Fra i lavoratori a parlare del governo Monti

6 Aprile 2012
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Gianna Lai

In vista dello sciopero nazionale del 13 aprile i lavoratori parlano della situazione e del governo Monti. Ecco cosa dicono.
 

‘Dopo Berlusconi, anche con Monti aumenta la benzina, si licenzia facilmente, non si va più in pensione’. Commuove e inquieta insieme l’intervento, a metà mattina, di Filippo, disoccupato di Mandas di 53 anni, di fronte alla platea dei delegati CGIL, territorio di Cagliari, riuniti a parlare di Sindacato, di articolo 18 e di crisi, in preparazione dello sciopero del 13 aprile. ‘Precari prima per 17 anni, nella nostra azienda di Mandas, disoccupati oggi, avendo messo insieme al massimo 4 anni di contributi. E senza ammortizzatori sociali da 2 anni: un mio collega non esce di casa, si vergogna, non è libero. Io non so se mai lavorerò, e i miei familiari restano affidati alla bontà di parenti ed amici, e di mio padre, che ha 86 anni. Non esistiamo, ci stanno uccidendo, 650 mila euro l’anno a Manganelli, ai cassaintegrati tagliano luce e acqua se non pagano. L’unica ad alzare la voce la CGIL, ma fino a quando potremo resistere?’ Son voci allarmate quelle che si levano tra i delegati, disperate, perchè si preparano dapertutto licenziamenti, contrattia a scadenza presso le cooperative, e ancora tanto lavoro precario e senza tutele, in un terrritorio, in un’isola, dove il 50% dei giovani è disoccupato. Aveva denunciato nella sua Relazione introduttiva, il Segretario della Camera del lavoro Nicola Marongiu, la dichiarazione OCSE, secondo cui ‘In Italia è troppo difficile licenziare’. E le aveva opposto la linea della CGIL che, valutando la portata dell’Articolo 18 nell’equilibrio fra gli interessi dei lavoratori e dell’impresa, chiede il reintegro per ogni tipologia di licenziamento. Una linea da sostenere nei territori, in modo da condizionare fortemente il Parlamento, durante la discussione e il voto. -Riconquistiamo il diritto al reintegro con la CGIL- dice lo striscione esposto, e poi -Reintegro, io non sono una merce, io non sono usa e getta-
Avanza il precariato e i docenti diventano cocopro nella scuola privata, come se si potesse insegnare a progetto, dice Michela Caria. E le insegnanti incinta vengono licenziate, e le scuole private continuano ad incamerare finanziamenti statali e a rilasciare diplomi, abbassando sempre di più stipendi e costo del lavoro. Avanza il precariato nell’industria, dice Rocco, che lavora in un’azienda d’appalto, allestimento ponteggi, alla Saras di Sarroch. Ambiente insidioso, come mostrano i continui incidenti, e i morti degli scorsi anni, mansioni faticose a 60-65 anni, ora sempre più angoscianti la cassa integrazione e i licenziamenti. E poi Roberta di Tiscali, di quale buona fede delle imprese intende parlare la Fornero, se a Tiscali mancano del tutto le relazioni industriali e noi scioperiamo per ottenere il Contratto. Soru illuminato? ma se vuole licenziare, e impone ai nuovi assunti provenienti da Omnia un turno spezzato da 4 ore? E le denunce di Russo, della Funzione pubblica, 3^ settore, le cooperative che partecipano agli appalti per l’assistenza ad anziani e disabili, quelli che hanno sperimentato per primi il lavoro flessibile.
Mentre continuano a scorrere nel grande schermo le provocazioni di Altan, ‘Non si può darci la colpa ai padroni, loro fanno il loro mestiere’. ‘E allora diamocela ai disoccupati che non fanno un’ostia dalla mattina allla sera’, il dibattito prosegue con l’intervento di Enzo Costa Segretario regionale, che concentra la sua analisi sulla crisi, partendo dal dato speculativo e dalla ricetta adottata dal governo: manovre depressive, riduzione dei diritti, sacrifici senza progetti per la ripresa. Ricetta pericolosa, che garantisce privilegi a chi li ha, dice Costa. Promettere occupazione licenziando, togliere certezze agli occupati, apre uno scontro generazionale mai esistito nel nostro paese, che serve a lascire mano libera ai padroni. E l’articolo 18 è a garanzia del Contratto a tempo inderterminato, che pur non vuol dire lavoro per tutta la vita, sappiamo, ma è elemento di civiltà il Contratto a tempo indeterminato, mentre precarietà e art.18 non camminano sullo stesso binario. Non si può fare economia abolendo i diritti e togliendo certezze al lavoro. Invece bisogna ripartire riducendo la precarietà e dando i diritti a tutti, per superare i 46 contratti di accesso al lavoro, perchè il grave intervento dei mesi scorsi sulle pensioni, come avevamo detto noi CGIL, non ha certo messo in moto il paese. Ecco perchè abbiamo indetto uno sciopero nazionale