“Vecchi” studenti universitari: che fare?

6 Marzo 2012
14 Commenti


Andrea Pubusa

Il Senato accademico ha approvato la modifica degli art. 37, e 57 del regolamento sulla carriera amministrativa degli studenti approvato nel 2010, colmando il vuoto creato dall’annullamento disposto dalla sentenza del Consiglio di Stato del febbraio scorso.
Il Giudicw amministrativo ha annullato le ipotesi decadenziali delineate dagli articoli 37 e 57 del vecchio regolamento sulla carriera amministrativa degli studenti, con valenza erga omnes ma nelle sole parti che risultano pregiudizievoli per i ricorrenti di primo grado. Il che è del tutto ovvio non potendosi annullare a domanda, per mancanza di interesse, le discipline favorevoli.
Il Rettore ha incentrato l’attenzione sulla parte della motivazione della sentenza in cui si dice che “rientra pienamente nella discrezionalità di ciascun ateneo, in sede di adozione dei regolamenti didattici o sulla carriera degli studenti, prevedere forme particolarmente incentivanti per il passaggio degli studenti ancora iscritti ai corsi universitari del vecchio ordinamento ai corsi di nuovo regime, e ciò al fine di perseguire il pur legittimo obiettivo della completa disattivazione, quanto prima possibile dei corsi ante riforma“. In questa parte ha un rilievo centrale la circostanza che le nuove misure siano incentivanti, anzi - dice il Giudice amministrativo - “particolarmente incentivanti“. Dal che si desume che la modifica non deve costituire una “reformatio in pejus“, ma a favore degli studenti; insomma la disciplina non deve delineare un peggioramento della loro situazione. Il che spiega anche il proseguo della sentenza che dà particolare risalto al consenso degli studenti: “Ma tale meccanismo - soggiunge il Consiglio di Stato - non può prescindere dalla ricerca del consenso della popolazione studentesca interessata all’adesione ad una nuova opzione di sviluppo della propria carriera, che l’Università deve previamente proporre agli interessati, salvo il suo potere di effettuare le proprie scelte con una adeguata motivazione ove esse non siano state condivise”.
Di questa articolata disciplina nel nuovo regolamento si desume anzitutto un dovere procedurale: sentire sulla nuova procedura e prima di adottarla, gli interessati, ossia i “vecchi” studenti. Nel merito ciò che ha maggiore rilievo non sembra il carattere “particolarmente incentivante” delle nuove misure, che comporta ovviamente il consenso. C’è infine nella sentenza un riferimento al potere dell’Amministrazione universitaria di imporre, con adeguata motivazione, le proprie scelte anche a chi non le condivida ritenendole non incentivanti.
Può essere una mia impressione infondata (e me lo auguro), ma mi pare che questi elementi portanti della sentenza non siano stati tenuti tutti nella stessa considerazione. Intanto chiedo: sono state sentite le rappresentanze dei “vecchi” studenti prima della seduta del Senato accademico? La sentenza dà rilievo al loro consenso. Cosa c’è di meglio di acquisirlo preventivamente discutendo con loro la proposta? Se non sono stati sentiti, c’è un discostamento grave dal contenuto della decisione del Giudice amminiostrativo, cui l’Ateneo deve conformarsi. Nella soluzione adottata vedo poi dei rischi nel merito. E mi spiego. Se le autorità accademiche, salvo casi di follia individuale di qualche studente, esercitano il potere autoritativo, ciò significa che la proposta non  solo non è “particolarmente incentivante“, ma non è incentivante per nulla, anzi…è disincentivante. Ed allora è agevole prevedere che gli interessati avviino un nuovo contenzioso, con esiti ovviamente non scontati, ma con qualche possibilità di successo.
In presenza di questa situazione, anziché introdurre una disciplina complessa con profili autoritativi, non sarebbe più ragionevole stabilire misure semplici che consentano più agevolmente agli studenti del vecchio ordinamento di dare gli esami? Non sono queste le misure incentivanti di cui ci parla il Giudice amministrativo? Questa soluzione non ha particolari controindicazioni. Un docente della materia o di materia dello stesso raggruppamento è sempre in grado di accertare la preparazione di uno studente, anche se si tratta di programmi non più in essere. Per di più non devono essere organizzati corsi speciali, poiché gli studenti di cui parliamo sono fuori corso, cioé hanno assolto o dovevano assolvere il loro onere di partecipazione alle lezioni in anni accademici precedenti.
Posso sbagliare, ma ho la senzazione che anche al fondo delle nuove misure ci sia un fastidio per questi “vecchi” studenti. Insomma, portano in sè la colpa del ritardo. Prima erano “decadenti”, ora sono “ritardatari” (c’è molta lontananza dagli sfigati di Martone?). Nel gelido calcolo ragionieristico a cui tutto oggi è ridotto, anche chi, fra mille difficoltà, vuole mantenere la speranza di laurearsi viene visto con sospetto. Come un peso. Ma perché non considerarli una risorsa? Il resto verrebbe da sè, senza problemi. 
E poi perché dare per scontato che il nuovo ordinamento sia migliore del vecchio? Per Giurisprudenza (si chiama ancora così?), personalmente, son convinto che il corso quadriennale (ossia il vecchio ordinamento) sia pù razionale di quello quinquennale attuale, inutilmente gonfiato. Non considero neppure il c.d. 3+2, da molti ormai abbandonato, che è la stupidità elevata alla massima potenza. Prima di adottare misure di pretesa razionalizzazione, bisognerebbe verificare se il parametro che assumiamo è razionale, anziché dare per scontato che lo sia. Comunque, si tratta di argomenti, di interesse generale, perché su di essi non avviare una discussione pubblica e aperta?

