Amsicora
Sembra la maledizione di Tutankhamon: chi nel centrosinistra si autocandida alla presidenza della Regione incappa in guai giudiziari. L’altro giorno Graziano Milia, presidente della Provincia di Cagliari, si è detto pronto alle primarie per tentare il salto da viale Ciusa e viale Trento. Poltrona decisamente più pesante. Ma sulla sua strada gli si para subito un macigno insormontabile: la condanna per abuso d’ufficio e la sospensione dai pubblici uffici. Perde così anche la poltroncina miracolosamente riconquistata, dopo il primo turno delle elezioni. Stessa sorte per Soru, che si considera il naturale candidato a succedere a Cappellacci, disastroso ed imbelle oltre ogni previsione. Ma ecco anche qui la maledizione: le notizie che riguardano Soru diventano pian piano inquietanti, almeno per uno che pretende di rappresentare il popolo del centrosinistra. E’ dei giorni scorsi lo sciopero della Redazione de L’Unità contro di lui. Soru assegna a sé il merito di averla salvata dal fallimento, ma risponde al giornalista Fabrizio Roncone del Corriere con arroganza padronale sulle sacrosante ragioni dei giornalisti «Quale sciopero, scusi?». Non so nulla di questo sciopero… stanno scioperando?».
In realtà Soru prese l’Unità per fare il salto nazionale sul modello dei tycoon che si lanciano in politica, contando più che sulle idee sui loro soldi e sui media di loro proprietà. Poi la batosta alle regionali del 2009 lo hanno appiedato sul piano nazionale. Ed allora perché non tentare uno sganciamento da L’Unità e riprodurre l’operazione in piccolo in Sardegna? Detto, fatto, ecco il licenziamento di Concita De Gregorio e la chiamata di Giomaria Bellu a dirigere un nuovo quotidiano regionale Sardegna24, chiaramente ispirato da Soru. Ma l’operazione non funziona. I sardi non sono in attesa spasmodica di Soru, un quotidiano organo di Sardegna democratica, la creatura politica di Soru, interessa solo a ristrette cerchie di tifosi soriani. Il grosso del centrosinistra è più desideroso di un’informazione critica e libera. L’iniziativa è un flop. Poteva aspirare ad un ruolo forte se avesse allargato a tutta l’area democratica sarda, se fosse divenuto uno strumento di libero dibattito e, dunque, anche di ricomposizione nel centrosinistra sempre diviso sul giudizio sul governo regionale dal 2004 al 2009. Tanto più necessaria in quanto su questa esperienza in realtà finora non c’è stata una riflessione seria con sforzo di obiettività. Ma così non è stato. L’operazione Sardegna 24 subisce poi un duro colpo quando i giornali annunciano che alcune attività di una società che farebbe capo a Soru, Andalas Ldt, sono al centro di un’indagine del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Cagliari. La contestazione? Un’evasione fiscale attorno ai dieci milioni di euro. Tutto da verificare beninteso, Soru confida nell’assoluzione, ma la notizia sul piano politico è una bomba. In casi simili un iscritto al PD solitamente di autosospende o viene sospeso. Qui né l’una né l’altra. Silenzio. Ma Soru accusa il colpo.
E così anche l’operazione Sardegna24 entra in crisi. Soru pare defilarsi. Giomaria Bellu annuncia di essere non solo direttore, ma anche editore. “Sono diventato l’editore del giornale che dirigo”, dice in un editoriale. “Una decisione - spiega - assunta, col pieno accordo dei soci fondatori, in assoluta trasparenza, per la semplice ragione che il progetto imprenditoriale originario si è modificato in corso d’opera”. Non più il “giornale di Soru”, ma un quotidiano più autonomo per contrastare il monopolio di Zuncheddu, padrone de L’Unione sarda e di Videolina. Insomma, ciò che è chiaro è che l’immagine di Soru si è appannata, dopo l’Unità, anche il lancio di un giornale regionale, guidato da un direttore di prestigio, non ha funzionato. Meglio ritirarsi dietro le quinte in attesa di tempi migliori.
Ma c’è dell’altro Tiscali ha deciso di accelerare il roll out della fibra ottica in Sardegna attraverso un accordo con un gruppo cinese, ZTE. L’accordo è stato siglato davanti a Berlusconi, insieme a quello Vodafone/Huawei, in occasione della visita ufficiale del primo ministro cinese Wen Jiabao, nell’ambito delle celebrazioni per l’anno della Cina in Italia e dei quarant’anni delle relazioni tra i due paesi. L’accordo tra ZTE e Tiscali dovrebbe riguardare inizialmente la sola area del capoluogo sardo, per poi estendersi all’intero territorio regionale. Il colosso cinese fornirà alla società di Renato Soru gli apparati di rete e sembra disposto anche a farsi carico di una parte dell’investimento necessario, che dovrebbe poi essere restituita da Tiscali, che manterrà la proprietà del network e potrebbe poi renderlo disponibile ai concorrenti, attraverso l’unbundling del local loop o il bitstream, come fa Telecom Italia per l’accesso alla sua rete in rame. Un’intesa di minor respiro dell’intesa tra Vodafone e Huawei, ma certamente importante per potenziare le reti a banda larga su scala nazionale e far arrivare la fibra ottica nelle case dei sardi. Bene, qui tutti noi tifiamo per Soru come imprenditore e gli auguriamo un buon successo (anche se l’operazione incontra già ostacoli). Ma sul piano politico, non possiamo tacere il conflitto d’interessi. Bene che un imprenditore così abile stia nel centrosinistra. Ma chi va a firmare accordi con Cappellacci e prima con Berlusconi, può essere il nostro candidato alla Presidenza della Regione? E se si candida e vince le elezioni regionali con chi li firma, con se stesso?
Ora, se Soru vedesse qualcosa oltre se stesso, certamente farebbe ufficialmente un passo indietro, mettendosi a disposizione del centrosinistra, ma favorendo una nuova candidatura. Ma non lo ha fatto. Lo farà?
Bene, dunque, primarie. Ma la questione è più complicata: occorrono candidati credibili, immuni dalla maledizione di Tutankomen. Ce n’è, ma fintanto che rimane l’ombra lunga di Soru tutti sono guardinghi. Chi ha i mezzi per contrastarlo? Occorre voltar pagina.
0 commenti
Non ci sono ancora commenti. Lascia il tuo commento riempendo il form sottostante.
Lascia un commento