Red
Mentre molti di noi stanno al mare o ai monti, il Consiglio di Stato deposita le sentenze sui vincoli di Tuvixeddu, confermando il severo giudizio del Tar Sardegna. Sono tre decisioni che emblematicamente delineano i tratti della Presidenza Soru: enunciazione di buoni proposti perseguiti con dilettantismo e arroganza. Come qualificare altrimenti la creazione di una Commissione di nomina consiliare e invece istituita con delibera di Giunta (ossia da Soru)? E come definire diversamente la modalità di intendere “l’intesa” con il Comune di Cagliari? Per Soru “intesa” significa chiedere al Comune un’opinione e poi decidere come se questa non esistesse. Per il Consiglio di Stato “l’intesa” è espressione del principio costituzionale di “leale collaborazione” fra livelli di governo, e dunque impone quasi una codecisione. E poi c’è l’uso del potere per fini diversi da quelli per cui la legge li ha assegnati. Si dice di voler salvare il Colle punico, di voler imporre vincoli per preservarlo e invece si vuol favorire un intervento diverso, quello di Clement. Insomma, il vincolo non per preservare Tuvixeddu, ma per diversamente sfasciarlo. Grave forma di sviamento di potere hanno all’unisono detto Tar e Consiglio di Stato. Un vizio degli atti amministrativi quasi di scuola, tant’è manifesto.
Il Presidente annuncia ora di voler correre ai ripari. Certo, disperati come siamo per la sorte della più importante necropoli punica del mondo, ci viene istintivamente da tifare per lui. Ma, in fondo, Soru deve correre ai ripari da chi? Non solo dalla cattiva politica della precedente amministrazione regionale di centrodestra e da quella, sempre di centrodestra, ancora in sella al Comune di Cagliari, ma anche da se stesso. Per cui attendiamo con ansia iniziative per fermare le ruspe già pronte a ripartire, ma di tifare per il Presidente non ce la sentiamo.
2 commenti
1 Giacomo Meloni/CSS
21 Agosto 2008 - 23:31
Su Tuvixeddu vi sono molte verità.Per fortuna prima il Tar e poi il Consiglio di Stato hanno messo recentemente ordine e detto alcune cose che i nostri Amministratori dovrebbero segnarsi per correggere quantomeno il tiro.
Occorre ripartire dal Contratto di Programma del 2000 e capre che lo stesso fu una mediazione sofferta ed intelligente dell’Amministrazione Comunale da una parte ed i proprietari di allora delle aree che insistevano nel Colle di Tuvixeddu dall’altra.
Molti,infatti,accusano,non conoscendo le carte,l’Amministrazione di Cagliari di aver subito il ricatto dei Privati e di aver loro ceduto gran parte delle aree ora rese edificabili.Niente di più falso.
Intanto bisognerebbe andare a vedere quelle aree edificabili e con tutta onestà riconoscre che sono aree irrimediabilmente compromesse a causa dei danni fatti dalla preesistente cava della Cementeria.Poi resta da sfatare l’intangibilità del canyon che deve poter accogliere una strada di collegamento necessaria per la città.Altre volte mi è capitato di osservare che.se la nostra rigidità fosse stata presente tra i Greci,sicuramente lo stretto artificiale di Corinto sarebbe stato precluso alla navigazione.Anche il nostro canyon è artificiale e nulla impedisce che venga percorso da una strada di collegamento.
Purtroppo l’ultima vicenda Tuvixeddu era ,e per certi versi resta ancora,inquinata da posizioni ideologiche e cappelli politici troppo evidenti.
Se solo si fosse conosciuta bene la storia che portò nel 2000 a quel contratto di programma,molte posizioni si sarebbero stemperate e certamente si sarebbe trovato un accordo.
Devo dire con estrema chiarezza che diffido di certe Associazioni Ambientaliste che nel 2000 hanno firmato quel Contratto di Programma e che poi,vista la nuova convenienza politica,hanno negato quella firma e fatto altre battaglie.
Ora,dopo le sentenze del TAR e del Consiglio di Stato che danno inequivocabilmente dato ragione sia al Comune di Cagliari sia alla Coimpresa di Cualbu e alla Ditta Cocco,le stesse Associazioni Ambientaliste invocano e spingono perchè si trovi un accordo.Accordo ci sarà se la stessa Regione adempirà alle indicazioni del Consiglio di Stato,ma sicuramente non si potranno fermare i risarcimenti dovuti e molti dovranno pagare gli errori commessi.C’è da augurarsi che a pagare non siano nuovamente i cittadini perchè equità vorrebbe che a pagare siano coloro che hanno sbagliato ,sapendo di essere nel torto.
Mi dispiace che in questa vicenda abbiano pagato ingiustamente il Direttore Generale dell’Assessorato alla Cultura dr.Franco Sardi e lo stesso Sovraintendente ai Beni Archeologici dr.Santoni che ora hanno ben diritto non solo alle scuse formali,ma al ripristino delle posizioni di dirigenza e comunque alla difesa della loro immagine ed integrità etica e professionale.
Vi propongo la lettura del Comunicato che scrissi pochi giorni dopo il blocco dei cantieri di Tuvixeddu a testimonianza che avevamo visto giusto e che certamente nè la CSS nè io personalmente possiamo essere accusati di essere i nuovi Attila nei confronti dell’ambiente e dei beni archeologici di Tuvixeddu.
