Gianna Lai
Rosa fresca aulentissima ch’apari inver’ la state,/ le donne ti disiano, pulzelle e maritate/…Bella serata l’altra sera al Manamanà con Rita Atzeri e Clara Murtas che, per il Circolo dei lettori di Miele Amaro, leggevano la poesia italiana, nell’ambito della Rassegna sui 150 anni ‘la Storia come un romanzo nella letteratura dell’Italia unita’. Dal Contrasto di Ciullo d’Alcamo ai giorni nostri, le due artiste hanno recitato testi e interpretato lo spirito dei poeti, mettendo, con grande originalità e sentimento, in relazione tra loro, pensieri, stati d’animo, idee, visioni del mondo. A partire da Dante e il suo ‘Lo doloroso amor che mi conduce’, e Ariosto, Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori, in ‘Orlando furioso’, a la ‘Ballata delle donne’ di Sanguineti, femina penso, se penso una gioia:/…femina penso, se penso la pace/…, fino alla dolorosa ‘Alibi’ di Elsa Morante, Solo chi ama conosce. Povero chi non ama!/. Da un’epoca all’altra, ma riportando continuamente al cuore del Novecento armonia e conflitti che i testi scelti rappresentavano, ‘La ballata delle madri’, di Pasolini, Mi domando che madri avete avuto/, è stato momento particolarmente suggestivo, espressione poetica che entra nel nostro quotidiano e ci mette in crisi, e ci chiama a rispondere del selvaggio dolore di essere uomini/. Particolarmente felici i rimandi alla letteratura regionale, alla poesia in lingua e dialettale, in sardo ‘Anima’, di Paola Alcioni, ad inizio di serata, Ominis seis,/ o follas in currea?/ In cali andera e in cali/ bentu sperdeis/ amentu e spreu?/. In sardo ancora ‘Nuoresa’ di Mossa, Ite bella chi ses cantu m’aggradas/. In siciliano la bellissima ‘Lu trenu de lu soli’, di Ignazio Buttita, Clara canta in maniera commovente, Rita ‘fa la radio’, con la freddezza di una comunicazione che non sembra smuovere il mondo all’annuncio della tragedia di Marcinelle. Nel dialetto di Roma la Ninna nanna della guerra di Trilussa, e Pagliarini nella lingua di Ferrara, e ancora Pasolini in friulano. Hanno saputo scegliere testi che parlavano di noi e delle nostre storie, Rita e Clara, pur nelle forme e nei moduli letterari i più diversi. E hanno messo nella lettura e nel canto tale capacità espressiva, da coinvolgere il pubblico di Miele Amaro nell’accompagnamento a ‘Dove vola l’avvoltoio’, di Liberovici e Italo Calvino, la poesia cantata simbolo di un’epoca e di una consapevolezza artistica e culturale degna dell’Italia migliore, quella degli ormai lontani e ineguagliati anni sessanta.
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