Pasquale Alfano
L’altra sera il Teatro Massimo, al completo per assistere alla proiezione del docu-film di Fiorella Infascelli “Pugni chiusi”, recentemente premiato alla Mostra del cinema di Venezia, ha vissuto una serata eccezionale.
Nel film si racconta la lotta degli operai Vynils di Porto Torres, in cassa integrazione ed a rischio licenziamento per la chiusura definitiva dello stabilimento. Operai e famiglie, per manifestare la loro protesta, hanno occupato l’isola dell’Asinara, ribattezzata “Isola dei cassintegrati”, incarcerandosi volontariamente.
Al termine della proiezione il pubblico presente è esploso in un lunghissimo applauso, segno tangibile della vicinanza, dell’affetto, della condivisione e partecipazione alla lotta degli operai ed a tutto ciò che nel film veniva raccontato e rappresentato. Segno, anche, che i sardi hanno capito e condiviso quella lotta che si sono resi conto, moltissimi anche sulla loro pelle, di quali difficoltà, di quali drammi e di quali condizioni di disagio i lavoratori vivono di fronte a questa evenienza.
Alcune brevi condizioni che voglio fare: il film è stato per me uno spaccato di tristezza, a volte di vera e propria disperazione ma, al contempo, di grande dignità dei lavoratori nel difendere le loro sacrosante ragioni.
Quello che nel film non è apparso è la presenza di quei soggetti, sindacati o partiti, che avrebbero dovuto dare sostegno, aiuto, solidarietà, condivisione e partecipazione alla protesta. Insomma non si è vista quella “copertura” , quella presenza, che pure in realtà in alcune occasioni c’è stata, di chi, per sua missione, deve difendere e sostenere i diritti dei lavoratori per il mantenimento e la salvaguardia del tessuto industriale del territorio.
Non so se questa sia dipesa da una scelta degli autori, tuttavia è un fatto che fa riflettere.
Emergeva, invece, un sistema di solidarietà che si manifestava con l’invio di viveri da parte di commercianti, panettieri e semplici cittadini. E questo è stato, certamente, un fatto importante.
Mi ha molto colpito sentire l’operaio Marongiu che, all’inizio del film dice che “ Mi manca Berlinguer” o quando afferma che “ La sinistra è quella che può e deve difendere i diritti dei lavoratori, non è certo la destra che può fare questo”.
Mi sono chiesto: “ ma chi difende oggi i lavoratori, il lavoro e la sua insostituibile funzione nel sistema economico e sociale?”.
Assistiamo, quotidianamente, ad una espropriazione dei diritti spacciando questa come politica riformista; sentiamo pontificare da più parti che bisogna competere, innovare, essere flessibili, come se in Italia da ormai più di vent’anni nel mondo del lavoro non fossero state introdotte nuove e più pesanti norme organizzative che hanno contribuito ad annullare alcune fondamentali conquiste dei lavoratori. Non voglio parlare di ciò che teorizza l’A.D. della Fiat Sergio Marchionne per spiegare ciò che si vuole raggiungere è quello di avere mano libera nel mercato del lavoro per decidere unilateralmente e condizionare, così, la vita dei lavoratori.
Io, molto modestamente, vorrei dire a questi operai che quello che loro hanno fatto, e continuano a fare, anche se, malauguratamente, la loro vicenda si dovesse concludere negativamente con la chiusura dello stabilimento, è di notevole importanza e di grande esempio e speranza per tutti noi, ma soprattutto per le nuove generazioni. E’ importante tenere vivo questo sentimento di lotta per l’affermazione della propria dignità e per l’affermazione dei diritti individuali e collettivi.
Del resto sono le stesse scene finali del film che mettono in evidenza questo, quando si vede l’operaio più anziano discutere con quello più giovane. Un vero segno di passaggio del testimone per la prosecuzione di un processo di rinnovamento, di trasferimento di saperi e garanzia di continuità.
Malgrado ciò che ognuno di noi può pensare, la lotta, la protesta, la manifestazione pacifica delle proprie opinioni hanno consentito di far avanzare processi di emancipazione che, specie per i ceti sociali più poveri e più disagiati, hanno rappresentato l’affermazione della dignità personale e di guardare al futuro con rinnovato impegno.
A queste persone si può solo dire: GRAZIE!
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