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Oscar Luigi Scalfaro, il presidente “dell’Io non ci sto” se ne è andato la notte scorsa, nel sonno. Quando fu eletto, l’area della sinistra non fu felice. Certo era uno degli ultimi padri costituenti, ma era anche un parlamentare democristiano di lunghissimo corso. E poi ci sembrava l’espressione di un’Italia bigotta. Era noto l’episodio della schiaffo ad una bella donna a suo avviso con una scollatura troppo generosa e, dunque, scandalosa.
Era poi l’ultimo PM italiano a chiedere, da giovanissimo, ancora la pena di morte nell’immediato dopoguerra in applicazione del codice militare. Ma la convinzione sua ferma convinzione che le leggi vanno applicate senza essere distolti dalle proprie idee. lo ha reso pian piano un pilastro dell’Italia onesta e democratica contro l’imperante corruzione. Quella convinzione è diventata la ’stella polare’ di un uomo al servizio dello Stato in momenti molto travagliati della vita nazionale.
Dopo un breve passaggio alla guida della Camera, nel 1992 ha fatto il grande salto fino al Colle in una fase drammatica per la prima Repubblica, dilaniata dagli attacchi della mafia e da ‘Tangentopoli’. Un Parlamento diviso e in difficoltà ha trovato la forza, dopo la strage di Capaci in cui perse la vita Giovanni Falcone, di eleggerlo nel giro di poche ore, era il 25 maggio, al più altro scranno del paese.
E Scalfaro si è conquistato in poco tempo una stima generale nell’area democratica e di sinistra. E’ stato il ‘Traghettatore’ verso la seconda Repubblica. Una seconda Repubblica che si è incarnata nella figura di Silvio Berlusconi che nella primavera del 1994 forma il suo primo governo con la Lega di Bossi. Un passaggio cruciale che viene vissuto con grande diffidenza da parte del Cavaliere verso l’inquilino del Quirinale che sembra ricambiarlo con la stessa moneta. Tanto che dopo le dimissioni dell’esecutivo dell’uomo di Arcore a causa del forfait del Carroccio, Scalfaro non ci pensa due volte e conferisce l’incarico di formare il governo (tecnico) a Lamberto Dini). Parte così il fuoco di fila degli attacchi al Colle da parte del partito di maggioranza relativa di allora, Forza Italia: attacchi che culminano con le pesanti allusioni ad un presunto ‘golpe’ per defenestrare il presidente del Consiglio da palazzo Chigi, dopo una stagione di veleni che ebbe il suo apice con l’avviso di garanzia recapitato al Cavaliere durante il vertice Onu sulla criminalità di Napoli, a luglio. Da quel momento la frattura tra i due diventa insanabile. Scalfaro è diventato il simbolo della strenua difesa della Costituzione. Anche dopo la fine del mandato ha percorso in lungo e in largo tutta l’Italia, dando un impulso fondamentale a battere la proposta di eversione della Carta fondamentale di Berlusconi nel 2006.
Per noi della sinistra,poco entusiasti al momento della sua elezione al Quirinale, è diventato un compagno di lotta nel Comitato in difesa della Costituzione. Un grande esempio di linearità e rigore in un periodo di degrado della moralità pubblica. Se Dio esiste (lui ci credeva molto), sarà senz’altro in paradiso.
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