Red
Ieri nella Sala del Consiglio regionale si sono tenuti gli Stati generali della Sardegna. Una sorta - per capirci - di Assemblea della Palacorda. Ecco gli interventi principali.
Apre la Presidente Lombardo: “blà, blò, blaà, blaà, blaaaà, blò, blà-blà-bà” (applausi dai “membri” della Convenzione).
Interviene Il Presidente Cappellacci, con l’aria dello statista:
“blà, blò, blà, blaaaaà, bblò-blò, blà, blaà, blà-blò-blà” (applausi dei “membri” della Convenzione).
Seguono interventi di diversi Statiti (ossia “membri” degli Stati generali): “blà, blò, blà, blaaaaà, bblò-blò, blà, blaà, blà-blò-blà, blaaa-bla-blà-blà” (applausi reciproci dei “membri”).
Molto interessanti le conclusioni un vero grido di rivolta dei sardi: “blà, blò, blà, blaaaaà, bblò-blò, blà, blaà, blà-blò-blà“.
Nel corso del dibattito è intervenuto Giacomo Meloni, segr. della CSS, che ci ha inviato il suo intervento, di cui pubblichiamo la parte finale.
Giacomo Meloni - CSS
Chi salverà la Sardegna dal fallimento?
Vorrei essere chiaro. Non sono qui a chiedere più fondi per la povertà e l’assistenza, rispetto ai quali riconosco che questo Consiglio Reg. le anche nell’ultima finanziaria - pur tra mille difficoltà e oggettive ristrettezze di cassa - ha destinato rilevanti risorse. (Dico sommessamente: semmai ci vorrebbero più controlli e oculatezza nell’amministrazione dei soldi pubblici anche su questo versante dove crescono troppe associazioni “caritatevoli”). Né ho mai nascosto la posizione mia e della CSS che i cassa integrati debbono essere considerati forza lavoro e come tali impegnati nei lavori socialmente utili-penso a titolo d’esempio alla manutenzione delle scuole,degli arredi urbani e degli archivi, pena la decadenza - in caso di rifiuto - dal loro “status” su cui occorre investire soprattutto in termini di formazione per il reinserimento nel mondo produttivo.
Credo che, come ebbe a dire lo stesso Gesu’ Cristo nei Vangeli, rivolto agli Apostoli che gli ricordavano i poveri ogni volta che c’era da affrontare una situazione nuova: “I poveri li avrete sempre con voi…”. Conosco l’esegesi e so che il riferimento era alla sua persona che da lì a poco sarebbe finita sulla croce,ma anche risorta a vita nuova. Come dire: “Bisogna andare avanti, avere il coraggio di superare l’emergenza e la necessità. BISOGNA RISORGERE.
Ebbene a questo punto credo sia giusto e s’imponga un ripensamento radicale. Se la Sardegna ha solo 450 mila lavoratori dipendenti effettivi, se i cassa integrati superano i 100 mila e i dati ci dicono che vi sono più di 350 mila famiglie che vivono sotto la soglia di povertà e che i disoccupati sono, compresi i cosiddetti scoraggiati, il 24% ed i giovani disoccupati balzano al 44%, questa realtà non ci aiuta da uscire dalla crisi, anzi è essa stessa la fotografia di una crisi di sistema, rispetto alla quale l’unica via d’uscita è la crescita, che, soprattutto in Sardegna significa investire in un NUOVO MODELLO DI SVILUPPO.
Sono convinto, che prima ancora dei soldi - che giustamente rivendichiamo ci siano restituiti dalla Stato uniti tutti insieme nella Vertenza Sardegna - dobbiamo avere IL PROGETTO di come vogliamo investire queste risorse. Se lo Stato Italiano non ha in questo momento la disponibilità di cassa, conceda da subito alla Sardegna di potere andare in deroga per almeno tre anni al PATTO di STABILITA’in modo che il Bilancio Reg.le liberi maggiori risorse sul piano della crescita, di sostegno alle imprese e ai posti di lavoro, alla ricerca, alla cultura e alla scuola e di conseguenza sciolga dal patto di stabilità le rilevanti risorse ora bloccate nelle casse dei nostri comuni.
Mi rivolgo a voi tutti che siete la classe dirigente di questa nostra Isola.
Non accettiamo che siano gli altri dall’esterno - come avvenne negli anni sessanta e settanta – a disegnare il nostro sviluppo. Noi sardi abbiamo l’intelligenza e le forze per sognarlo e progettarlo questo nostro futuro con uno slancio corale di popolo, legando questo nuovo sviluppo alle nostre risorse locali, sapendo coniugare turismo, ambiente, ricerca e lavoro.
Dobbiamo realizzare e sfruttare la grande occasione di sviluppo che sono i porti franchi,dobbiamo rinnovare e modernizzare il comparto agroalimentare, puntando sull’agricoltura e pastorizia legate all’industria di conservazione e trasformazione dei prodotti. Ma occorre scegliere le priorità, sapendo che il tempo non è a nostro favore e che anzi è sempre più tiranno.
Vogliamo discutere in casa nostra, qui in questo Consiglio Regionale, le scelte sulla Chimica Verde e sul Galsi senza condizionamenti e barriere.
Chiedo sommessamente a questo Consiglio se sia stato valutato cosa significhi cedere 30 mila ettari di terreno per mettere a dimora cardi da bruciare per alimentare a biomasse un mega inceneritore di 40 MGW?
Chiedo se il Progetto Galsi sia stato valutato sotto tutti i suoi aspetti di impatto ambientale e se soprattutto i sardi avranno mai il beneficio del metano a prezzi convenienti, se tutte le opere di derivazione della rete sono a spese dei sardi?
Vogliamo trovare noi il coraggio e la forza di chiudere le fabbriche obsolete ed inquinanti, restituendo ai lavoratori ed agli abitanti di quei territori speranza e futuro in nuove imprese. Lo dico con grande rispetto dei drammi e delle lotte operaie di questi giorni, ma il rumore assordante dei caschetti sbattuti sul selciato e ahimè sulle vetrate del Consiglio Regionale non possono esimere tutta la classe dirigente del nostro Paese dal dire fino in fondo la verità sulle prospettive reali di queste fabbriche e - seppure con grande ritardo- aprire nuovi orizzonti e intraprese.
Sogno una Sardegna che scelga un modello di sviluppo ecocompatibile, sostenuto da un Piano Energetico basato principalmente sulle fonti rinnovabili. Sogno una miriade di fabbriche di pannelli e tegole fotovoltaiche impiantate attorno alla nostra ricchezza naturale di sabbie silicee. Vedo da oggi aprirsi migliaia di cantieri legati alle bonifiche delle zone militari e industriali dismesse finanziati con i soldi di coloro che troppo a lungo e indisturbati hanno inquinato e distrutto gran parte del nostro territorio, lucrando sulle basi militari e sulla salute dei sardi.
Vorrei che avessimo tutti noi più coraggio per cambiare ed andare avanti, mettendo al centro nuovamente la Sardegna e i sardi ad iniziare dai giovani, a cui dobbiamo cedere il passo ed il testimone.
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