Oggetto: Un commento a “Il vincolo di S. Avendrace e il futuro della Città”
Sono molto d’accordo sulle riflessioni del prof.Roberto Copparoni e da cagliaritano di antica famiglia casteddaia ho sempre conosciuto Tuvixeddu come luogo di abbandono. Allora, negli anni intorno al 1956, i miei amici già andavano in cerca di oggetti antichi nella necropoli punica e ricordo che molti facevano a gara per trovare nuove tombe. Non esisteva alcuna vigilanza e molte grotte intorno erano abitate da famiglie poverissime. Ma Tuvixeddu come buco nero e discarica, dopo che per lunghi anni è stato usato come cava dalla Cementeria, rischia di rimanere tale ed ancora mi viene difficile capire chi lo abbia salvato dai “barbari”. Ultimamente sono tornato a Tuvixeddu ed ho visitato i cantieri della Coimpresa appena pochi giorni dal sequestro.
Mi turbava vedere associazioni ambientaliste, che nel 2000 avevano firmato il contratto di Programma insiema alla Giunta Comunale guidata dall’avv. Delogu, volantinare contro i cosidetti cementificatori di Coimpresa ed ho visto molti visitatori sbalorditi e scandalizzati perché si voleva far passare una strada nel canyon “miracolo della natura”. Ho fatto fatica a spiegare che quel canyon era opera delle ruspe e della dinamite da cava per far passare i camion della Cementeria. Nondimeno anch’io resto contrario ad una strada a percorrenza veloce, ma non ad una strada di collegamento che è necessaria per la città. I misteri a cui fa cenno Copparoni sono molti. Un amico mi ha fatto notare che l’ing. Cualbu è in comproprietà coll’impresa che gestisce l’inceneritore di Macchiareddu e che l’affare termovalorizzatori per la Sardegna abbia guastato la reciproca stima tra il Presidente Soru e lo stesso ing.Cualbu.
Ma, direte, cosa c’entra tutto questo con Tuvixeddu?
E’ anch’esso un mistero. Ma molti si chiedono perché buttare a mare un Contratto di Programma dove anche la Regione era attore e firmatario e farlo con imposizione di vincoli che colpiscono solo determinate zone, escludendone alcune come quelle indicate da Copparoni di non minore interesse archeologico? Rimane sempre il rammarico di chi ama questa città ancora piena di buchi neri.
Cagliari 01.07.2007
IL SEGRETARIO GENERALE DELLA CSS
Dr.Giacomo Meloni
2 angelo aquilino
26 Agosto 2008 - 18:26
Alcune cose sono incomprensibili
A Cagliari incorporata in un piccola collina di tufo,di fronte alla facoltà di ingegneria, esiste da molti secoli (almeno venticinque) una necropoli cartaginese. Pare che sia la più grande del Mediterraneo. Come tutti sanno, Cartagine fece una fine assai brutta, nel 146 avanti Cristo, ad opera di un esercito romano comandato da Scipione Emiliano. I Romani provvidero ad abbattere e bruciare tutto ciò che poteva ricordare l’odiata città rivale tanto che sulle fondamenta degli edifici abbattuti venne sparso il sale. Questo gesto simboleggiava la volontà del vincitore di sterilizzare il sito in modo che non vi crescesse più niente. Analoga sorte toccò ai siti punici in Spagna (Numanzia) Il sito funerario di Cagliari è una delle poche cose rimaste di questa antica città che tanta fama e potenza ebbe nel corso del primo millennio a.c. La Sardegna allora come ora era una zona periferica ed i Romani non si preoccuparono di fare piazza pulita delle rovine puniche. Negli ultimi anni, incredibilmente, la giunta comunale di Cagliari concede licenze di fabbricazione a ridosso del colle di Tuvixeddu e della necropoli. La giunta regionale guidata dal dottor Renato Soru ha cercato di mettere dei vincoli paesaggistici ed ambientali al sito ed ha dovuto affrontare un calvario di proteste,di ricorsi al T.a.r. ed al consiglio di stato. Taluni ambienti sindacali lamentano problemi di disoccupazione delle maestranze edili che avrebbero dovuto essere utilizzate dai costruttori titolari delle concessioni edilizie che il comune di Cagliari non avrebbe mai dovuto concedere, ambienti politici anche abbastanza vicini al presidente Soru si lamentano dei modi troppo decisi e decisionisti del presidente regionale. Si leggono articoli di persone di cultura che parlano di autoritarismo oppure vizi di questa presidenza.
Altri personaggi della politica sarda (perdendo ogni contatto con la realtà) hanno paragonato Soru al dittatore africano Mugabwe. A parte l’anfiteatro teatro romano,per altro assai malridotto, Cagliari non ha altre antichità da mostrare al turista. Roma ne ha molte di più,però a nessuno viene in mente di chiedere o concedere licenze edilizie ad esempio a ridosso della zona dei fori imperiali. La domanda che sorge spontanea è la seguente non ci sono altri terreni edificabili a Cagliari o nei comuni limitrofi senza dovere circondare col cemento l’unico sito archeologico di Cagliari? Risulta a molti in Italia che la Sardegna è la regione con minore densità di popolazione,forse però di questo fatto nessuno informa il comune di Cagliari.
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