14 commenti

  • 1 Paola Chizzinu
    6 Marzo 2012 - 12:37

    Esimio professor Pubusa, la sua disamina lucida e razionale è purtroppo controcorrente e questo La distingue in modo notevole. Mi fa piacere notare che intelligenza e libertà di spirito accompagnino ancora pochi ma validi maestri di contro a tanti mediocri insegnanti. Grazie.

  • 2 Laureata
    6 Marzo 2012 - 16:06

    Io mi domando solo una cosa, ma in che modo si possono incentivare queste persone che credono di poter stare parcheggiate a vita all’università?? Gli si offre il passaggio alla nuova laurea breve e no quando mai, gli si danno termini per sostenere gli esami e no ma che cattivi!! E’ veramente ridicolo pensare, e preciso che escludo dalla mia considerazione chi per motivi familiari o di salute non ha concluso, di rimanere iscritti 20 anni all’università. Bisogna per forza trovare un punto d’incontro tra esigenze dell’università ed esigenze degli studenti che, però e ormai, dovrebbero valere molto molto meno!! Ritengo fosse giusto dare un termine, ampio ma darlo, non finisci allora vuol dire che non vuoi laurearti, oppure vogliamo far coincidere laurea e pensione???

  • 3 Mirella Girardi
    6 Marzo 2012 - 18:08

    Egregio Professor Pubusa,
    ancora una volta grazie per il suo intervento, che interpreta in modo corretto e leale la sentenza del CdS.
    Egregio nel senso etimologico del termine ‘ex grege’, fuori da questo branco di pecoroni.
    Distinti saluti
    Mirella Girardi

  • 4 monica bianco
    6 Marzo 2012 - 18:27

    si bistrattano sempre gli studenti del V.O, e poi ti basta leggere questi 2 commenti per cogliere la distanza incolmabile tra uno studente del v.o e una “laureata” che non si capisce se stia conversando con un amico o che altro…non conosce la consecutio tempurum : “Ritengo fosse giusto dare un termine”, ma ritieni che sia giusto darlo ora un termine o lo ritenevi giusto allora???! I saccenti che amano dare lezioni di vita al prossimo, abbiano almeno la decenza di studiarsi la grammatica della propria lingua, prima di fregiarsi del titolo di laureati!!

  • 5 monica bianco
    6 Marzo 2012 - 18:39

    “consecutio temporum” mi scuso per aver inviato il messaggio senza rileggerlo e questo è un errore molto grave. vorrei aggiungere che sebbene non conosca il Prof.Pubusa, lo stimo molto per le sagge parole che dice,magari ci fossero più persone illuminate come lui! Non si può prescindere da un confronto con la popolazione studentesca, prima di rimaneggiare il vecchio decreto di decadenza (considerato illegittimo perfino dal CdS), la quale non ha alcun interesse a restare a vita all’università ma desidera solo laurearsi. A tal proposito inviterei a sentire alcuni docenti che si ostinano a bocciare indiscriminatamente ad un esame dalla laurea ,piuttosto che ideare nuovi manifesti o decreti!!!