per il 13 aprile, contro questo governo e la sua politica, che aggrava le diseguaglianze, che aggrava le condizioni lel Meridione, cui si applicano gli stessi provvedimenti del Nord. Ed è uno sciopero contro la filosofia del Governo, che vuole rompere con le parti che hanno sempre garantito il sistema della coesione sociale, un valore da cancellare con l’abolizione del Contratto nazionale, per imporre contratti territoriali, aziendali, per ripristinare le gabbie salariali, su cui si trova d’accordo persino certa parte della sinistra in Sardegna. Ed anche, questo sciopero, contro il tentativo di modificare le relazioni sociali nei proclami del presidente del Consiglio, che dichiara da tempo la fine della concertazione. Si parlerà al paese il 13, iniziando una raccolta di firme, contro la paura alimentata da questo governo, di finire nel baratro, noi che abbiamo sempre pagato e che la crisi non l’abbiamo provocata.
In sintonia l’intervento finale di Serena Sorrentino, giovane dirigente della Segreteria nazionale, che denuncia come nel nostro paese non siano al centro i drammi dei disoccupati in questi anni di ideologia liberista, proprio perchè il Sindacato non è riuscito a impedire che la precarietà divenisse l’espressione del lavoro nel nostro paese, oggi nell’80% delle nuove assunzioni. E se la speculazione finanziaria ha attirato massicciamente gli investimenti, a danno delle attività produttive, provocando la crisi, anche la politica oggi è sotto tutela, di un Governo tecnico del presidente, e della Banca centrale che impone la penalizzazione del lavoro, la destrutturazione del diritto del lavoro, e la svendita delle aziende dei servizi pubblici locali. E impone l’intervento sulle pensioni, che in Italia ha creato 350 mila ‘esodati’, senza pensione e senza lavoro, già pensionati secondo precedenti accordi ministeriali. Ma siamo anche sotto tutela della Commissione europea, che impone il contenimento del debito pubblico attraverso il taglio alla spesa sociale, ai salari, al lavoro a tempo indeterminato, all’occupazione, al costo del lavoro. 60 miliardi di euro per 20 anni, e si cancella così il modello costituzionale europeo fondato sulla garanzia dei diritti e sulla piena occupazione.
Solo la CGIl si oppone, prosegue la Sorrentino, e se qualcosa oggi sta cambiando è proprio grazie alle nostre lotte, per l’articolo 18, contro il precariato, per una riforma fiscale. E’ così che abbiamo stravinto nelle recenti elezioni delle RSU. La Fornero ha dovuto sottostare alla trattativa, e poi al dibattito parlamentare, dopo aver detto sprezzantemente ai Sindacati che lei si sarebbe limitata a leggere il testo dei provvedimenti, sui quali poi le parti sociali avrebbero potuto aggiungere considerazioni via mail. E siamo riusciti a ripristinare il divieto delle dimissioni in bianco, e la clausola di volontariato del part-time, e si è ottenuto la riduzione degli abusi delle Partite Iva, e si è regolamentato il lavoro a chiamata, e l’apprendistato diviene ora strumento primario di ingresso nel mondo del lavoro, con formazione certificata. E ci stiamo impegnando perchè gli amortizzatori sociali siano allargati a tutti.
Ma siamo impegnati in un vero scontro ideologico contro questo governo, dice ancora Serena Sorrentino, perchè il reintegro è principio di civiltà giuridica, e il reintegro va garantito a tutti, ed è il giudice che deve stabilire il reintegro o l’indennizzo. L’articolo 18 deve essere allargato a tutti, e questo ribadiremo nel prossimo sciopero generale, questo chiederemo al Parlamento. Perchè ci sono due vulnus nel nostro paese, la mancanza di un piano reale di crescita, mancando ogni traccia di politica industriale, energetica, agricola, nessuna traccia di politica del terziario, dei servizi pubblici locali, che sovraintendono la garanzia dei diritti, Scuola, Sanità, acqua, trasporti, rifiuti. E manca una riforma fiscale nel nostro paese, per intervenire sulle transazioni finanziarie, sulla tassa patrimoniale, per rivedere la pressione fiscale nei confronti di chi ha sempre pagato, per promuovere una vera lotta contro l’evasione. Dato che non si può uscire dalla crisi con manovre regressive menntre le diseguaglianze si aggravano sempre di più. E c’è un vulnus democratico nel nostro paese, conclude la Sorrentino, perchè rispetto a scelte non condivise, è impedito ai cittadini di scegliere una rappresentanza nuova. Lo sciopero e la raccolta delle firme serviranno a esprimere la nostra opposizione a tutto questo, a dimostrare che se il paese non è pronto a seguire Monti, è tuttavia pronto a seguire noi.

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