Gianna Lai
C’era Maurizio Landini in città a chiudere il dibattito per i festeggiamenti dei 110 anni Fiom. 100+10 anni, si leggeva sui manifesti e nello striscione a tutta parete dell’ampia sala dell’Hotel Mediterraneo. Ma anche nelle tazze rosse e nelle magliette ricordo.
110 anni in cui la Fiom ha avuto come progetto il miglioramento della società, attraverso il miglioramento delle condizioni di chi
lavora. Perchè la storia della Fiom è la storia del paese, ha esordito il Segretario nazionale dei metalmeccanici.
E nasce non come Sindacato di mestiere ma con l’idea che il Sindacato è un soggetto che unisce tutte le professioni, non deve essere solo di categoria, deve essere confederale. Per questo la FIOM pose subito l’esigenza di costruire la CGIL. E’ l’esistenza del Contratto nazionale, che va dai lavoratori della siderurgia agli ingegneri informatici, ad assicurare il carattere unitario e non corporativo dell’organizzazione, soggetto capace di intervenire sulle condizioni di lavoro e nella storia del paese.Trasformare la società è caratteristica esplicita della FIOM, e ne determina forza e autonomia. Ci accusano di fare politica, perchè noi teniamo assieme fabbrica e società, dice Landini, come si lavora e come si cambiano i rapporti di forza nel paese. Perchè le conquiste importanti a livello sociale son state fatte quando si era forti nei luoghi di lavoro, e questo è il tratto più evidente della nostra storia.
Di fronte a una platea attenta che ha riempito in breve tempo la grande sala, Maurizio Landini ha scandito le fasi significative della vita del Sindacato, per metterne in luce la crescita in parallelo alle trasformazioni del paese. La sconfitta alla FIAT negli anni Ottanta, dopo 35 giorni di lotta. Negli anni Settanta, la conquista dello Statuto dei lavoratori, il Contratto nazionale, un sistema di regole e di relazioni che ancora esiste. Un’esperienza unitaria CGIL CISL UIL che si conclude nell’84, quando si interrompe la crescita del Sindacato nata dai lavoratori nei Consigli di fabbrica. Proprio mentre Reagan e la Tachter teorizzano l’assoluta libertà del mercato come garanzia di sviluppo e di crescita del mondo intero.
Pone il passaggio verso la globalizzazione il Segretario della FIOM, collocando al centro il problema della democrazia nella vita del Sindacato, dato che i nuovi processi della mondializzazione riducono sempre di più diritti e tutele in fabbrica e nel paese.Chi decide infatti oggi le politiche industriali, di fronte a questo processo di privatizzazzione che non ha precedenti? Prima era la politica con le leggi a farlo, oggi il potere finanziario senza controllo nè regole. Se FIOM FIM e UILM non si sono sciolte e resistono dagli anni Settanta, nonostante tutti i partiti gli fossero contro per paura che un Sindacato così forte si occupasse anche di questioni politiche, è la pratica oggi degli accordi separati a distruggerne l’unità, un fenomeno del tutto nuovo e inquietante, mai registrato nella vita delle Confederazioni. Perchè si arriva ad accordi separati proprio quando i lavoratori non possono discutere e decidere. E c’è un attacco ai Contratti nel mondo intero per rendere aziendale e corporativo il Sindacato, sicchè in termini competitivi un’azienda è posta nelle condizioni di combattere contro un’altra, che magari può trovarsi anche fuori dal territorio. Nè è mai stato grande come ora il mondo dei salariati, e così basso il livello dei lavoratori. Manca la rappresentanza politica, non c’è un’organizzazione che ti dica esplicitamente a livello politico ‘io voglio rappresentare il lavoro’. Ed entrano in crisi le Socialdemocrazie se si pone al centro l’impresa. Ed è allora che al sindacato viene imposto di essere solo aziendale.
