Francesco Cocco
Recentemente è stato pubblicato un libro col quale si vorrebbe dimostrare il “ravvedimento” di Gramsci. Quindi una sorta di abiura delle sue idee. La prova del “ravvedimento” consisterebbe nel fatto che Gramsci presentò una domanda , sulla base dell’ art. 176 del codice penale, con la quale chiedeva la liberazione condizionale. La domanda venne effettivamente presentata da Gramsci, che così ottenne la libertà condizionale, ma senza alcuna rinuncia alle sue idealità.
Quando Gramsci presentò tale domanda non era richiesto alcun “ravvedimento”, che invece verrà imposto da una modifica al codice penale del 1962 . Se l’autore del libro si fosse fatto scrupolo di leggere le due versioni dell’articolo 176 , quella del testo originario e quella modificata nel ‘62, avrebbe risparmiato fatica a sé ed evitato di confondere o dare idee sbagliate ai lettori.
Ma a dire il vero la bufala accademica non mi ha scandalizzato più di tanto. Confesso che alcuni anni or sono mi scandalizzò molto di più un vecchio militante della sinistra che, convinto fosse suo dovere ideale seguire gli umori del momento ( presunto o malinteso progressismo) , affermava essere Gramsci un sostenitore del leaderismo.
Quel vecchio ( di milizia e d’età) suffragava le sue affermazioni per il fatto che il pensatore sardo avrebbe sostenuto la necessità per i partiti di una guida monocratica (usava questo termine: eravamo ai tempi del referendum sulla legge statutaria). Vani tutti i miei sforzi nello spiegargli che la sua visione politica era molto divergente dal pensiero di Gramsci , che per questo era stato isolato in carcere dai suoi stessi compagni. Mi ero anche preoccupato di fargli presente che la sua stessa vita lo portava a rifiutare una tale visione, posto che suo padre era stato vittima dello scontro tra i due leader liberali del tempo: Cocco-Ortu e Carboni-Boy . Di qui la teoria gramsciana di un partito che chiamasse alla partecipazione dal basso e rifiutasse ogni forma di “caporalismo”, di cui in ultima istanza il leaderismo è espressione a livello di vertice. Niente da fare , il vecchio militante ambiva ad un “padrone”, forse proprio perché rifiutava Gramsci e preferiva Stalin.
Di questo passo mi aspetto che qualcuno mi presenti Gramsci come un antesignano delle misure di Monti. E la cosa non mi meraviglirebbe più di tanto, posto che D’Alema parlando al nuovo teatro lirico di Cagliari lo fece un precursore di certe misure di liberismo economico.
Ma confesso che vedere in Gramsci un antesignano di provvedimenti avversi a certa polverizzazione della società italiana, contro cui prendono posizioni taluni provvedimenti montiani, potrebbe anche passare. Ma per carità mi auguro proprio che non lo trasformi in un antesignano di Veltroni !
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