Andrea Raggio
Sono di moda i diversivi, consentono di parlar d’altro. La Sardegna vive una drammatica crisi. Che fa il Presidente della Regione? Fugge dalle sue responsabilità e si rifugia nell’indipendentismo, spalleggiato dal centrodestra e, inspiegabilmente, dalla sinistra radicale nonché, spiegabilmente, dal quotidiano cagliaritano. Un diversivo spregiudicato, un parlar d’altro, appunto, un tentativo di scaricare su Roma anche le nostre colpe e le nostre magagne. Presi dalla loro nuova passione, il Presidente e i consiglieri che l’hanno assecondato si sono persino dimenticati di aver giurato fedeltà alla Repubblica.
Leggo, in un’informazione relativa a una ricerca condotta dalla facoltà di giurisprudenza dell’Università di Cagliari, che il cittadino sardo, dal punto di vista della sua identità territoriale, si sentirebbe: sardo non italiano (27%), più sardo che italiano (38%), tanto sardo quanto italiano (31%), più italiano che sardo (3%), italiano non sardo (1%), europeo (17%), cittadino del mondo (15%). E io - non credo d’essere il solo - che mi sento nello stesso tempo cagliaritano, sardo, italiano, europeo e cittadino del mondo non merito di essere censito? La conclusione che se ne trae è che i sardi sono più sardi che italiani (il che non dovrebbe destare meraviglia) e che il 40% di essi sarebbe indipendentista (ipotesi cervellotica). Stando all’informazione che ho letto, la ricerca appare strumentalmente stravagante. Spero che non sia stata finanziata dalla Regione.
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