  • 6 Laureanda
    6 Marzo 2012 - 21:35

    Cara Laureata,
    mi piacerebbe sapere se di laurea del vecchio ordinamento si tratta la tua.
    Vorrei solo farti notare che non tutti hanno un percorso lineare di studi, sia per proprie capacità che per casi della vita che accadono.
    Alle volte accadono cose ti possono rendere molto più difficoltoso il percorso studi come problemi di salute propri o della propria famiglia,lavorativi, economici, professori assenti, professori che cambiano, incomunicabilità tra i docenti e studenti, simpatie varie…
    Molti di noi del vecchio ordinamento non vogliamo passare al nuovo perchè riconosciamo tutto il grande lavoro che abbiamo fatto e perchè siamo orgogliosi di far parte di quell’ordinamento che tanto consideriamo diverso dal nuovo, sopratutto per la formazione che ci viene data e per il sudore con cui abbiamo studiato i nostri mattoni!
    Un vecchio ordinamento nella quale di veri esami si tratta vista la quantità maggiore di programma da studiare, ricordo che il vecchio ordinamento da una visione molto generale della materia che si studia al contrario della specialistica nella quale si studia più lo specifico. Con tutto il rispetto ma il programmi del vecchio ordinamento di alcune facoltà, (la mia è psicologia), non èuò essere messa a paragono con quelli del nuovo ordinamento, avendoli dati con alcuni professori di grande livello che oramai sono scappati da Cagliari anch’essi. Se permetti è una soddisfazione diversa!

  • 7 monica bianco
    7 Marzo 2012 - 00:18

    si bistrattano sempre gli studenti del V.O, e poi ti basta leggere questi 2 commenti per cogliere la distanza incolmabile tra uno studente del v.o e una “laureata” che non si capisce se stia conversando con un amico o che altro…non conosce la consecutio tempurum : “Ritengo fosse giusto dare un termine”, ma ritieni che sia giusto darlo ora un termine o lo ritenevi giusto allora???! I saccenti che amano dare lezioni di vita al prossimo, abbiano almeno la decenza di studiarsi la grammatica della propria lingua, prima di fregiarsi del titolo di laureati!!

  • 8 Fabrizio Pischedda
    7 Marzo 2012 - 01:17

    Egregio Professor Pubusa
    Anzitutto, voglio unirmi ai colleghi fuori corso che La ringraziano per il Suo intervento.
    Sono uno studente di Ingegneria civile e, avendo effettuato il passaggio dal vecchio ordinamento a quello 509/99 (ed essendomene pentito amaramente), posso confermare che il sistema delle lauree 3+2 è la stupidità elevata alla massima potenza.
    Tra le varie pecche di questo sistema volevo porre in evidenza la scissione di molti corsi in 2 parti, le cui prove devono essere sostenute separatamente nella laurea triennale e, rispettivamente, in quella specialistica. Evidentemente, tale separazione crea un’insensata, e spesso protratta, discontinuità che reca solo danno alla preparazione dello studente. Questa pecca è rimasta anche per molti corsi del nuovo ordinamento 270, che tutto mi sembra fuorché migliore del vecchio.
    Inoltre, effettuando il passaggio al NO 270, almeno per quanto riguarda la facoltà di ingegneria, i fuori corso perderebbero i rispettivi indirizzi e sarebbero costretti a specializzarsi con la nuova laurea magistrale. Quest’aspetto è “PARTICOLARMENTE DISINCENTIVANTE” poiché implicherebbe dover sostenere numerosi esami oltre a quelli non riconosciuti nel nuovissimo ordinamento!
    Ancora grazie Professor Pubusa, Le porgo i miei più cordiali saluti.

  • 9 Sara Erriu
    7 Marzo 2012 - 09:10

    Colgo l’occasione per ringraziare ancora una volta il prof. Pubusa che ieri ci ha accolto nel suo studio per parlare con noi del problema. A prescindere dalle questioni legali, che saranno oggetto delle nostre prossime azioni, ringrazio il Professore per le sue parole di profonda umanità, aspetto questo che faccio sempre più fatica a trovare tra le pareti della mia Facoltà e del mio Ateneo in generale. Condivido il Suo difendere la “cultura” in quanto tale, a prescindere dall’età, dalle scelte personali e magari anche dal lavoro che una persona già svolge. Avrei voluto sentire le stesse parole anche dal “mio” Rettore, ma da lui ho sempre ricevuto solo insulti. E ieri, dopo l’incontro con Prof. Pubusa e l’entusiasmo per il suo bel discorso, quando mi sono recata in Rettorato per parlare con la Dott.ssa Locci, ho dovuto, con profonda amarezza, constatare che l’umanità e la cortesia è merce davvero rara. Buona giornata Professore, sono orgogliosa che una persona come Lei sia nella mia Facoltà.
    Con stima, Sara Erriu.

