Gianna Lai
L”elicottero della polizia annuncia alla città che sono appena partiti da piazza Giovanni. Un fiume di bandiere invade la via Dante e, quando la testa del corteo comincia ad apparire visibile da Piazza S. Benedetto, il Comandante Giancarlo Pani della Polizia municipale è il primo a dire che, al momento, sono già più di cinquantamila. E che anche i vigili iscritti al sindacato avrebbero aderito allo sciopero, se non avessero dovuto garantire il servizio a una manifestazione annunciata così imponente già nei giorni scorsi.
Le note sono quelle di John Lennon, che canta Imagine dietro lo striscione ‘CGIL CISL UIL - Adesso Basta - Sciopero generale per il lavoro i diritti le riforme per lo sviluppo della Sardegna’. Seguono le bandiere delle tre Confederazioni, unite in questa importante giornata di mobilitazione -perchè la protesta assuma carattere popolare- dice Enzo Costa, segretario regionale CGIL, -per porre la politica al primo posto, per dire no alla politica spettacolo. In Sardegna si sono persi in pochi mesi dai 40 ai 50 mila posti di lavoro nell’industria e in agricoltura, posti a tempo indeterminato, lavoro cancellato perchè le nuove assunzioni sono fatte di precari per l’80%. E’ lavoro che manca: su 470 mila occupati, almeno 100 mila i precari. Una società che pretende di vivere sul consumismo spinto, porta a un sistema capitalistico fortemente speculativo. Questa Italia ancora molto ricca, tra i primi 10 paesi, che non redistribuisce, che concentra le ricchezze, è sede di grande povertà e disgregazione sociale e sta cancellando il futuro di un’intera generazione di giovani. C’è un grave deficit di redistribuzione, si allarga sempre di più la forbice, e tutto ciò che non viene redistribuito, diventa oggetto di speculazione, destinato alla filiera commerciale più che al lavoro. Ma noi ci opponiamo -conclude- e vogliamo resistere, resistere-
-Popolo sardo ci sei?- si grida in testa al corteo, mentre risuona il canto di Bella ciao. E poco più avanti Francesca Ticca, Segretaria regionale della UIL, ribadisce le ragioni di questa unità sindacale che ha dato vita alla giornata di protesta -E’ l’ obiettivo che ci ha permesso, di mantenere ferme e condivise le problematiche del lavoro, lasciando da parte le differenze particolari di ciacuno. Protestiamo perchè non si possono abbandonare le fasce sociali più deboli, in Sardegna ci sono 1 milione e mezzo di abitanti, 300 mila sono poveri, quelli che un tempo garantivano la produzione nell’isola e che rischiano oggi di aumentare e diventare la maggioranza della popolazione. Anche con l’Associazione degli industriali condividiamo politiche di intervento contro la disoccupazione, i problemi vengono prima degli scontri ideologici. Certamente -prosegue- possiamo dire che questa unità CGIL, CISL, UIL raggiunta in Sardegna, non ha confronto in nessuna regione d’Italia. Le tre Organizzazioni si stanno di fatto sostituendo a un grande vuoto della politica nella nostra isola, per questo ci rivolgiamo direttamente al popolo sardo, così sfiduciato nei confronti dei gruppi dirigenti, per dire che la coesione sociale è un valore irrinunciabile, che i sardi devono rivivere attraverso le politiche attive del lavoro. Ma con governi completamente diversi, che rappresentino la gente. Qui oggi -conclude- assistiamo a una partecipazione popolare straordinaria, ancora a 40 chilometri da Cagliari, decine di Pulmann incolonnati si stanno avvicinando alla città, perchè i lavoratori hanno capito cosa si deve chiedere alla politica -
I dirigenti sindacali si trovano tutti nelle prime file del corteo, e Mario Medde riporta di nuovo il discorso su questa -importante tradizione unitaria della Sardegna in tema di lavoro e di lotta alla disoccupazione. Che consente di affrontare la crisi produttiva salvando la rappresentanza, in particolare di fronte al rischio di risposte corporative, che frantumano il movimento. La risposta corporativa non può interpretare la crisi, la protesta della Partita Iva, dei lavoratori autonomi, deve saldarsi a questo movimento sindacale, perchè riteniamo che di forme di lotta parcellizzata si tratti, da riportare invece dentro una proposta politica del Sindacato, per evolversi verso obiettivi di interesse generale. Ed infatti -conclude Mario Medde- hanno aderito a questa manifestazione anche i gruppi che protestano contro Equitalia e che in altre occasioni avevano organizzato manifestazioni autonome-
E’ con lui don Borrozzu, uno dei leader della ‘Marcia per la pace per la solidarietà e contro la povertà’, che dice di voler partecipare alla manifestazione per contribuire a che le proteste -non evolvano verso forme radicali, di fronte all’inadeguatezza strategica e immedita di questa politica. E’ necessaria una svolta- dice -Vogliamo sostenere e accompagnare i settori più in difficoltà, perchè la politica non sta svolgendo il ruolo di progettazione e orientamento della gente sul fronte dell’emergenza sociale. E la legge statutaria, di cui si parla in questi giorni, dovrebbe partire dai diritti, dall’attuazione di un Piano del lavoro, per la realizzazione di un nuovo modello di sviluppo che dia senso positivo all’insularità, e per un nuovo rapporto Stato-Regione che rispetti gli accordi sulle risorse che son già nostre. Oggi io credo si riuscirà a smuovere la politica sarda ed il governo, questi 50 mila in piazza rappresentano tutti noi, qui c’è la Sardegna. Si aprano nuovi tavoli di confronto, perchè questa società che protesta sa fare anche proposte, che la politica deve saper ascoltare -conclude don Borrozzu, riprendendo il cammino ormai verso la via Paoli.
