Antichi Riti della Settimana Santa ad Iglesias

8 Aprile 2012
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Red

 Ad Iglesias (45 minuti da Cagliari)  si svolgono suggestivi riti sicenteschi della Settimana Santa, organizzati dall’Arciconfraternita del Santo Monte. La città con le sue chiese e le mura è splendida e merita d’essere scoperta. Per Pasquetta si può scegliere tra una visita alle miniere di Serbariu e il sito fenicio di Sirai a Carbonia o una gita a S. Antioco, passando da Tratalias con l’antico borgo e la bella chiesa romanico-pisana del 1200, di cui parleremo domani.
Ecco alcune notizie sui riti pasquali ad Iglesias
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L’ARCICONFRATERNITA DEL SANTO MONTE
Cinque secoli di vita, di operoso lavoro nel campo religioso e del sociale. Il primo riconoscimento il sodalizio lo riceve il 16 Novembre del 1616 con L’elevazione al rango di Arciconfraternita. Il soccorso ai bisognosi, le cosiddette opere di misericordia corporale, scandiscono i tempi del suo lavoro: ieri l’Ospedale di S. Michele (fino al 1500) e l’assistenza ai condannati a morte (fino al 1850), oggi l’assistenza ai bisognosi. Le attività religiose hanno come perno i riti seicenteschi della Settimana Santa; le città sarde di vecchia tradizione hanno la loro Settimana Santa, Iglesias l’ha elaborata in maniera particolare, unica ed accompagnata ad una partecipazione collettiva difficilmente raggiungibile. Il Santo Monte ha vita regolata da antichissime costituzioni e consuetudini che nel corso dei secoli sono mutate con poche e non sostanziali modifiche. Il corpo dei Confratelli (o Germani come si appellano adattando lo spagnolo Hermanos) era un tempo formato particolarmente dalla classe nobiliare. La gerarchia interna vede un Conservatore, un Vice Conservatore, un Tesoriere, un Segretario e un Sacrista Maggiore che sovrintendono alle attività del sodalizio regolate e dirette però dal corpo dei Confratelli. L’abito dei Germani, bianco, inamidato e guarnito di fiocchi neri, è di chiara influenza spagnola; esso verrà indossato al momento della professione con un rituale elaborato che si tramanda senza modifiche. Sfilano in processione in rigoroso ordine di anzianità, con il cappuccio abbassato (Sa Visiera).

PRESENTAZIONE
Il segno della Spagna nella nostra cultura, questo è il senso della Settimana Santa di Iglesias. E’ spagnolo il significato del suo nome: Iglesias, Chiese. E’ spagnola la sua tradizione più importante, la Settimana Santa. Sono spagnole le volte gotiche della sua Cattedrale, Santa Chiara. E’ spagnolo il suo sodalizio più antico, l’Arciconfraternita del Santo Monte. E’ spagnolo il senso della vita degli iglesienti: sanguigno quanto basta, generoso nei sentimenti, nel lavoro; sa godere e sa farsi mesto, quando serve: nella Settimana Santa. Chi cammina nelle strade strette dei suoi quartieri storici, nella settimana che precede la Pasqua, aguzzi lo sguardo del sentimento: vivrà la stridente contraddizione della natura che risorge e del figlio di Dio che muore. Si soffermi a guardare la luna nel suo miglior plenilunio, la osservi staccando lo sguardo dalle Processioni, dalle matraccas, dai baballottis. La vedrà guardare la città, le sue sofferenze, le sue miserie e la sua nobiltà. Un battito di ciglia e tutto se ne va, si interrompe al suono delle campane che annunciano la Risurrezione.

MARTEDI’ SANTO
La croce dell’Arciconfraternita apre questa processione, la più antica con quella del descenso: la processione dei Misteri. Sette Simulacri a ricordo della Passione di Gesù: orto degli ulivi, cattura, flagellazione, Ecce Homo, salita al calvario, Crocifissione, Addolorata. I giovani baballottis portano a spalla i simulacri; il primo dei quali è particolarmente pesante ed impegna il Santo Monte con parecchi giorni di partecipazione. Alla moda spagnola, un consistente ramo d’ulivo, offerto generosamente, viene issato sulla portantina con il simulacro di Gesù in preghiera ed adornato di fiori ed essenze mediterranee. Solamente due bambini, con il tradizionale abito penitenziale dei baballotti, vi partecipano; essi rappresentano il S. Giovanni e la Maddalena nella processione del descenso del Venerdì Santo.

