Alfiero Grandi
La Commissione europea ha rotto gli indugi e ha deciso di proporre una direttiva per introdurre la Tassa sulle Transazioni Finanziarie. E’ una novità di grande rilievo. Finora la Commissione e gli altri organi europei per affrontare la crisi hanno adottato misure sostanzialmente difensive, per quanto importanti. Anche il fondo chiamato salvastati ha queste caratteristiche. Mentre la Tobin tax, nell’attuale versione di Tassazione delle transazioni finanziarie internazionali, è anzitutto una misura di regolazione dei mercati finanziari internazionali e quindi ha un forte carattere innovativo. La proposta è in campo da decenni. E’ vero che ci sono verità che tardano a farsi largo. Tuttavia in questo caso già la crisi finanziaria dell’Argentina e gli attacchi speculativi che in passato hanno spinto alla svalutazione la sterlina, la lira, il rublo e tante altre monete avevano segnalato che il turbo capitalismo finanziario doveva essere regolato, pena guai molto seri. Non essendoci le regole sono arrivati puntualmente i guai e dalla fine del 2007 siamo entrati in una crisi finanziaria mondiale senza precedenti, se non quello del 1929.
Le attività finanziarie sono cresciute oltre l’immaginabile, raggiungendo il folle livello di 8/9 volte il Pil mondiale. Le attività finanziarie per almeno il 90 % non hanno alcun rapporto con attività economiche reali sia produttive che nei servizi che nel lavoro intellettuale e culturale.
Parafrasando Sraffa si potrebbe dire che siamo di fronte alla produzione di denaro attraverso denaro. Ciò non toglie che gli effetti delle crisi finanziarie sono concretissimi, perché se il meccanismo si inceppa ne risentono le attività reali e l’economia si blocca, i redditi medio bassi vengono colpiti pesantemente.
Per questo gli Stati sono intervenuti per salvare banche e mondo finanziario, svenandosi. Purtroppo si è perso tempo e passato qualche tempo senza che venissero introdotte regole, divieti, controlli, tutto è tornato come e peggio di prima. Ne ha parlato recentemente Padoan, capo economista dell’Ocse.
Gli Stati hanno perso tempo e le attività finanziarie hanno rapidamente ripreso le antiche abitudini, al punto da mordere le mani (degli Stati) che le avevano salvate. Infatti hanno messo sotto attacco i cosiddetti debiti sovrani degli Stati, aumentati proprio per salvare le banche. Sono tornati gli emolumenti principeschi per i manager e la speculazione va a mille, a cui va aggiunta la pressione per tagliare la spesa pubblica e quindi addossare le conseguenze della crisi alla collettività con tagli allo stato sociale e aumento della tassazione. La ripresa non c’è perché sono state drenate le risorse necessarie per promuoverla e quindi l’avvitamento della crisi è destinato a proseguire fino a che non ci sarà qualcosa di nuovo.
La Tobin tax è una novità importante perché consente di conoscere le transazioni finanziarie, sfatando il mito della loro incontrollabilità. Già nel periodo 2001/2006 come relatore di minoranza (la destra era al Governo) alla Camera dei deputati ho avuto occasione di approfondire l’argomento. La tesi che conoscere i movimenti finanziari era impossibile è destituita di fondamento, come risulta dagli atti delle audizioni fatte all’epoca dalla Camera.
Conoscere per governare è un principio fondamentale. La tassazione prevista per la TTF è bassa. Vedremo meglio cosa propone la Commissione europea dopo i passaggi previsti con parlamento e parti sociali, tuttavia anche un’aliquota minima è un forte disincentivo per la speculazione finanziaria. Chi specula muove il denaro continuamente, chi investe sta fermo per lunghi periodi e non teme la Tobin tax. Ne fu testimone Pasquale Pistorio alla Camera, all’epoca Amministratore della Sgs, che dimostrò con i conti che si trattava per un’azienda fortemente innovativa di ben poca cosa, mentre dava garanzie contro una concorrenza speculativa.
