse opinioni e modi di essere antifascisti. Una sollecitazione forte a non limitare l’attività al 25 aprile, ma a mantenerla ferma tutto l’anno nelle scuole e nei luoghi di lavoro: una riedizione, insomma, del vecchio slogan ” oggi e sempre resistenza”. Tutti d’accordo, comunque, nell’impegno ad avviare una serie di iniziative per scongiurare il ripetersi delle provocazioni fasciste il 25 aprile e non solo, e a creare una maggiore unità per un’azione permanente. E’ emerso anche il crescente disagio per la presenza in città di un Prefetto. che ha così gravemente colpito il popolo democratico cagliaritano. In nessuna città d’Italia il 25 aprile sono state permesse e protette dalle forze di polizia manifestazioni fasciste, in nessuna città d’Italia la Festa della Liberazione è stata rovinata dalle cariche ai cittadini democratici, scesi spontaneamente in Piazza in difesa della legalità costituzionale.
Vito Biolchini, nelle conclusioni, ha messo in luce il grande successo della manifestazione del 25 aprile ed il valore della presenza di tanti democratici in Piazza Gramsci per testimoniare lo sdegno verso un’iniziativa illegale e provocatoria. In chiusura l’impegno a riunire tutte le anime antifasciste cagliaritane per un’iniziativa permanente. E certamente questa spinta all’unità, pur nella diversità, è stato l’aspetto nuovo e più stimolantte di questa bella assemblea.
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