MERCOLEDI’ SANTO
I rami d’ulivo ed i fiori che adornavano il giorno precedente Gesù che prega nell’orto degli ulivi, vengono distribuiti, una volta benedetti, ai fedeli che numerosi affollano la Chiesa di S. Michele per la S. Messa dedicata ai Confratelli defunti. I Confratelli del S. Monte assistono per il precetto Pasquale; al termine della liturgia il sacerdote benedice i fedeli con la reliquia del Lignum Crucis.

GIOVEDI’ SANTO
La messa Crismale e la messa in Coena Domini scandiscono il tempo del primo giorno del triduo Pasquale. A sera, in cappelle riccamente addobbate dove non manca “Su Nenniri”, il Santissimo Sacramento viene solennemente esposto. E’ pratica pia visitare queste cappelle dette delle Reposizione. Per questo Motivo, per antichissima tradizione, il Santo Monte sortisce in processione per compiere questo atto di pietà e di fede accompagnato dalle altre confraternite cittadine (SS.mo Sacramento e S. Giuseppe). A questa processione partecipano adulti e bambini con la tradizionale abito da babalotti: quest’abito ricorda quello degli antichi flagellanti che sin dal XIII° secolo caratterizzavano con la loro presenza i principali momenti di fede della nostra Città. Rigorosamente incappucciati, come d’altra parte i Germani del santo monte, sfilano per i selciati della città vecchia in religioso raccoglimento, scortando il simulacro della Vergine Addolorata. Il tamburo e la matraccas (comprese quelle enormi che aprono il corteo) avvisano e scandiscono lo snodarsi del corteo.

VENERDI’ SANTO (mattino)
Di buon’ora prima, alle nove oggi, il terzo appuntamento: la processione del Monte. Si rivisitano le chiese seguendo però nell’ultima parte un itinerario che ricorda la salita di Gesù al Calvario. L’antico quartiere di “Sa Costera”, fornisce un adatto e suggestivo scenario. La madonna Addolorata accompagna il simulacro di Gesù con la croce sulle spalle. Ad imitazione di questo, i piccoli baballottis portano una piccola croce.

VECCHI RITI
Anticamente altri due momenti segnavano il Venerdì Santo iglesiente: “Su Scravamentu” e successivamente le “Tre ore di agonia”; riti ormai scomparsi ma non dimenticati. Cessarono di esistere: “Su Scravamentu” alla fine dell’Ottocento, le “Tre ore di agonia” alla fine degli anni Quaranta. Il primo fu vietato, pare, per tumulti e poi mai più ripreso o perché, si pensa, che la chiusura al culto della Chiesa di S. Francesco abbia materialmente impedito lo svolgersi della cerimonia. Il secondo abbandonato al mutare dei tempi e della liturgia. Anche molte delle vecchie confraternite hanno cessato la loro attività, due sole restano (SS. Sacramento e S. Giuseppe – S. Lucia). Si vogliono qui ricordare le ormai estinte e che intervenivano alle tradizionali processioni della Settimana Santa organizzate dal Santo Monte: S. Chiara, S. Marcello, Rosario, Anime Purganti, Carmine, Madonna della Difesa, S. Barbara. La pietà popolare non smette in ogni caso ancora oggi il suo soccorso verso il Santo Monte: estinte quasi tutte le confraternite è cresciuto il numero dei giovani e degli adulti con l’abito dei abballotti che costituiscono i vecchi sodalizi.

