Andrea Pubusa
Anzitutto auguri a tutti i lettori e le lettrici!
Che anno sarà il 2012? Speriamo non sia come il 1812, “s’annu doxi”, la cui triste memoria ha attraversato tutto l’Ottocento e la prima metà del Novecento contadino, se è vero come è vero che mio padre lo citava ancora insieme a “su famini de su ’43”. Certo non ci sarà la carestia di due secoli fà o la fame del periodo bellico, ma si vedono già le ulteriori restrizioni.
Il 2012 si apre infatti con una valanga di aumenti, dalle bollette di luce e gas ai pedaggi autostradali, dal canone Rai alla benzina. Ma la corsa dei prezzi è destinata a non fermarsi, visto che l’aumento dei prezzi alla produzione certificato dall’Istat andrà a tradursi in un nuovo aumento dei prezzi al consumo. Dal primo gennaio arrivano nuovi rincari per le bollette energetiche: in base all’ultimo aggiornamento trimestrale dell’Autorità per l’energia, la luce registrerà un aumento del 4,9% e il gas del 2,7%. Con un aumento complessivo di 54 euro della spesa degli italiani in bollette.
A partire da gennaio sarà più caro anche viaggiare in autostrada: scattano infatti gli adeguamenti tariffari (che inglobano l’inflazione e gli investimenti fatti e previsti) che comporteranno un aumento medio del 3,1%. In arrivo nuovi aumenti anche per la benzina, che intanto non arresta la propria corsa e segna un nuovo record storico a 1,724 euro al litro. E le associazioni dei consumatori lanciano l’allarme: tra prezzi, imposte e tariffe, nel 2012 è in arrivo una stangata da 2.100 euro a famiglia.
Dunque, ai sacrifici su casa, tasse e lavoro si unisce il prelievo di almeno un’altra mensilità per chi lavora e ha uno stipendio più che decente. Due-tre stipendi per gli altri. E per chi è disoccupato? Della fase 2 onestamente non si intravedono i benefici. D’altronde, anche il blocco sociale di riferimento del governo Monti non è esattamente o non sembra fondarsi sul mondo del lavoro, sindacati, ceti medio-bassi, imprenditoria produttiva e vasto mondo del precariato. Il riferimento sembra di più quello finanziario-bancario, con una faccia buonista verso i ceti in sofferenza, buonista però più nell’apparenza che nella sostanza. La ministra Fornero ne ha dato una rappresentazione televisiva con le lacrime prima e le unghie e i denti dopo con l’attacco all’art. 18, poi apparentemente rientrato.
Ed anche sul blocco sociale sia detto con chiarezza: non crediamo che il governo debba prendere ordini dai sindacati, certo ha un orizzonte più ampio e deve considerare e comporre interessi più generali. Ma detto questo, da che mondo e mondo, una politica di coesione e di riequilibrio sociale non può avere alla base uno scontro coi sindacati né un’ulteriore erosione dei diritti dei lavoratori e dei ceti popolari. Al contrario, occorre partire da qui per far sì che i sacrifici siano compensati da risultati immediati anzitutto sul piano dello sviluppo dell’occupazione e dei diritti. E il New Deal rooseveltiano, scusate l’insistenza, ne è un esempio.
È allora che anno sarà il 2012? E’ inutile negarlo il 2012 sarà un anno molto duro. Può esserci una svolta? Forse. Ma ci sono molti ritardi nel costruire un fronte antiberlusconiano e ancor prima un programma credibile. D’altronde, se il governo Monti è un intermezzo, che favorisce la formazione di questo fronte e di questo programma, è anche vero che dà modo al cavaliere di leccarsi le ferite e rifarsi avanti a fine legislatura, se non prima. Le forze fino a ieri all’opposizione sapranno fare meglio? Lo speriamo, ma, a voler essere onesti, non se ne vedono le avvisaglie.
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