Erika Alberghini
Riceviamo questo intervento di una giovane laureata, una preziosa testimonianza sulla condizione giovanile, ben lontana da quella rappresentazione offensiva di uomini di governo e di tanti intellettuali “arrivati”, per i quali la precaria condizione giovanile è imputabile solo ad una mancanza di carattere e d’iniziativa dei giovani. Una semplificazione - quella dei bamboccioni, sfigati, schizzinosi o mammoni - che nasconde i problemi veri e impedisce di affrontarli e risolverli. Una barzelletta come quelle che ci raccontava il Cavaliere e che il governo Monti replica con una comicità sobria, alla Buster Keaton, il comico triste del muto. Si può in questo caso capovolgere e manipolare quanto disse un vecchio barbone che di crisi se ne intendeva: nella storia i fatti gravi spesso hanno una rappresentazione come commedia e una riedizione in forma di dramma. Si può sintetizzare così il passaggio da Berlusconi a Monti?
E’ incredibile come i giovani italiani debbano venire macellati dalla propria classe dirigente, dai politici e ora dai professori. A cominciare dal giornalista Pansa che, rivolto ai giovani, scrisse “molla lo studio e vai a lavorare, a fare magari la badante, che c’è di male, schizzinoso?”
Guarda caso tutte queste tritura-parole (o parole che triturano) vengono pronunciate da gente privilegiata che ha potuto far carriera quando tutto era possibile e c’era spazio per chi aveva titoli di studio, quando l’Italia era un paese in crescita. Ora la stessa generazione che ha trascinato l’Italia nel pantano critica e snobba i giovani, vittime del sistema e criticati come fossero loro la causa dei propri mali. E’ questa la boria dei privilegiati, un’altra casta italiana, una delle società più immobili al mondo, che ci guarda dall’alto in basso. L’ignoranza e la lontananza dai problemi della gente comune porta a queste esternazioni che distruggono e non costruiscono nulla.
Non esistono più dunque le emigrazioni interne di giovani dal sud al nord? Gente che lascia la famiglia, spesso non solo la madre ma anche i figli e i coniugi nel caso degli insegnanti. Non esistono le alte percentuali di giovani capaci che l’Italia forma, non gli dà sbocchi e li costringe ad emigrare all’estero? Non esistono persone che, come me, sono disposte ad andare ovunque ma le lauree umanistiche sono deboli sul mercato del lavoro. Come possono i ministri dimenticare questo, gli stessi ministri che hanno cresciuto i loro pargoli nella bambagia della cultura e della ricchezza, nell’atmosfera delle famiglie bene, quelle che contano, sullo sfondo di strade spianate? Avessero avuto come me i genitori operai i vostri figli, cari ministri, sarebbero cresciuti nell’incertezza, conquistandosi tutto dal niente, anche un nuovo termine del vocabolario in una casa dove si parla soprattutto il dialetto e non il latino o l’inglese.
E’ una vergogna per me che stimo le vostre carriere da professori universitari e le vostre competenze, sapere che i vostri figli, miei coetanei, lavorano nelle stesse università in cui voi lavorate. E’ una vergogna che i tanti giovani capaci senza santo protettore se non la loro intelligenza vengano battuti nei concorsi universitari da insipidi personaggi sfacciatamente protetti, col coraggio di sputare la loro stupidità acida contro i coetanei non altrettanto fortunati, non ultimo il viceministro Michel Martone!
E’ una vergogna che voi che siete qui per far rialzare la testa all’Italia schiacciate le nostre teste ricacciandole in basso nel momento in cui credevamo di aver trovato persone coraggiose pronte a difenderci e a governare per noi! Perché non parlate dei problemi che gli imprenditori creano nelle aziende al punto da chiudere in mille modi le porte ai giovani, perché non dite che spesso le aziende di città diverse dalla tua non ti assumono se non sei residente, me lo pagate voi l’affitto a Milano finchè non trovo lavoro?
Perché non dite che le aziende sono talmente subbissate da curricula che non li leggono nemmeno ma si affidano alle conoscenze, ai parenti, agli amici degli amici, che così le aziende sono piene di persone incapaci, spesso sottotitolate ma “amiche”? E così che si spingono i giovani a studiare ed essere competitivi? Magari a correre da una città all’altra per mille euro al mese con affitti da 400? Perché non stanziate aiuti così da favorire la mobilità dei ragazzi e delle ragazze d’Italia? Se il sistema paese è ingessato voi dovete sbloccarlo, con azioni di governo, non con parole velenose. Dovete esaltare la materia prima dell’Italia, che sono i giovani, sostenerli, spingerli, dar loro il ruolo che meritano, da troppi decenni dimenticato, e premiarli per la loro pazienza, con parole lusinghiere per gli sforzi compiuti per vivere e sopravvivere in un paese che non è per giovani.
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