Monti, i grandi ricchi e la macelleria sociale

3 Aprile 2012
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Amsicora

Non vi ha impressionato l’elogio della ricchezza fatto da Monti nei giorni scorsi? A me sì. Anche perché mi ricorda il moto “arricchitevi!” di Berslusconi e ancor più la sua convinzione che la nostra sia una costituzione “sovietica”. Mario Monti pensa e dice le stesse cose, anche senza quell’aria manifestamente provocatoria del Cavaliere.
Come sia conciliabile quell’elogio col principio d’eguaglianza, posto a base della nostra Costituzione, è un mistero. Certo, non tutti intendono l’eguaglianza come tendenziale identità di capacità e di potenzialità, ma l’elogio della ricchezza ha un valore simbolico e pratico dirompente. Tanto più oggi quando si scopre che i dieci uomini più ricchi d’Italia hanno il reddito di ben tre milioni di italiani e che lo 0,1 degli americani più ricchi ha il reddito pari a quello di 180 milioni di connazionali. Magnati, top manager e banchieri, l’1% ormai detiene la grande ricchezza del mondo e lo governa direttamennte o condizionando, coi propri finanziamenti e il controllo dei mass media, l’elezione dei governi. Anche Obama sente il peso di questa presenza nel reperire fondi per la sua rielezione. Ci sono grandi magnati americani che hanno promesso un premio, una sorta di taglia, in favore di chiunque riesca a battere Obama e la sua pretesa di una maggiore equità fiscale.
In questo alcuni analisti vedono un ritorno al periodo precedente la Grande Rivoluzione Francese, quando l’aristocrazia teneva il comando e dettava le leggi per perpetuare e accrescere la propria ricchezza. Cosa significa se non questo il fatto che dal 1978 ad oggi i redditi dell’1% ultraricco sono aumentati del 258%, mentre quelli dei normali cittadini sono rimasti fermi o addirittura sono diminuiti?
E Monti cosa c’entra in tutto questo? Beh, non sarebbe spiegabile la sua feroce macelleria sociale senza ricordare ch’egli è un intellettuale organico ai centri del potere economico finanziario mondiale. E’ nota la sua partecipazione alle riunioni del gruppo Bilderberg, l’appartenenza alla Commissione Trilaterale  e alla Golden Sachs, la più potente banca d’affari dell’intero pianeta, la grande burattinaia dell’intero mercato finanziario internazionale.
Come spiegare  la ferocia delle sue misure, che, gelidamente e falsamente, pone come necessitate? Non ha forse ragione Di Pietro quando dice che con gli investimenti l’art. 18 non “ci azzecca”. C’entra di più  la criminalità organizzata che imperversa ormai ben al di là del Meridione, ma contro la quale Monti non muove un dito. E, nelle sue molte esternazioni, di tutto parla fuorché della lotta alle mafie.
In effetti  l’attacco all’art. 18 ha lo stesso valore ideologico dell’elogio della ricchezza. Il governo dei ricchi nelle istituzioni non può essere disgiunto dal pieno potere di comando dei padroni nei luoghi di lavoro. E’ del tutto ovvio che se, in giudizio, l’imprenditore non prova il motivo economico posto a base del licenziamento, il giudice debba reintegrare il dipendente. Pensate che Monti questo non lo capisca? Lo comprende anche un bambino. E questo voler andare addirittura oltre la disciplina tedesca, che dà al giudice la facoltà di decidere fra reintegrazione e risarcimento? E’ una prova, ad uso dei  grandi potentati economici mondiali, che la resistenza del mondo del lavoro in Italia è stata definitivamente battuta.
E il parlare di “crescitaItalia” mentre l’occupazione crolla e milioni di italiani sono umiliati e non pochi addirittura si suicidano per la disperazione? Una beffa, una presa per i fondelli senza ritegno.
Certo, fa impressione vedere che questo definitivo affossamento dei principi fondamentali e dello spirito della nostra Costituzione avviene col sostegno militante del Presidente della Repubblica, che invece dovrebbe esserne il difensore. La grande eversione della Costituzione, che maldestramente il Cavaliere trasfuse in un testo di legge e gli italiani col referendum rispedirono al mittente, oggi si realizza con le misure di Monti. Passa con le parole rassicuranti del Presidente del Consiglio e la sponda di Napolitano. Mala tempora currunt. Occorre reagire. Non basta indignarci, bisogna ribellarci.   

1 commento

  • 1 Franca Maria Bagnoli
    8 Ottobre 2012 - 14:43

    Ottimo articolo, non moralistico ma incentrato sulla nostra costituzione. A parte il fatto che ragioni non moralistiche ma morali suggeriscono una migliore distribuzione della ricchezza, vorrei dire che, non nascondendo Monti la sua cattolicità, come fa ad ignorare l’ evangelico; “Non si possono amare Dio e mammona contemporaneamente?” O la Lettera di S. Giacomo: “Guai a voi, ricchi?”

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