VENERDI’ SANTO (sera)
Dopo la deposizione del Crocifisso che i Germani del Santo Monte compiono in stretto riserbo alle 15.00 in punto, essi proseguono nell’elaborata preparazione della processione serale. Tutto deve essere pronto alle venti in punto. L’influsso della cultura spagnola si fa sentire specialmente in quest’ultima processione del Descenso. Nella struttura professionale, simile a quella delle processioni del Giovedì e Venerdì mattina, si innesta un frammento di Sacra Rappresentazione del funerale di Gesù. Non quello che probabilmente fu ma una rivisitazione con spirito spagnolo, barocco e pomposo. Il corteo funebre di un Re, con le sue insegne e i suoi dignitari. Quindi aprono quest’ultima parte del corteo “Is Vexillas”, con strumenti e attori della passione, il S. Giovanni e la Maddalena, due maschietti vestiti con foggia orientale e accompagnati dagli Obrieri del Descenso (i due Germani responsabili della deposizione del crocifisso e dei dettagli organizzativi di questa processione), Is Varonis (i nobili, Giuseppe D’Arimatea e Nicodemo accompagnati da due anonimi aiutanti, i servi). Infine, sotto il baldacchino, il simulacro di Gesù morto a grandezza naturale, artistica opera del XVII secolo. Chiude l’Arciconfraternita del Santo Monte in corpo che scorta l’immagine dell’Addolorata. Ancora dietro, la grande croce portata dai penitenti, il clero e il popolo.

SABATO SANTO
Per l’Arciconfraternita del Santo Monte si chiude una intensa settimana di gravose incombenze ma, da quando la riforma della liturgia della Settimana Santa, ha reso il Sabato giorno privo di liturgia in attesa della Pasqua, si è pensato di profondere le residue energie proponendo ai fedeli nell’Oratorio di S. Michele il richiamo di Gesù nel sepolcro. La Chiesa infatti rimane aperta fino a tarda sera per l’adorazione al Cristo morto adagiato nella lettiga.

I riti della Domenica di Pasqua e del Martedì successivo sono di competenza della Confraternita di S. Giuseppe

PASQUA
E’ la più grande festa dell’anno. Al canto del “Gloria”, nella notte, mentre le campane riprendono il loro concerto di festa, entra in Cattedrale Gesù Risorto. Quindi la domenica mattina due processioni: una da S. Giuseppe con la Madonna e i due ragazzi impersonanti la Maddalena e S. Giovanni; l’altra nella cattedrale con Gesù Risorto. Due processioni con due itinerari diversi; luogo dell’Incontro: l’ampio spiazzo da Via Gramsci alla Piazza Sella; gremito di popolo. Tre inchini delle Croci dei Confratelli e dei Simulacri, da tre distanze sempre più ravvicinate. Quindi un’unica processione fino alla Cattedrale, ove il Vescovo attende per il solenne pontificale. Lungo il percorso, si offrono ai Confratelli – infilandoli nelle stanghe delle portantine delle statue – i tradizionali “coccois de Pasca”.

MARTEDI’ DOPO PASQUA
Il tutto si completa il martedì sera con la piccola processione de “s’inserru”, dopo la Messa Capitolare in Cattedrale.Un’unica processione per Via Satta, che poi si sdoppia nella Via Don Minzioni “s’arruga de Conventu”: tre saluti con tre inchini, fatti man mano a maggiore distanza, e i simulacri si separano. Quindi in chiesa: Gesù Risorto in S. Francesco; la Madonna in S. Giuseppe. Qui a chiusura di tutto,il giorno dopo, il Capitolo celebra la Messa del voto, la cui origine risale al 1735.

PROGRAMMA:

Martedì: Processione dei Sette Misteri; ore 19,00-Inizio processione: Chiesa San Michele

Mercoledì: Santa messa Chiesa San Michele - Ore 18,30

Giovedì: Processione dell’Addolorata e visita alle sette Chiese; Ore 20,00-Inizio: Chiesa San Michele

Venerdì mattina: Processione del Monte; Ore 9,00-Inizio: Chiesa San Michele

Venerdì sera: Processione del Descenso; Ore 20,00-Inizio: Chiesa san Michele

Domenica mattina: Processione de “S’Incontru”: Ore 09,30 - Chiesa di San Francesco, Processione con il Cristo Risorto, Chiesa di San Giuseppe, Processione con il simulacro della Madonna

Martedì pomeriggio: Processione de “S’Inserru” - ore 18.30 - Chiesa Della Purissima.

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