Nel Sulcis si fa leva sulla fame di lavoro per attaccare l’ambiente

25 Novembre 2011
2 Commenti


Amsicora

Dal Sulcis ci vengono notizie allarmanti. Graziano Bullegas di Italia nostra di S. Antioco ci segnala tre progetti di “scempio” ambientale nell’Isola. Anzitutto, l’intenzione di riprovarci col radar, stavolta nell’Isola di S. Pietro e sempre in un sito di grande pregio paesaggistico. Il secondo intervento è una colata di cemento a Coa Quaddus, dove, in un ambiente quasi incontaminato, si vorrebbe costruire un albergo, facendolo passare per impianto termale. Sono in corso già le ricerche dell’acqua calda e qualcosa di più. Ed infine c’è in vista la riattivazione di una vecchia cava di calcare, che accentuerebbe l’impatto negativo sull’ambiente circostante.
Parrebbe che il Comune di S, Antioco veda bene queste due iniziative. Per favorire l’occupazione! La lezione della Sardamag (che ha inquinato le acque del Golfo) evidentemente non ha insegnato nulla.
Ma la segnalazione più grave ci viene da un importante convegno tenutosi nei giorni scorsi a San Giovanni Suergiu, dove si è parlato del disastro ambientale programmato dal Progetto GALSI. Di esso ci ha informato nei giorni scorsi l’amico Giacomo Meloni segretario generale della CSS.
Si tratta di un Progetto purtroppo quasi sconosciuto alle popolazioni dei 40 paesi sardi interessati al “passaggio” di un tubo lungo 272 Km., largo 2 metri e mezzo, posato a 3 metri di profondità e con una zona di rispetto di 100 metri a destra e 100 metri a sinistra del tracciato (una vera e propria autostrada) che distruggerà nel solo territorio di S. Giovanni 77 terre a pascolo, 276 terreni seminativi, 39 vigne e 65 terre a pascoli cespugliati e tutti gli alberi lungo il tracciato. Naturalmente già si preparano i provvedimenti per istituire una servitù coattiva, lunga quanto la Sardegna!
Questo gas metano del GALSI - promosso nella pubblicità a pagamento dei giornali e delle TV e nella propaganda insistente dell’on. Mauro Pili ma anche nei siti della CGIL, della Confindustria e di tutti i Partiti nazionali - è presentato come una grande opportunità per lo sviluppo dei nostri paesi e per le industrie sarde. Viene prospettato un grande risparmio sui costi energetici e per di più si tratterebbe di energia “pulita”. Ma nessuno - salvo il Psdaz e i movimenti indipendentisti - dice che questo tubo è unidirezionale per trasportare 9 miliardi di metri cubi di metano dall’Algeria fino a Piombino e da lì in mezza Europa, senza una stazione di ripompaggio nell’Isola o perlomeno in Toscana per riportare in Sardegna il miliardo di metri cubi di metano di cui abbiamo bisogno.
La Sardegna è, dunque, solo terra di attraversamento, solo terreno per la servitù. di passaggio Al di là della propaganda, nessun paese e nessuna industria sarda potrà collegarsi subito al TUBO PRINCIPALE per avere il Gas METANO. Si tenga presente che il gas corre nel tubo a una pressione così alta da rendere impossibile l’inserimento se non a mezzo di stazioni intermedie di decompressione e collegamento. Queste però non sono previste nel progetto. Pertanto non è alle viste l’allaccio alle reti cittadine e comunali. Tra l’altro le attuali reti di distribuzione e i depositi sono pieni del GPL fornito dalla Saras che ha già fatto sapere che non è disponibile a ritirare il suo prodotto per favorire il gas metano naturale.
E i disastri a mare? Pensate che questo tubo dovrebbe attraversare il Golfo di Palmas distruggendo la poseidonia e rendendo quel mare inaccessibile ai pescatori.
Ma si obietterà bisogna pensare ai posti di lavoro. Certo, ma saranno ancora una volta pochi e di pura manovalanza. Non sembra proprio questo lo sviluppo della Sardegna per cui siamo scesi in piazza in 60 mila l’11 di novembre 2011.
Questa la testimonianza di Giacomo Meloni. Come non essere d’accordo con lui?

2 commenti

  • 1 Felix
    25 Novembre 2011 - 16:00

    Abbiamo deciso di suicidarci. Maledetti i demagoghi populisti che fanno carriera col clientelismo e il ricatto occupazionale!

  • 2 Adriano
    26 Novembre 2011 - 23:06

    Voi sostenete che il Galsi sarà solo una servitù di passaggio: mi sembra impossibile una carognata del genere.

    Se è vero però non fate solo denunce: dateci una idea di come protestare ed ottenere dei vantaggi per il nostro popolo e la nostra isola.

    Siamo stufi di denunce. Siamo pronti a menare, se serve.

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