Gianluca Scroccu
Forse nulla di più della conquista della forma e della Costituzione repubblicana segna la rottura e insieme il completamento del Risorgimento italiano. Una battaglia tra democratici e moderati, che è durata cent’anni ed ha attraversato il primo e il secondo Risorgimento italiano, viene ora illustrata in un bel volume, che qui ci presenta lo storico cagliaritano Gianluca Scroccu.
“La monarchia ci unisce, la repubblica ci dividerebbe”, così scriveva Crispi a Mazzini il 18 marzo del 1865. La storia di questi due progetti istituzionali, che attraversa i 150 anni della nostra vicenda unitaria in un crescendo di contrapposizioni dove non mancano anche le contaminazioni, è ricostruita nel bel volume di Maurizio Ridolfi e Marina Tesoro dal titolo “Monarchia e Repubblica. Istituzioni, culture e rappresentazioni politiche in Italia (1848-1948)“, (Bruno Mondadori, pp. 208, € 18). I due autori, docenti di storia contemporanea presso le università della Tuscia e di Pavia, conducono il lettore in un lungo viaggio parallelo servendosi di una bussola a due facce, monarchica e repubblicana, delineando le funzioni divisive ma anche gli intrecci che questi due concetti hanno saputo suscitare nel popolo italiano. Collegando con una scelta felice la prospettiva politico-istituzionale con quella simbolico-culturale, si può così comprendere da una parte quale sia stato il peso dell’istituto regio nello sviluppo dell’identità nazionale, dall’altra penetrare nell’essenza, ideologica ed intellettuale, del nostro repubblicanesimo.
Dall’epopea risorgimentale, passando per gli anni del potere liberale e la dittatura fascista sino al referendum del 1946, i due studiosi mettono in luce le trame dialettiche e gli inevitabili condizionamenti delle circostanze storiche che hanno fatto da sfondo alle due prospettive istituzionali. Cercando di far interagire la forza dell’idea monarchica e di quella repubblicana con le modificazioni della società il libro permette così di intendere diversi nodi interpretativi strategici nelle nostre vicende nazionali. Si pensi solo al ruolo e al punto di riferimento sull’immaginario della popolazione esercitato dai sovrani di casa Savoia dal 1861 almeno sino alla Grande Guerra, a cui si sono contrapposte in chiave competitiva le prospettive democratiche e repubblicane direttamente mutuate da personalità carismatiche come Garibaldi o Mazzini, poi trasformatesi radicalmente con l’avanzare della proposta politica dei socialisti. Sarebbe stato però il fascismo ad innestarsi in maniera totalitaria sulle due opzioni, schiacciando ogni visione repubblicana, nonostante la confusa piattaforma sansepolcrista delle origini, virando poi verso una condivisione compromissoria dei poteri fra Mussolini e Vittorio Emanuele III negli anni del regime. La tragedia della seconda guerra mondiale avrebbe rafforzato la visione repubblicana che ebbe gioco facile nel gettare il discredito definitivo sulle complicità del sovrano. La Resistenza sarebbe stata esaltata come “secondo Risorgimento”, questa volta senza un monarca che non aveva saputo difendere le prerogative e le garanzie dello Statuto Albertino di fronte alla dittatura.
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