Aldo Lobina
La ministra piange e noi insieme a lei. I professori dovevano far presto, informare delle misure gli interlocutori e varare le riforme, senza negoziarle con le parti sociali e di fatto imporle a tutti con beneplacito di quei partiti che sostengono il governo tecnico (PDL,PD e UDC).
Ce le hanno presentate come medicine da trangugiare in fretta per salvare l’Italia, forse! Il fatto è che se non dovessero essere corrette nella posologia, ma anche nella forma e nella sostanza, la loro somministrazione potrebbe nuocere anziché giovare. Raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013 è un obiettivo non rinviabile, ma i mezzi per arrivarci possono essere differenti. Tagliare le spese superflue, ridurre gli sprechi, cancellare gli inauditi privilegi di casta, migliorare i controlli di quanto e come spendono le pubbliche amministrazioni restituirebbe fiducia ai cittadini, sempre più vessati. Rendendoli più disponibili a concorrere al risanamento necessario. Le riforme che aumentano le tasse, già altissime, quelle che portano sempre più in alto l’asticella delle pensioni di anzianità, fino quasi a cancellarle, e che non tengono conto delle differenti tipologie di lavoro, più o meno usurante, bastano da sole a mostrare tutta l’iniquità e non garantiscono sviluppo, ma insicurezza e disoccupazione.
Per troppo tempo siamo stati costretti ad occuparci delle faccende private – pubbliche di un uomo, senza accorgerci che la barca che gli avevamo affidato colava a picco non solo nel ridicolo, ma anche nel suo contrario.
Sarebbe ora di tornare a fare politica. D’ora in avanti ci piacerebbe vedere gli eletti, i signori deputati e senatori, impegnati meno a proteggere i loro privilegi di casta, come hanno fatto fino all’altro giorno, e di più intenti a svolgere il compito loro assegnato dalla Costituzione: quello di fare leggi giuste e utili, quello di dettare al governo le cose da fare e non al contrario scriverle sotto dettatura. Se mancherà un intervento efficace da parte delle forze politiche che siedono in Parlamento, che siano sintesi di rigore e di equità, indirizzate alla correzione di misure che affliggono fino alle lacrime perfino chi le propone, la politica uscirà sconfitta inesorabilmente. Occorre invece che essa trovi la forza di riappropriarsi subito delle sue prerogative: studiare, proporre soluzioni alternative, emendare, migliorare in una parola, le norme, in modo che i conti tornino, non solo in modo aritmetico. Altrimenti piangere insieme al ministro corrisponderebbe a versare lacrime afferenti all’ordine dei rettili. Secondo qualcuno ci sarebbero i presupposti perché PDL, PD e UDC si propongano agli elettori già alle prossime elezioni come un unico grande partito. Del resto l’unione fa la forza. C’è chi ha pensato perfino al simbolo, un bel coccodrillo, La Coste permettendo, e al nome, ”Salva Italia”. Con buona pace di Italia dei Valori, Sel , Sindacati e cittadini, cui presto mancheranno anche le lacrime per piangere.
Il ministero tutto tecnico, ha fatto quello che sapeva fare, cercando di mettere ordine nei conti dissestati da decenni di malgoverno. Gli è stato affidato un compito enorme e una grave responsabilità. Ma esso non può essere lasciato solo nelle decisioni. La partecipazione è il sale della democrazia, sempre. Soprattutto nei momenti difficili.
Comunque anche per le cure non è sufficiente il consenso informato del paziente; perché esse abbiano una qualche probabilità di successo – ammesso e non concesso che siano quelle più giuste – servono modalità e tempi di somministrazione programmati, legati all’età, al sesso,alle sensibilità, alla funzionalità dei vari organi e apparati. Così è per le misure anticrisi.
“I nostri politici – dice a ragione un amico – cosa ci stanno a fare?” Se non sono in grado di fare il lavoro per cui li abbiamo eletti, vadano presto a casa e alle prossime elezioni si facciano sostituire da gente migliore. Altrimenti l’Italia non si salverà.
1 commento
1 Andrea Raggio
6 Dicembre 2011 - 16:53
In quel momento di commozione che non è riuscita a dominare, la ministra Fornero ha dato sfogo, io così ho letto le sue lacrime, al rammarico per non essere riuscita a fare ciò che era giusto fare. Il fatto è che l’operato del governo Monti è fortemente condizionato dalla anomalia del momento politico italiano: il governo è politico perché espresso dal Parlamento e perché si è fatto carico di affrontare l’emergenza con una precisa linea politica - rigore, equità e crescita - mentre la maggioranza è tecnica, eterogenea e divaricante. L’anomalia è l’eredità berlusconiana, quella della vecchia maggioranza che ha contribuito a far precipare la crisi rifiutandosi di lasciare il campo a una maggioranza diversa. E’ un nodo, questo. che dovrà essere sciolto dagli elettori alla prossima occasione. Intanto occorre sostenere criticamente lo sforzo del governo, premendo sulla attuale maggioranza parlamentare tecnica. Francamente non vedo dove stia il pericolo di una grande ammucchiata PD-PDL-UDC. Temo invece i pregiudizi e la passività.
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