Gianna Lai
Vieni o maggio t’aspettan le genti/ ti salutano liberi i cuori/ dolce pasqua dei lavoratori/ vieni e splendi alla gloria del sol.
Clara Murtas ha chiuso l’altro ieri il suo bel concerto, ‘Nelle mie corde’, con questo note dell’anarchico Piero Gori, scritte in carcere nel 1892, sull’aria di ‘Va pensiero’. E il pubblico dell’Ersu ha cantato con lei, ben lieto di essere coinvolto direttamente nello spettacolo. Perchè la voce e le canzoni di Clara emozionano quando danno vita a personaggi e luoghi indimenticabili, sempre presenti nella cultura e nel sentire popolare. Ritornano i canti storici del movimento socialista e anarchico, e di quello risorgimentale, in una interpretazione nuova, originale, esito certamente della ricerca cui Clara ha praticamente dedicato tutta la vita. E che oggi ha voluto ancora collocare in un percorso ‘a margine dell’Unità d’Italia’, accompagnata semplicemente dalla sua chitarra. La canzone popolare nell’esperienza con i grandi, come Rosa Balistreri, Giovanna Marini, Matteo Salvatore, e nella partecipazione alla vita del Canzoniere del Lazio, di cui Clara è stata la voce solista dal 1976 al 1979. La canzone popolare nell’incontro fra culture diverse in continuo sviluppo: la ricerca di Clara parte da qui e non si è ancora conclusa. Si capisce quando canta ‘E’ una lunga catena’, o ‘Li pirati a Palermo’, oppure ‘Don Nicola si diverte’, quando intreccia la canzone popolare e la ballata folk con la protesta dei canti anarchici. Con i versi che testimoniano della partecipazione popolare ad avvenimenti decisivi per la storia dei movimenti democratici, ad esempio ‘Dimmi bel giovane’ e la Comune di Parigi, l’Inno dell’albero’ e la Repubblica di Genova del 1797, ‘Venezia che sei la più bella e la Repubblica cittadina del 1848. E la ricostruzione storica diventa sempre più ampia e precisa con i canti su Carmine Crocco, brigante del periodo risorgimentale, Lorenzo Panepinto ucciso dalla Mafia nel 1911, per arrivare fino ai baraccati di Roma del 1970. Clara infatti riprende la chitarra e insieme racconta la storia di quei pezzi, li colloca nel contesto del periodo in cui son stati scritti, e parla di quando la canzone popolare li ha di nuovo reinterpretati negli anni settanta. E parla dell’impegno e delle speranze di quel tempo, che ha segnato il recupero di un immenso patrimonio culturale, sempre arricchito dalla vena creativa di interpreti ed artisti. E’ successo anche per ‘Procurad’e moderare’ del Mannu, il canto degli oppositori sardi, dice Clara, e per ‘S’imbrogliu’ di Asara Sanna, da lei direttamente rielaborato e presentato all’inizio del Recital.
Il pubblico alla fine ha molto apprezzato e applaudito la riproposizione di questo repertorio da parte di un’artista di valore come Clara Murtas, che con la sua bella voce da folksing sa come valorizzare testi e musica, sa come entrare nelle ‘corde’ anche di ascoltatori semplicemente appassionati. Ecco da dove nasce spontanea allora la convinzione che sarebbe importante proseguire su questa strada, continuare ad affiancare il canto allo studio e alla ricerca, per ridare forza a una cultura mai venuta meno nel nostro paese, sempre viva anzi nella tradizione popolare, sempre viva tra chi non si rassegna e continua a ragionare con la propria testa.
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