Sardegna 24 cambia editore o cambia pelle?

28 Novembre 2011
1 Commento


Andrea Pubusa

 

Che Sardegna 24 sia già in crisi dispiace perché è in pericolo l’esistenza di una voce in più nel panorama della stampa sarda, ma è anche segno di  scarsa capacità di lettura della realtà. Pensare che potesse sopravvivere un organo di “Sardegna democratica”  è pura follia. Ricordo che Pintor quando lanciò l’idea di fare Il manifesto quotidiano disse che tutto poteva essere fuorché un organo dell’omonimo movimento politico. In effetti, anche quando un giornale è vicino ad un’organizzazione politica, deve travalicarla, deve spingersi oltre, deve esplorare territori più ampi. Per di più Sardegna 24 non si è fatto organo di un movimento in ascesa, di una novità prorompente o promettente, ma piuttosto di un risentimento e di una nostalgia. “Vedete com’è triste e malandata la Sardegna senza lui, tutto questo non ci sarebbe stato con lui. Sciagurati coloro che hanno aperto il “fuoco amico”, adesso finalmente avranno capito l’errore madornale che hanno commesso. L’unica cosa che possono fare è pentirsi, seppure tardivamente, e mettersi a disposizione senza dire e tanto meno chiedere nulla. Devono solo fare autocritica”. Sto evidentemente semplificando, ma questo è il messaggio che viene da un giornale in cui diventano opinionisti gli assessori più vicini a Soru e via via tutti gli uomini del presidente con in testa Marcello Fois, una specie di secondo direttore. E tutti gli altri? Fanno parte della schiera malvagia o poco accorta dei penitenti.

Cosa serviva invece all’area democratica? Un quotidiano che anzitutto desse notizie, leggendo i fatti da un punto di vista democratico, un giornale con la missione opposta a quella che ha svolto Sardegna 24, e cioè quella di avviare una riflessione franca nel centrosinistra, rimescolando le carte. Questo sarebbe stato anche il segnale che una stagione finita è definitivamente alle nostre spalle e che si guarda avanti con un ritrovato spirito unitario. Perché di questo il centrosinistra sardo ha bisogno, di segnali forti di ricomposizione, di superamento delle lacerazioni del recente passato, di avvio di una stagione nuova, dove tutti sono necessari e dove tutti devono saper ascoltare gli altri per mettere insieme le proprie idee e le proprie forze. Se c’è una cosa di cui la Sardegna non ha bisogno sono i pensieri unici, gli uomini della provvidenza, della divisione in amici/nemici e così via. Nello sfondo ci sono due nodi centrali connessi: una riflessione senza paletti sul bipolarismo e sul presidenzialismo ed una sulle questioni economiche. Sono due temi strettamente connessi perché la gravissima crisi economica è superabile solo con un ritrovato senso della partecipazione, solo con un ampio coinvolgimento dei sardi, che il presidenzialismo trasforma in spettatori o peggio in tifosi nella deriva populista. C’è poi tutta la questione della cultura sarda, che deve saper andare oltre la semplice rivendicazione identitaria, spesso ondeggiante fra subalternità e isolazionismo.

Ora Giomaria Bellu diventa editore. Ha tante gatte da pelare. E’ una posizione scomoda e innaturale per un direttore. C’è anche il sospetto che si tratti solo di un espediente per togliere al giornale la non invidiabile patente di “voce del padrone”. Ma tutte queste voci non devono interessarci. Devono essere però smentite da una nuova linea editoriale. Se Sardegna 24 saprà essere accogliente ed aperto nei riguardi di tutto il centrosinistra, se si farà strumento paziente e tenace della sua ricomposizione, potrà avere successo. Questo è il banco di prova. Bellu è persona capace ed intelligente, ha i mezzi culturali e professionali per far questo. Lo vorrà fare? E, soprattutto, lo potrà fare? Gli facciamo i migliori auguri.

1 commento

  • 1 Ego
    2 Dicembre 2011 - 16:13

    E sopratutto, non è forse giunta l’ora di porsi davvero la questione morale all’interno del centrosinistra?

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