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Dopo la visita ad Iglesias per Pasqua, si può, a Pasquetta, gironzolare per il Sulcis fra Carbonia (sito fenicio di Sirai, Grande Miniera di Serbariu), Tratalias e S. Antioco (Chiesa con catacombe, Museo e Tofet fenicio-punico) .
Ecco alcune notizie sulla splendida ex Cattedrale di S. Maria di Monserrato a Tratalias, gioiello d’arte romanico-pisana, edificata nel 1200.
Il contesto ambientale
Inglobata nel borgo antico, la chiesa di Santa Maria è l’unico edificio che resta del borgo medievale, a S del nuovo abitato. L’ex cattedrale si erge imponente tra le casupole di modesta altezza e dimensioni ridotte, oggi in parte ristrutturate e convertite ad usi più consoni ad esigenze turistiche.
Nel luogo sono aperti due ristoranti. Nelle vicinanze ci sono due ristoranti rinomati per la loro originale cucina sarda: l’Antico Borgo. alla periferia di Narcao (strada per Villaperuccio, dove si può visitare l’imperdibile complesso prenuragico di Montessu) e il Letizia a Nuxis.
Descrizione
Santa Maria di Tratalias, un tempo cattedrale, rappresenta uno degli edifici più intatti e anche per questo importanti nel panorama romanico sardo.
La sua storia si lega alle vicende della diocesi di Sulcis, di cui Tratalias fu sede entro il 1218 dopo Sant’Antioco, a seguito dello spopolamento del sito costiero, e prima del trasferimento a Iglesias nel 1503. Dopo la caduta del giudicato di Cagliari nel 1258, la “villa” di Tratalias passò alla famiglia pisana dei signori della Gherardesca, che ne mantennero la proprietà, come feudo concesso dai sovrani catalano-aragonesi, anche dopo il 1324.
Due iscrizioni (1213 e 1282) segnano l’inizio e la fine dei lavori di costruzione della cattedrale: la prima è all’interno dell’abside e la seconda è riferibile al pulpito scomparso, anticamente addossato al terzo pilastro a sinistra.
La chiesa (m 30 x 13, alta 12 m circa), in pietra sedimentaria e vulcanica locale, ha pianta a tre navate divise da arcate a tutto sesto impostate su pilastri quadrangolari sagomati agli spigoli. L’abside è a N/O. La copertura è lignea.
La facciata si articola in due ordini. Il primo è diviso in tre specchi: i laterali sono lisci, se si eccettua la presenza di due rombi scolpiti in negativo, mentre quello centrale è occupato dal portale, con stipiti che reggono un architrave e un arco di scarico a tutto sesto concluso da un sopracciglio scolpito con motivi vegetali. Lo schema si ripete nei portali laterali: quello N si segnala per l’arco di scarico a sesto acuto e soprattutto per l’architrave in cui campeggiano due leoni affrontati in rilievo. Il secondo ordine di facciata conta un solo specchio nel quale si apre il rosone lobato. Conclude il prospetto un frontone con scala.
In entrambi gli ordini si dispongono archetti su peducci con soggetti vegetali, presenti anche nei prospetti laterali e in quello absidale. Questi a loro volta ripropongono, mediante l’uso delle lesene, la stessa suddivisione in specchi. Un frontone liscio e forato da una luce a croce conclude il prospetto absidale.
A s. e a d. entrando nell’aula, sono murate nella controfacciata due epigrafi, una delle quali reca il nome di Guantino Cavallino. Nella navatella N è appeso un trittico pittorico cinquecentesco.
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