E’ un uso della crisi tutto finalizzato, dice il segretario della FIOM, a modificare i rapporti di forza, le relazioni sindacali nell’Italia dell’art. 8. Il Contratto di settore, il Contratto di auto, la FIAT l’ha sempre voluto, anche negli anni Cinquanta, quando nella FIM ci fu la scissione e la nascita del Sindacato giallo, che doveva portare alla firma di un contratto aziendale, bollato dallo stesso Pastore come responsabile dello snaturamento del Sindacato. Così oggi, prosegue Landini, non abbiamo firmato gli accordi FIAT perchè gli accordi di Pomiglino sono corporativi, e FIAT che esce da Confindustria dirà di volerlo estendere a tutti i suoi 72mila dipendenti, e CISL e UIL firmeranno. Nel mentre, niente investimenti, nè innovazione, anzi la FIAT chiude l’azienda che produceva autobus. Non si può firmare un accordo che mette in discussione la libertà sindacale, chi non sottoscrive i contratti non avrà rappresentanza in fabbrica, così la FIOM, pur con i suoi 12mila iscritti. Ciò che avviene in FIAT si allarga poi a tutta l’Italia, e dapertutto verranno meno i Contratti nazionali. Secondo l’art.8, della manovra di luglio, ogni livello territoriale e aziendale può fare accordi: è corporativismo che cambia la natura delle relazioni sindacali, è la messa in crisi definitiva del Contratto nazionale, già fortemente indebolito dalle tante forme di lavoro che non possono esservi contenute. Si impone invece al Sindacato la riunificazione delle condizioni di lavoro, secondo una retribuzione definita dalla nostra Costituzione, contro l’aumento del precariato e delle esternalizzazioni che riducono i diritti: Contratti su vaste aree per garantire che al di sotto dei minimi non si va.
Avviandosi alle conclusioni, il discorso riprende i temi della politica industriale, per porre come prioritario l’ intervento pubblico, non potendo le singole azienda far fronte da sole alla crisi. La divaricazione della ricchezza impedisce i consumi, produce povertà e questo nuovo governo dovrebbe sentire la voce del Sindacato, che non da oggi chiede l’istituzione della patrimoniale. Il nuovo esecutivo dia subito segnali di discontinuità, perchè non si possono accettare i tagli in nome dell’emergenza, o che si tocchino le pensioni, o che nella discussione sul mercato del lavoro si possa seguire la logica insidiosa di togliere a chi ha per dare a chi non ha. E se non si cancella l’art. 8, si ricorrerà alla Corte Costituzionale, si indirà un referendum. Perchè vorrà dire che la richiesta di cambiamento del paese non ha trovato risposta politica.
E’ preoccupato Maurizio Landini per il grande rischio di populismo che sta attraversando l’ Italia, la disoccupazione di massa può portare al tracollo, nè ci può essere sbocco a sinistra di fronte a una crisi così grave. Ma se impresa e governo continueranno a sostenere le loro politiche del lavoro, per rompere il rapporto col sindacato e impedirne il funzionamento, la CGIL intende ancora rimanere terreno di iniziativa e di difesa della democrazia nelle fabbriche e nel paese.
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1 commento
1 giacomo meloni / CSS
21 Novembre 2011 - 21:16
Cara Gianna, ti ringrazio per questo articolo dove riassumi bene il pensiero del Segretario Generale della FIOM Maurizio Landini a Cagliari per i 110 anni di vita di una delle più grandi e combattive Federazioni della CGIL a cui tutti noi dobbiamo molto per la difesa dei diritti dei lavoratori metalmeccanici e non solo, perchè la FIOM dalla Fabbrica ci ha indicato come organizzare democraticamente il sindacato unitario dei Consigli e che soprattutto ha saputo coniugare insieme le lotte per i diritti sindacali con le lotte generali per lo sviluppo e la democrazia del nostro Paese.
