Luigi Ferrajoli
Molti si chiedono come si è giunti all’attuale deriva populista e anti-rappresentativa che caratterizza le nostre assemblee parlamentari e che induce addirittura alla soppressione, nei comuni con meno di mille abitanti, del consiglio e della giunta comunale in favore di un sindaco-podestà. La risposta è una sola: l’abbandono del proporzionale in favore del sistema bipolare e maggiortario. Ce lo spiega di seguito con la consueta lucidità il filosofo del diritto Luigi Ferrajoli, in un brano tratto da “Poteri selvaggi . La crisi della democrazia italiana” - Laterza, 2011.
La deriva populista e anti-rappresentativa del sistema politico italiano è il frutto avvelenato e il coronamento istituzionale – nella forma e nella sostanza, nel metodo e nei contenuti – dell’opzione per il bipolarismo e dell’ubriacatura maggioritaria. Il sistema bipolare equivale infatti a una sorta di stampo calato sulla società, che artificialmente nega il pluralismo politico, mortificai dissensi, offusca le differenze degli interessi rappresentati, semplifica, in breve, la complessità sociale, costringendo gli elettori a schierarsi con una delle due parti in conflitto e trasformando le elezioni in una partita nella quale si vince anche solo per un voto. Un’esigua minoranza di elettori incerti, prevalentemente spoliticizzati e più degli altri esposti al condizionamento della propaganda, decide l’esito delle elezioni con un altissimo grado di casualità. Al compromesso parlamentare, alla mediazione trasparente e al confronto sui contenuti determinati dal sistema proporzionale, il sistema bipolare sostituisce così il compromesso realizzato forzosamente a livello sociale tramite la divisione fittizia e lo scontro a priori, animato dalla logica dell’amico/nemico, tra poli rigidamente contrapposti. Pensiamo a cosa sarebbe avvenuto in Italia se il sistema bipolare fosse stato introdotto all’indomani della Liberazione: lo scontro tra destra e sinistra, tra democristiani e comunisti, sarebbe degenerato, nel contesto della guerra fredda, in un clima di guerra civile. Solo il sistema parlamentare e proporzionale ha garantito per mezzo secolo la convivenza pacifica e civile e lo sviluppo della democrazia italiana.
Sarebbe perciò necessario, dopo quasi vent’anni di progressiva involuzione del nostro sistema politico, un sereno bilancio degli effetti perversi del bipolarismo. Questo sistema ha distrutto i partiti, ha allargato il fossato tra ceto politico e società, ha ridotto le competizioni elettorali a guerre di spot tra coalizioni che si contendono il centro e quindi tendono ad essere tanto più rissose quanto più devono tendere ad omologarsi. Diversamente dal sistema proporzionale, nel quale i diversi partiti hanno programmi diversi e rappresentano forze sociali differenti e contrapposte, nei sistemi maggioritari i partiti maggiori sono infatti costretti ad assomigliarsi e perciò a confliggere proprio perché simili: a svuotare i loro programmi di contenuti distintivi per concorrere alla rappresentanza dell’elettorato incerto e moderato e perciò a dividersi e a scontrarsi sul nulla`’; laddove i partiti minori sono costretti ad aderire a programmi che non condividono e perciò a ridurre il loro ruolo di rappresentanza, acquistando in compenso un potere di ricatto sulla coalizione vincente che del resto è simmetrico e opposto a quello su di essi esercitato, al momento della formazione delle liste, dalle forze maggiori. Con il risultato della massima rissosità del sistema politico congiunta alla sua massima omologazione, sulla base di un generico moderatismo e del massimo vuoto programmatico. Soprattutto, poi, il sistema maggioritario e bipolare, favorendo la perdita di radicamento sociale dei partiti, la personalizzazione e la verticalizzazione della rappresentanza e il culto del capo, ha cambiato il senso comune in tema di democrazia e di costituzione. Il bipolarismo funziona, sia pure come sistema rappresentativo imperfetto, in paesi di solide tradizioni liberal-democratiche basate su valori politici unanimemente condivisi: come la separazione dei poteri, il rispetto della legalità, il pluralismo dell’informazione, la garanzia della libera stampa e, soprattutto, la ferma e incondizionata difesa di tutti questi principi elementari. Nell’assenza o quanto meno nella debolezza di questi presupposti, come nel nostro paese, esso favorisce lo sviluppo della vecchia tradizione eversiva e anarcoide della destra italiana: del populismo, della passivizzazione politica, dell’idea del rapporto organico tra capo e popolo, che furono i tratti caratteristici del fascismo e che tornano oggi a minacciare la nostra democrazia.
Oggi la scelta bipolare continua ad essere difesa, in Italia, dalla maggioranza delle forze politiche, incluse, incredibilmente, una parte delle forze della sinistra che ne hanno subito i danni maggiori. Dobbiamo invece riflettere sui guasti da essa prodotti nell’assetto delle istituzioni rappresentative e nella società. Sono gli stessi guasti che 90 anni fa, alle soglie del fascismo, furono denunciati da Piero Gobetti con la sua durissima critica del sistema maggioritario – «una forma feudale» che «si esprime nella formazione di una classe di politici facili a degenerare in una pratica di politicantismo parassitario» – che era stato instaurato dal fascismo con la già ricordata legge Acerbo del 1923, la quale aveva abolito il sistema proporzionale introdotto il 2 settembre 1919 insieme al suffragio universale. La proporzionale, scrisse Gobetti, valse a «creare le condizioni della lotta politica e del normale svolgimento dell’opera dei partiti… Il fascismo dovette sconvolgere, per vincere, i risultati liberali conservatori di due esperimenti proporzionalisti, e oppose all’esercito degli elettori bande di schiavi ignari dei diritti politici. Il loro istinto di padroni guida assai precisamente i fascistinella lotta alla proporzionale… Dove prevale senza incertezze una maggioranza si ha nient’altro che un’oligarchia larvata».
1 commento
1 Democrazia Oggi - Perché non torniamo al proporzionale?
26 Novembre 2011 - 06:06
[…] giorni scorsi abbiamo pubblicato, come stimolo alla riflessione sulla nostra democrazia, uno scritto di Ferrajoli di critica serrata al bipolarismo, i cui disastri sono sotto i nostri occhi in questi […]
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