  • 10 Stefano Abis
    7 Marzo 2012 - 11:01

    Buongiorno Professore (con la P maiuscola ovviamente). Io ritengo che a parte i titoli, le cattedre e le conoscenze accademiche, un insegnante o un maestro, debba essere anche insegnante di vita e debba guardare alla vita e alle sue sfumature con occhi meno disincantati. Lei ieri ha dimostrato di avere questo sguardo sul mondo ed una lungimiranza che ormai è una rarità. Oggi è tutto così piatto, così banale e scialbo. Per convenienza nessuno dice più ciò che pensa realmente o assume posizioni scomode e criticabili, è più facile baciare l’anello e aspettare che il proprio favore venga ricambiato. L’università è il centro della cultura, della crescita e non solo di quella del singolo, ma della collettività. La laurea non può essere vista esclusivamente come un foglio, un pezzo di carta, spendibile nel mercato del lavoro ma è un qualcosa che va oltre e che arricchisce non solo chi la prende ma anche chi gli vive vicino e l’intera collettività. Io credo questo ed ieri ho visto che non sono il solo. Per questo la ringrazio, per la sua attenzione, per le sue parole e per esprimerle direttamente.
    Con rammarico voglio anche dire, che dopo l’incontro avuto con lei, abbiamo cercato una via di dialogo in rettorato, cosa peraltro auspicata dai giudici del Consiglio di Stato, ma ciò che abbiamo ricevuto erano rancore, attacchi e urla che non si sentono più neanche al mercato del pesce. La dirigente Dott.ssa Locci ci ha accolto con un astio ingiustificato, visto che io e Sara Erriu siamo persone educate, intelligenti, cordiali e difficilmente alziamo la voce o ci poniamo in toni polemici e rissosi. A questo punto non ci lasciano scelta, se la via del dialogo muore in partenza troveremo altri strumenti di lotta.
    Pur non essendo un suo studente ho avuto modo di conoscerla e stimarla, difficilmente dimenticherò le sue parole.
    Buona giornata e buon lavoro Professore.
    Stefano Abis.

  • 11 Alba Melis
    7 Marzo 2012 - 18:14

    Mi pongo la stessa domanda: Prima di adottare misure di pretesa razionalizzazione, bisognerebbe verificare se il parametro che assumiamo è razionale, anziché dare per scontato che lo sia. Comunque, si tratta di argomenti, di interesse generale, perché su di essi non avviare una discussione pubblica e aperta?
    E’ così grave comportarsi secondo logica e tenere in considerazione la sentenza CdS nel suo complesso e non concentrarsi su ciò che più aggrada ad una dirigenza che mal sopporta la “partecipazione democratica”, mentre crede di concentrarsi sulla “efficacia dei processi decisionali” escludendo a priori la partecipazione ed esponendo il frutto di quei processi a delle censure da parte della giustizia amministrativa. La fretta e l’arroganza possono non essere buone consigliere nel raggiungere “il pur legittimo obiettivo della completa disattivazione, quanto prima possibile dei corsi ante riforma”.L’interesse dell’università a “smaltire i ritardatari” e quello di noi ritardatari a portare a termine gli studi universitari convergono, perché non coinvolgerci? Grazie per la sua lezione di logica, Professore.
    Alba Melis

  • 12 Laureanda
    8 Marzo 2012 - 22:40

    Un profondo ringraziamento al Professor Pubusa, le sue parole siano d’ esempio per l’ intero corpo docente universitario. L’ ormai sofferta causa degli studenti fuori corso sembra non riguardare nessuno. Ancora siamo lontani dalla pensione…il futuro può e deve essere ancora nostro!

  • 13 Laureata
    20 Marzo 2012 - 16:54

    Laureata del vecchio ordinamento, ovviamente parlo solo di ciò che conosco veramente e non di ciò che ho sentito dire … Ho precisato nel mio commento che escludevo chi per problemi di salute o altro ha tardato negli studi, io parlo di chi crede di poter stare parcheggiato all’università a vita, mentre cambiano gli ordinamenti, i programmi ed anche i docenti e che tutto gli sia dovuto solo perchè loro si sentono diversi dagli altri! parlo di chi non ha voglia di finire gli studi e non di chi non può! durante il mio percorso ho conosciuto tante persone che si sono ammazzate di fatica e sacrifici per finire ed altre che si lamentavano soltanto e sono ancora lì a farlo, ed ora si lamentano perchè rischiano di perdere gli esami dato che, dopo soli 10 o 15 anni, ancora non si sono laureati! io non bistratto nessuno dato che sono una ex studentessa del vecchio ordinamento, ma sentire studenti del vecchio o addirittura vecchissimo ordinamento lamentarsi perchè gli si chiede di fare una scelta per portarli a concludere non mi sta bene! queste persone dovrebbero ringraziare che ancora non li hanno costretti a passare alla laurea breve per liberare il campo!!

  • 14 Laureata
    20 Marzo 2012 - 16:59

    Il mondo del lavoro non cerca laureati con 110 e lode a 40 anni, cerca giovani che abbiano il tempo di fare esperienza e di imparare sul campo! assecondare l’idea di una laurea presa dopo 10, 15 o 20 anni di università è sbagliato!!! ed evidenzio come, ancora quando ero studentessa e parlo dei primi anni 2000, i docenti erano disponibilissimi con gli studenti dell’allora vecchissimo ordinamento, permettete che dopo ulteriori 10 anni non abbiano più voglia di essere disponibili???

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