La virtù del dubbio, di G. Zagrebelsky

25 Agosto 2008
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Recensione a cura di Andrea Pubusa
 
La virtù del dubbio. Intervista su etica e diritto di Gustravo Zagrebelsky.
Tutte le volte che si oscura la ‘giustizia’ o la si corrompe come ideologia al servizio del potere, si è in pericolo. Tuttavia la giustizia assoluta, con l’iniziale maiuscola, è un’utopia irraggiungibile per il genere umano. Chi crede di possedere la verità, come i giusnaturalisti di ogni specie, o chi crede in una legge eterna dello sviluppo umano, è particolarmente esposto al rischio del fanatismo e del dogmatismo. Chi oggi rivendica la rappresentanza di una presunta ‘legge naturale’, e sulla base di tale rivendicazione pretende di controllare, dall’alto di una cattedra ‘pontificale’, il gioco democratico, prepara solo nuovi conflitti estremi e odiose prevaricazioni. Si tratta di prendere atto del fatto che nelle società pluraliste convivono numerose concezioni della vita ‘giusta’, continuamente in confronto le une con le altre. Questa è la loro ricchezza. Come dimostrano i problemi posti dalla bioetica e dal multiculturalismo, che richiedono l’elaborazione di un diritto delle diversità e una cultura costituzionale aperta, fatta di rispetto, interazione, sensibilità, il diritto deve farsi mite per essere strumento di convivenza delle diversità, unica alternativa alla logica dello scontro di civiltà. Dalla giustizia assoluta alla ‘mitezza’ del diritto, dal valore della Costituzione al potere come mero comando, dalla cultura delle regole a quella della verità imposta, le risposte di un giurista, all’insegna della virtù del dubbio.

Dello stesso autore, soprattutto di fronte alle tendenze attuali anche nel nostro Paese. è sempre attuale Il diritto mite.

Il “diritto mite” è il diritto inclusivo delle diversità; il diritto – come era stato proposto per un’edizione francese – “conviviale” nel senso etimologico della parola: il diritto della “vita con”; cioè il diritto che non esclude ma riconosce e valorizza le identità di tutti, il diritto di una cittadinanza plurale. Un diritto, per così dire, orizzontale, fatto di incontri, mediazioni, ponderazioni e compromessi, di cui nessuno possa dirsi padrone in esclusiva e sia quindi, in questo senso, di tutti. Un diritto difficile, naturalmente; un diritto che richiede molto senso di responsabilità, prudenza e saggezza in chi lo fa e in chi lo applica. Il “diritto feroce” è viceversa il diritto delle società che vogliono preservarsi “pure” attraverso l’esclusione, la discriminazione. Un diritto molto più facile da farsi e applicarsi il quale, proprio per questo, appare, più dell’altro, seducente ai nostri teorici del diritto, legati al principio logico della non-contraddizione; un principio che, nella concezione più meccanica e acritica, porta al diritto monodimensionale, il diritto delle società semplici che non tollerano le disomogeneità.
L’impegno gratuito per alleviare le sofferenze umane, a produrre beni sociali fuori della logica egoistica dell’appropriazione individuale stanno invece completamente dalla parte della mitezza nei rapporti tra gli esseri umani, di cui si riconoscano la complessità e anche la difficoltà, e richiedono una regolazione conforme. Per questo, avendo cercato a suo tempo di proporre e sostenere una visione mite del diritto, conformemente alle osservazioni testé fatte, credo di potervi annoverare tra gli alleati.

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