Purtroppo non ho potuto sentire Landini, essendo impegnato in contemporanea in un importante convegno a San Giovanni Suergiu contro l’imbroglio ed il disastro ambientale programmato del Progetto GALSI su cui vorrò scrivere piu’ avanti sul vostro sito, avendo acquisito copiosa documentazione e avendo parlato con biologi e ingegneri che conoscono meglio di me questo Progetto, che purtroppo è quasi sconosciuto dalle popolazioni dei 40 paesi sardi interessati a cui esproprieranno i terreni per una “servitù di passaggio” di un tubo lungo 272 Km., largo 2 metri e mezzo, posato in terra sarda a 3 metri di profondità e con una zona di rispetto di 100 metri a destra e 100 metri a sinistra del tracciato (una vera e propria autostrada) che distruggerà nel solo territorio di S.Giovanni 77 terre a pascolo, 276 terreni seminativi,39 vigne e 65 terre a pascoli cespugliati e tutti gli alberi lungo il tracciato.
Questo gas metano del GALSI-promosso nella pubblicità a pagamento dei giornali e delle TV e nella propaganda insistente dell’on. Mauro Pili ma anche dai siti della CGIL e della Confindustria e di tutti i Partiti ad eccezione del PSDAZ e dei Partiti INDIPENDENTISTI che sono contro il GALSI -è presentato come una grande opportunità per lo sviluppo dei nostri paesi e per le industrie sarde che risparmierebbero in costi energetici tra l’altro “puliti “.Ma nessuno dice che questo tubo è unidirezionale per trasportare 9 miliardi di metri cubi di metano dall’Algeria fino a Piombino e da lì in mezza Europa senza una stazione di ripompaggio in Toscana (non prevista nel Progetto ) verso la Sardegna che ci riporti indietro il miliardo di metri cubi di metano che è il nostro fabbisogno.
Per cui nessun paese e nessuna industria sarda è in grado di collegarsi subito al TUBO PRINCIPALE per avere il Gas METANO che corre dentro di esso a pressione così alta che è impossibile inserirsi,se non costruendo stazioni intermedie di decompressione e collegamento(NON previste nel Progetto) che permettano l’allaccio alle reti cittadine e comunali a spese altissime di mamma Regione Sardegna, che tra l’altro ben sa che le attuali reti di distribuzione e i depositi sono pieni del GPL fornito dalla Saras che ha già fatto sapere che non è disponibile a ritirare il suo prodotto per favorire il gas metano naturale..Per non parlare dei disastri a
mare,Pensate che questo tubo dovrebbe attraversare il Golfo di Palmas distruggendo la poseidonia e rendendo quel mare inaccessibile ai pescatori.
A CHE PRO TUTTO QUESTO? QUALI BENEFICI PER LA SARDEGNA ?
Posti di lavoro ancora una volta pochi e di pura manovalanza. E’ questo lo sviluppo della Sardegna per cui siamo scesi in piazza in 60 mila l’11 di novembre 2011 ?
FERMIAMO I NUOVI IMBROGLIONI.
I Romani dicevano:”Timeo Danaos et dona ferentes”. Io dico “Temo IRI, GALSI, MAURO PILI, SINDACATI, CONFINDUSTRIA, PARTITI consenzienti e i loro doni avvelenati come
- il Progetto della Chimica Verde che ci sottrae 30 mila ettari di terra da coltivare a cardi per brucciare biomasse per produrre energia da vendere MENTRE NOI LA PAGHIAMO IL 40 % IN PIU’ con la promessa di 581 posti di lavoro in 6 anni e il licenziamento degli attuali 1500 addetti.
- Il Progetto GALSI che ci distrugge mare e terra sarda per il metano destinato agli altri che intelligentemente oggi se lo fanno portare a casa con le navi metaniere che tra l’altro trasportano il gas da varie stazioni e non dipendono dal gas di una sola nazione che,come l’Algeria,un giorno potrebbe chiudere i rubinetti o esaurire le scorte !!!
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