Sarroch, Assemini, Sulcis Iglesiente, Ogliastra. Sfilano i territori e le categorie organizzate di tutta la Sardegna, che in questi mesi hanno dato origine a forme di protesta particolarmente incisive, mentre i giovani con le bandiere del sindacato inscenano dal pullmino il rap del ‘tutti insieme’, sollecitando i manifestanti a rispondere. Fra le tante richieste alla politica, affidate a cartelli e manifesti , ‘Se ne vadano tutti, governino i lavoratori’, oppure ‘In nome di Dio e del popolo italiano, Berlusconi dimettiti’. E poi ancora lo striscione della Sicmi, e i docenti delle scuole e le maestre di Carbonia e Iglesias che allargano un enorme lenzuolo colorato per danzarvi intorno. E gli studenti, e i pensionati e le centinaia di cittadini che via via entrano nella manifestazione, dopo averne atteso lungamente il passaggio ai bordi delle strade. C’è anche uno spezzone della CSS con in testa il segretario generale Giacomo Meloni.
Giunto in via Sonnino, sembra che il corteo voglia per un attimo accelerare, c’è il rischio infatti che gli ultimi non possano arrivare fino al Largo Carlo Felice, dove si concluderà la protesata. Ed allora appaiono compatti e numerosissimi i sindaci della Sardegna in fascia tricolore. Tra loro Romina Mura, prima cittadina di Sadali, 950 abitanti, fortemente preoccupata delle politiche del governo che, in nome del risparmio, mirano a eliminare la rappresentanza nei piccoli Comuni -I Comuni sono presidi di democrazia, legalità e cultura. Siamo noi a sostituirci allo Stato quando viene meno, nella scuola ad esempio, per la quale abbiamo dovuto stanziare 15 mila euro pur di evitare la pluriclasse. Siamo contro il taglio dei Consiglieri, perchè è un taglio alla rappresentanza, e non fa risparmiare nulla, se pensiamo che i nostri consiglieri percepiscono 15 euro a seduta. Semmai va bene aggregare le funzioni dei Comuni, ma secondo una gestione da assegnare direttamente a loro- E’ d’accordo anche il Sindaco di Monserrato, Marco Asunis -i tagli del governo minano la stabilità dei territori, toccano tutta la base sociale, e i Comuni sono i primi a interpretarne i punti critici. Si tratta di una battaglia da fare insieme, dato che oggi possiamo gestire forme di integrazione fra i Comuni, in particolare con Cagliari e il territorio di Pirri, dopo la formazione di una nuova maggioranza nel capoluogo- E poi il Sindaco di Cagliari, Massimo Zedda - subiamo la crisi e i tagli del governo ma siamo impegnati a garantire i servizi pubblici, ad aprire il confronto e sentire i cittadini per dire loro ‘questa è la situazione, discutiamone insieme’- E l’Assessore al personale Luisa Sassu -i Comuni hanno il rapporto più diretto con i cittadini, ne conoscono problemi e difficoltà, e questi tagli vogliono dire intanto che è difficile per noi garantire il turnover, e contratti a tempo indeterminato. Così si distrugge il lavoro, non si fanno grandi risparmi, nè si può giustificare l’attacco ai Comuni con la riduzione dei privilegi, visto che i nostri compensi restano sempre alquanto modesti- E Paolo Frau, l’Assessore all’Urbanistica -il governo che verrà deve interpretare con più ragionevolezza le richieste dell’Europa, perchè non si risana sulle spalle dei ceti più deboli: 31 milioni di euro in meno per il Comune di Cagliari rispetto allo scorso anno. Anche se c’è da dire che la crisi non sembra faccia venir meno l’ attesa e la fiducia che la città ripone nel nostro lavoro, e ce ne siamo resi conto durante gli incontri a S. Elia, nel quartiere di S. Michele, e a S.Benedetto. Ma anche durante le audizioni in Comune, con associazioni e gruppi di cittadini organizzati- Ed infine la parlamentare Amalia Shirru -ad essere colpiti sono i più deboli, quando si destinano i finanziamenti per l’occupazione giovanile e femminile al pagamento degli ammortizzatori sociali, e si riducono di 760 milioni di euro gli interventi a favore delle regioni a statuto speciale e degli enti locali-
Intanto la manifestazione ha già invaso il Largo e volge verso la conclusione. Ma l’ultima parte del corteo continua ancora ad occupare intera la via Roma, mentre già iniziano gli interventi dal palco: si avvicendano il presidente dell’Anci, e poi Alice Marras per gli studenti, Franco Siddi per la Federazione nazionale della stampa, e i rappresentanti sindacali CGIL, CISL, UIL. I sardi indignati ripartono da qui, convinti che questa mobilitazione inciderà anche sulle sorti della futura politica italiana.
1 commento
1 Marilisa Zaccheddu
13 Novembre 2011 - 00:24
Corteo che si snoda da Carlo Felice (piazza Yenne) al Paco delle Rimembranze… corteo significativo di un popolo che non solo “repente si desta” ma che “indignato” riparte consapevole di riprendersi il futuro dell’Isola e del Paese.
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