Certo, la TTF come tutte le tasse produce anche entrate per le casse pubbliche. Risorse che di questi tempi potrebbero essere utilmente impiegate per aiutare la ripresa e l’occupazione, senza dimenticare la cooperazione con le aree più povere del mondo, oggi in grande sofferenza.
Si parla molto di bond europei per aiutare la ripresa. Proposta giusta. La Tobin tax potrebbe costituire il primo provento finanziario per una politica europea di ripresa.
Si era anche pensato di usare i proventi della Tobin per finanziare un fondo speciale a cui attribuire tutto l’extra debito pubblico degli Stati generato dalla crisi finanziaria, lasciando agli Stati il compito di continuare il risanamento intrapreso precedentemente.
Qualunque sia la scelta senza dubbio la Tobin tax metterà a disposizione dell’Europa almeno 50 miliardi di euro l’anno.
C’è chi si preoccupa del rapporto con i mercati dei capitali che non l’applicano. A parte che in Inghilterra le transazioni hanno già una tassazione, ora il problema è avviare una regolazione complessiva dei mercati finanziari.
Questo è l’aspetto principale e quindi è giusto porre il problema a livello mondiale e si potrebbe adottare il meccanismo del trattato per adesione, in modo da non bloccare la situazione in attesa della “ruota di scorta”. Questo meccanismo istituzionale è alla base del Wto e dell’accordo di Kyoto, per dire di 2 situazioni molto diverse tra loro.
Da Tobin tax europea a Tobin mondiale: è un passaggio necessario per avviare la regolazione dei mercati finanziari.
E’ chiaro che la Tobin tax da sola non basta. Occorre definire un sistema più ampio di regolazione della finanza mondiale perché purtroppo non c’è stata un’adeguata reazione degli Stati dall’inizio della crisi. Gli Usa hanno fatto qualcosa all’interno ma nulla all’esterno per regolare i mercati finanziari. Certo il 2014 è ancora lontano. La Tobin tax tarderà ancora, tuttavia propongo di vedere il lato positivo: almeno si inizia dopo anni di inattività.
Non possiamo dimenticare il ruolo negativo del Governo italiano.
Tremonti ha dedicato le prime 10 pagine della sua relazione alla finanziaria del 2004 per tentare di stroncare la Tobin tax, proposta all’epoca da Attac con una legge d’iniziativa popolare e da 100 deputati che l’hanno firmata e imposta alla discussione parlamentare. Tremonti non ha convinto in Italia ma è riuscito a tirare il freno in Europa, dove perfino Sarkozy e la Merkel hanno iniziato a parlarne, fino alla decisione attuale. In verità la Tobin tax era già stata introdotta con legge in Francia e Belgio da Governi di sinistra, con la clausola che sarebbe entrata in vigore quando almeno 6 Stati europei l’avessero adottata.
In questo quadro il 2° Governo Prodi aveva inserito la Tobin tax nel suo programma ma non è riuscito a farla approvare, perché è durato troppo poco e anche perché non mancavano i frenatori che hanno fatto perdere tempo.
Ora, finalmente, l’Europa ha deciso, sia pure sull’onda di una crisi gravissima.
E’ uno dei pochi provvedimenti europei che non hanno un’impronta liberista, infatti la Bce aveva espresso parere contario.
Guai se si dovesse fermare questa iniziativa, che parla di controllo e di regole per i mercati finanziari e dell’esigenza di ridare alla politica il ruolo che le spetta per evitare che l’economia attuale diventi preda della rapina da parte delle centrali finanziarie e gli Stati ostaggio dei fondi finanziari e delle Agenzie di rating che sono il corno che ne scatena la caccia.
Per una volta, viva l’Europa che ha avviato un percorso innovativo. Si può e si deve migliorare, ma almeno si inizia.
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