Il governo Monti ovvero il bicchiere mezzo pieno

18 Novembre 2011
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Aldo Lobina

La politica si è fatta commissariare per manifesta incapacità di rispondere alla crisi economica, ma soprattutto allo stallo sociale, al non sviluppo che pagano soprattutto le giovani generazioni. Il discredito internazionale che abbiamo maturato ha fatto il resto ed ha richiesto una soluzione speciale. Le dimissioni di Berlusconi, il cui esecutivo era agonico da molti mesi, sono l’epilogo di un lungo periodo buio del nostro Paese, quasi stordito da una temperie capace di sovvertire il buon senso, prima che le leggi. Alla corte di B. c’era e c’è un signore che è arrivato a teorizzare addirittura la differenza fra l’eguaglianza della legge per tutti e la sua applicazione. Qualcuno ha detto che la fortuna di Berlusconi è dovuta soprattutto al fatto che egli ha rappresentato molto bene gli istinti politici di una larga parte di elettorato, stanco delle inadempienze e delle degenerazioni della prima Repubblica. E’ proprio questo il punto: quando la politica diventa malaffare, quando non guarda lontano, perdendo di vista la sua alta funzione di programmazione e guida, si aprono spazi che vengono occupati da chi è scaltro o ha risorse sufficienti per sostenere la sua ascesa. Arrivano falsi profeti, di solito molto ricchi, che diventano autoreferenziali. A destra e, purtroppo, anche a sinistra.
La nostra Costituzione ha corso molti pericoli, perché siamo arrivati sull’orlo di un grave deficit democratico. Ci siamo arrivati passo passo con spinte culturali di destra assecondate dalla sinistra. Mentre il centro, da questo punto di vista, anche per la sua natura ostile di fatto al bipolarismo, è più incline al sistema proporzionale, più rappresentativo delle istanze sociali, che pretendono mediazione politica. Le scelte politiche imposte da false maggioranze, che poi sono di fatto vere minoranze gratificate da “premi” , non hanno garantito di fatto quella governabilità che promettevano trasformando i governi in istituzioni prepotenti piuttosto che forti.
La fortezza sta nelle regole democratiche e nella capacità di trasformarle in applicazioni e decisioni che fanno prevalere l’interesse generale a quelli particolari o addirittura personali.
Ripartire dai valori della Costituzione, restituire gli stessi partiti a contesti più democratici nella loro vita interna, sarebbe un buon punto di ripartenza. Non si deve obbligatoriamente andare avanti con ostinazione, quando ci si accorge di avere sbagliato strada.
Col varo del nuovo governo si è aperta una parentesi che dovrebbe servire ai partiti per riflettere sul ruolo e sui compiti assegnati loro dalla Costituzione.
Io credo che di per sé il neonato governo della Repubblica non corrisponda ad un momento di sospensione della democrazia, come è stato detto. Se il Parlamento ne sosterrà il programma e l’azione, il nuovo governo sarà legittimato a servire lo Stato. Né più né meno di quanto lo siano i parlamentari, che non vengono eletti, ma nominati anch’essi dai partiti. Se è legittima l’elezione dei deputati lo è anche quella dei nuovi ministri.
Certo una nuova legge elettorale e una selezione migliore della classe politica, scelta in base a requisiti di serietà e competenza , limiterebbe la ricerca di governanti all’esterno delle maglie di chi deve rispondere direttamente agli elettori. Questo rapporto rappresentante - rappresentato oggi è diventato sempre più labile, quasi inesistente. Ma ha molti pregi, perché non è una delega in bianco. Ma non è esente da difetti, perché incline a coltivare schiere di “clientes”. Che però nascono spontanei anche in terreni più aridi come quelli del sistema attuale.
Nessuno può illudersi che il berlusconismo sia finito in Italia con le dimissioni di Berlusconi. Il berlusconismo ha generato simpatie non solo da parte di movimenti di destra nostalgici leghisti e non, ma ha permeato di sé anche certa parte di elettorato tradizionalmente di sinistra, confondendone i valori.
Riflettiamoci!
Per ora sotto il profilo democratico col governo Monti ha ragione sia chi vede il bicchiere mezzo vuoto sia chi lo vede mezzo pieno. Non ci resta che sperare che operi bene e duri davvero il tempo di permettere il passaggio più naturale da una aristocrazia velata di democrazia ad una sana e competente democrazia.

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