Cagliari: la Sardegna del lavoro in piazza

14 Marzo 2012
Nessun commento


Red

Questa volta anche la Questura ammette che a Cagliari ieri erano in tanti; hanno manifestato circa 20 mila persone in occasione dello sciopero generale dell’industria e delle attivita’ produttive (telecomunicazioni, trasporti, energia e artigianato) proclamato in Sardegna da Cgil, Cisl e Uil (era presente anche la CSS) e culminato con un corteo che ha percorso le strade principali di Cagliari. Da piazza Garibaldi a Piazza del Carmine uno sventolio di bandiere, ed una miriade di cartelli e striscioni testimoniavano impietosamente la profondità della crisi produttiva della Sardegna. Non solo Cappellacci, ma anche Monti sono stati i bersagli della rabbia e della irrisione popolare. Troppo veloce il Prof. contro i deboli e molto timido e incerto contro i forti, muto contro la casta, che non è formata solo da politici. TV, giustizia ed altro lanciano poi ombre su impegni segreti, mentre sembra abbattersi un’altra mazzata sugli amortizzatori sociali e sull’art. 18.
Anche i sindacati non hanno risparmiato critiche da un lato al governo nazionale, ”che deve rendere prioritaria la vertenza Sardegna”, e dall’altro alla politica regionale, ”che non e’ capace di dare risposte per la crescita e lo sviluppo”. La priorita’ e’ il lavoro, sottolineano Cgil, Cisl e Uil, ”quello che c’e', quello che manca e quello che e’ andato perso”.
”A fronte del disagio che manifestiamo oggi – grida il segretario della Cisl sarda, Mario Medde – c’e’ il silenzio totale del governo nazionale e della Regione sul rilancio delle attivita’ produttive in Sardegna. Noi poniamo un problema politico, perche’ la classe dirigente sarda non soddisfa la domanda di lavoro ed e’ poco credibile quando tenta di alzare la voce con Roma”.
Il leader regionale della Cgil, Enzo Costa, è fermo e determinato: ”il sindacato continuera’ la sua battaglia per il lavoro e le tutele fino a quando non verra’ attivato un tavolo di confronto serio che ponga la vertenza Sardegna nell’agenda del governo: l’esecutivo nazionale deve capire che tagliare gli ammortizzatori sociali significa aumentare le sacche di poverta”’.
”Le analisi le abbiamo gia’ fatte tante volte e i tavoli tecnici non servono piu’ – rileva pragmaticamente la segretaria della Uil sarda, Francesca Ticca – E’ arrivata l’ora di sederci ad un tavolo politico per dare risposte al sistema produttivo dell’Isola: nessuna politica assistenziale, ma azioni attive per il lavoro”.
Mentre sul palco anche i leader nazionali sviluppavano questi temi, i manifestanti sottolineavano con applausi e slogans i passaggi più condivisi. Poi pian piano tutti ai pullmann o alla auto. Si torna a casa, ma col proposito di continuare nella lotta. Ormai, con 30 mila posti di lavoro perduti negli ultimi anni, l’Isola registra un inesorabile declino dei settori produttivi. Questo, del resto, è stato il messaggio lanciato al Presidente Napolitano il mese scorso, dai sindacalisti e dai politici nelle manifestazioni ufficiali, da molti disperati, senza lavoro e futuro, nell’unico luogo dove potevano darlo, la piazza.

0 commenti

  • Non ci sono ancora commenti. Lascia il tuo commento riempendo il form sottostante.

Lascia un commento