Alfiero Grandi
La sorte del Governo catalizza - comprensibilmente - l’attenzione. Berlusconi ha capito che sottomettersi alle indicazioni della Bce ed europee è una sorta di assicurazione sulla vita del Governo. Ciò non toglie che il Governo fa fatica a decidere le misure richieste per le divisioni interne e per il forte stato confusionale nella maggioranza.
Il risultato è che la credibilità del Governo scende a precipizio, come si è visto nel vertice del G 20 a Cannes, e l’attacco speculativo sullo spread tra Italia e Germania continua e - purtroppo - si rafforza. La questione prioritaria per l’Italia è, da tempo, proprio la permanenza di questo Governo, la sua totale mancanza di credibilità. Purtroppo finchè questo problema non sarà risolto la crisi di credibilità continuerà e il nostro paese continuerà ad avvitarsi in una crisi senza sbocco.
La soluzione immaginata di un Governo di transizione senza Berlusconi non sembra percorribile. Se anche il Governo dovesse cadere il numero di parlamentari su cui potrebbe contare gli consentirebbe di chiedere le elezioni anticipate, perché un Governo di transizione (politico o tecnico che sia) non avrebbe comunque i numeri per governare in un periodo così turbolento.
La soluzione del Governo di transizione con Berlusconi, proposta da altri, fa semplicemente inorridire. E’ come nominare sceriffo il capo dei banditi.
La prudenza in una fase delicata come questa è comprensibile. Tuttavia la prudenza non può trasformarsi in uno stato di semplice attesa, come nel deserto dei tartari. Stare fermi rischia di togliere ogni credibilità all’alternativa politica possibile.
Il paese ha già i nervi scoperti. Qualcuno è rimasto talmente impressionato dalla notizia che i conti correnti potevano essere tassati da andare in banca a ritirare i propri risparmi. La cosa incredibile è che questa gravissima notizia è uscita solo dopo che la scelta è stata esclusa. A qualcuno sarà sembrata rassicurante, al paese no. Sono sintomi di un fortissimo nervosismo, di incertezza, di sfiducia. Del resto di fronte ad un Governo tanto irresponsabile c’è poco da meravigliarsi.
Fatto l’elogio della prudenza, questa non può arrivare fino a consentire la rovina del nostro paese. L’opinione pubblica è fortemente sfiduciata e disorientata. Il gruppo dirigente del centrodestra è screditato, distante.
Per questo l’alternativa politica deve essere visibile e credibile. E rapida.
Casini sta facendo la sua parte preparando le condizioni per il transito dei fuorusciti dal Pdl. Ma anche per questo ha poco a che spartire con un’alternativa politica. Mentre è giusto e necessario stabilire un asse con l’Udc sulle questioni istituzionali, sulle regole, su questioni di fondo, in vista di un bipolarismo di stampo europeo.
Il Centrosinistra purtroppo non presenta ancora il suo lato migliore. In particolare il PD continua ad essere indebolito da divisioni interne.
Il Centrosinistra non è stato ancora costituito. Se ne parla ma non sono stati stabiliti con chiarezza i confini dell’alleanza alternativa e i suoi contenuti, unica via per costruire le condizioni per decidere con le primarie anche la candidatura alla guida del Governo.
E’ vero che l’opposizione da sola non basta a mettere sotto il Governo. Tuttavia Di Pietro non ha torto quando ricorda che se l’attuale maggioranza in parlamento dovesse tenere, resta solo la possibilità di fare crescere nel paese una reazione che ne chieda le dimissioni, con la forza di un’alternativa politica in campo.
Sabato il PD ha dato vita ad una grande manifestazione. E’ importante che delegazioni degli altri soggetti politici del centro sinistra abbiano deciso di parteciparvi. Tuttavia la svolta sarà chiara ed evidente solo quando le manifestazioni e le iniziative saranno comuni a tutta l’opposizione, non solo di una parte.
Il problema di fondo oggi è rendere comprensibile a tutti che un’alternativa politica è in campo e la questione sta assumendo un’urgenza mai vista fino ad ora. Vista la crisi di fiducia che rischia di travolgere il nostro paese.
In questo ambito vanno chiarite anche le idee sulla risposta da dare non solo alla lettera della BCE ma anche all’Europa.
In breve. La questione del debito va affrontata senza indugi. Proprio la debolezza della risposta europea alla crisi attuale - che è arrivata a lasciare la Grecia in una situazione terribile e che potrebbe ancora essere devastante - obbliga il nostro paese a contare sulle proprie forze. Le forze necessarie ci sono ancora. La questione del debito, al netto dello spread berlusconiano, può essere affrontata, le risorse possono essere trovate. Idee in campo ce ne sono, qualcuna l’ho proposta da tempo anch’io. La condizione di fondo è che il debito sia affrontato insieme alla ripresa economica, evitando di ripetere per l’ennesima volta la politica dei due tempi.
Il bivio può essere descritto anche così.
Meglio affrontare le conseguenze delle condizioni restrittive e socialmente inique descritte dalla Bce che, in assenza di una politica economica europea degna di questo nome, continua nel solco del passato ?
Oppure prendere atto con realismo delle condizioni reali e decidere di farcela in autonomia, scegliendo a chi chiedere le risorse perché ha la ricchezza e il reddito per farlo e puntando a sostenere occupazione e innovazione ?
Certo ci sono questioni di democrazia. Si possono prendere ordini dalle tecnocrazie ?
Certo ci sono questioni di equità che come è noto alla finanza internazionale non interessano.
Tuttavia questa è ancora l’analisi.
Questo è il tempo delle soluzioni. Da adottare prima possibile. Perché più si tarderà più pesante sarà il prezzo da pagare. Maggiori saranno le (già poche) risorse buttate.
Da varie parti viene l’insistenza sull’innalzamento dell’età pensionabile. Tralascio per il momento il significato dell’età pensionabile per chi ha lavorato 35/40 anni, in molti casi duramente e senza soddisfazione. Tralascio anche il dramma che si aprirebbe per i non pochi che sono in mobilità o che sanno che alla fine della cassa integrazione (oggi 500.000) per loro non c’è più lavoro. Mi interessa porre il problema macro che in assenza di nuovi posti di lavoro (la previsione è che avremo meno posti di lavoro come conseguenza della crisi) i giovani non troveranno lavoro anche perché i lavoratori andranno in pensione più tardi.
Così se la disoccupazione giovanile oggi è al 30 % in futuro salirà ultriormente e non di poco perché anche i posti che i giovani potrebbero occupare resteranno bloccati dai lavoratori che non potranno andare in pensione.
L’innalzamento dell’età pensionabile oltre i livelli già oggi raggiunti finirebbe con il diventare un boomerang contro i giovani. Basta guardare a quanto accade nell’Università. Il pensionamento a 70 anni (e oltre) dei professori universitari ritarda, e non poco l’entrata dei soggetti più giovani nell’insegnamento.
L’Italia può decidere diversamente da quanto chiesto dalla Bce e da altri ma per farlo deve affrontare di petto la questione del debito, altrimenti la sovranità nazionale verrà meno.
Gli ispettori chiesti da Berlusconi sui conti italiani e quelli inviati anche senza richiesta per controllare l’attuazione degli impegni sono un primo passo in questa direzione.
Questa deriva va fermata prima possibile, altrimenti potrebbe essere troppo tardi e il presupposto è che questo Governo se ne vada.
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