Andrea Raggio
La regione Lombardia e il comune di Portoscuso sono enti diversi e distanti. Tuttavia le vicende giudiziarie nelle quali sono coinvolti loro amministratori convergono nel dimostrare che la corruzione sta penetrando in misura crescente anche nel sistema delle autonomie. Eppure regioni e comuni hanno ampia autonomia proprio perché operando in prossimità dei cittadini possano meglio rispondere alle esigenze di democrazia e di trasparenza e, di conseguenza, possa essere più efficace il controllo dal basso sulla loro attività. Ma, evidentemente, qualcosa non funziona nel rapporto con i cittadini.
Le regioni sono organizzate come enti neo – centralistici e il presidenzialismo regionale indebolisce la loro vitalità democratica. I comuni soffrono dello stesso male. Questi assetti efficientistici e decisionistici in realtà esasperano il tradizionale rapporto gerarchico e conflittuale tra amministratori e amministrati, in contrasto con la visione paritaria e relazionale suggerita dal principio di sussidiarietà introdotto anche nella Costituzione. L’assuefazione della gente alla corruzione nella pubblica amministrazione complica le cose.
Stando alle cronache la regione Lombardia appare particolarmente permeabile al malaffare. Purtroppo non è la sola. Il potere politico che fa? I partiti sottovalutano il problema, alcuni addirittura fanno quadrato attorno agli inquisiti. Il Governo non può o non vuole intervenire, neppure disponendo un’ispezione. La magistratura è lasciata sola a fronteggiare il fenomeno. Il rischio è che l’intero sistema regionalista rimanga travolto. E’, invece, necessario che sia potenziato per meglio contribuire a combattere la crisi. Anche alla luce dell’esperienza appare però evidente che l’autonomia regionale è forte se c’è un potere politico centrale (non centralistico) forte. Sarà bene che nell’istituire il Senato delle regioni anche quest’aspetto sia considerato.
L’impressione che si ricava leggendo le cronache è che il sindaco di Portoscuso non può aver commesso i numerosi reati per i quali è indagato senza complicità e omertà. Ma vice sindaco, assessori e consiglieri di maggioranza in un loro documento sostengono che “che l’amministrazione comunale è stata ed è curata nel rispetto delle norme” e “negano che sia venuto meno il corretto rapporto fra il Sindaco e gli altri organi e istituzioni”. Assolti tutti, dunque, l’attività amministrativa può continuare come se niente fosse successo! La Prefettura aspetta a intervenire e la Regione tace.
Il compito degli amministratori comunali è certamente difficile, molti sindaci sono eroi, alcuni però sono mariuoli, fanno prevalentemente clientela o addirittura coltivano l’illegalità. Alcune amministrazioni sono note perché distribuiscono favori agli amici e perseguitano i cittadini, in particolare gli imprenditori, non disposti al compromesso. La giunta regionale sa, anche perché alcuni casi le sono stati denunciati, ma tace. Così come copre, nonostante le denunce presentate, decisioni assunte in deroga alle leggi da qualche settore dell’amministrazione regionale.
E il povero cittadino vittima di un sopruso o presunto tale? E’ disarmato. Se si rivolge alla Regione, non avrà risposta. Se si rivolge alla magistratura amministrativa, dovrà aspettare anni per avere giustizia e intanto deve spendere per l’avvocato. Molti preferiscono rinunciare e chiudersi nel risentimento. Qualcuno, purtroppo, impugna il fucile o incendia le auto. Questa è la causa di buona parte degli attentati agli amministratori.
Per combattere la corruzione pubblica occorre una buona legge. Ma occorre anche dare al cittadino che ha subito o ritiene di aver subito un sopruso dalla pubblica amministrazione la possibilità di adire a una istituzione che lo tuteli in tempi rapidi. L’istituzione dell’Ufficio del difensore civico presso il Consiglio regionale, formato da personalità autorevoli e competenti, potrebbe essere una valida risposta.
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