Gesuino Muledda
Il voto dell’altro giorno in Consiglio regionale sulla riduzione del numero dei consiglieri continua ad essere oggetto di riflessione. Ecco quella di un esperto della vita consiliare e della politica regionale: il segretario regionale dei Rossomori.
Qualche considerazione su quanto è successo in consiglio regionale la scorsa settimana sulle proposta di legge per la riduzione del numero dei consiglieri regionali.
1) Il governo Berlusconi-Bossi ha adottato un decreto-legge che prevede che per le regioni che abbiano meno di 2 milioni di abitanti il numero dei consiglieri regionali sia portato a 30.
Tale decreto è stato approvato con voto di fiducia dalla sola maggioranza Pdl-Lega.
Dice il falso quel dotto consigliere regionale che afferma che il Parlamento italiano ha recato un attacco allo statuto della Sardegna. E’ stato il governo Berlusconi-Bossi ma lui è alleato in Sardegna di Berlusconi e non vuole che la gente lo capisca.
2) La commissione autonomia del consiglio regionale, unificando più proposte di legge, ha avanzato all’aula per l’approvazione un testo di modifica dello statuto che diceva: il numero di 80 consiglieri è modificato in 50 consiglieri. La commissione ha votato all’unanimità.
3) Il consiglio regionale ha modificato il testo e ha scritto che il numero dei consiglieri regionali, attraverso la futura legge statutaria, può essere determinato in riduzione da 80 sino a 50, quindi anche a 79. La proposta è stata del capogruppo dell’UDC ed è stata votata dalla maggioranza e almeno da sei franchi tiratori di centro-sinistra. Questa è la cronaca
La riduzione del numero dei consiglieri è stata argomentata con la necessità di ridurre i costi della politica. Cosa sacrosanta. Ma la motivaziona che sente di più l’opinione pubblica è quella di rendere le istituzioni efficienti ed efficaci.
Rossomori si riconosce in entrambe le argomentazioni. Per questioni di merito; ma soprattutto perché l’opinione pubblica democraticamente formata attraverso i mezzi di informazione e attraverso i dibattiti nel corpo dei militanti dei partiti e dei movimenti va rispettata.
La legittimazione democratica della rappresentanza sta in questo rapporto. In altre parole, non esiste una delega agli eletti che, rinchiusi all’interno delle istituzioni, possono decidere ignorando il comune sentire della gente.
In consiglio regionale, a fronte di una sbandierata decisione di ridurre il numero dei consiglieri, ha prevalso la linea della autoconservazione.
Più numeri, maggiore probabilità di essere eletti. E si è detto però che con 50 consiglieri non sarebbero rappresentati territori deboli e i piccoli partiti. E che prima bisogna fare una legge elettorale e la legge statutaria.
Questa legislatura nelle dichiarazioni programmatiche dell’alleanza di centro-destra e sardisti era nata con l’annuncio roboante di legislatura delle riforme. Non ci sono proposte né per la legge elettorale nè per la legge statutaria né si è fatto un passo avanti verso la riscrittura dello statuto. Nonostante sia passato un anno dall’impegno unitario del consiglio regionale.
La vera verità che noi cerchiamo di dire, un po’ troppo soli, purtroppo, è la seguente i consiglieri regionali hanno avviato una procedura di riforma costituzionale senza definire la riduzione del numero dei consiglieri per allungare i tempi rinviando la definizione alla successiva legge statutaria. L’obiettivo è di far trascorrere il tempo e arrivare alle prossime elezioni con 80 consiglieri. La rappresentanza dei territori deboli e dei piccoli partiti sono risolvibili perfettamente con la legge elettorale, che nessuno però a proposto.
Nel frattempo, però i senatori sardi del partito democratico hanno presentato una proposta di legge costituzionale per ridurre il numero dei consiglieri a 50. Perché, altrimenti, varrebbe la proposta del governo Berlusconi- Bossi che ne riduce il numero a 30.
E quindi la procedura di revisione statutaria è sostanzialmente avviata. Per cui questi grandi strateghi che siedono in consiglio regionale hanno solo dato dimostrazione di voler curare i propri piccini interessi e, anche, di non saperlo far bene. Come capita a chi antepone se stesso agli interessi generali.
Infine: il capogruppo di SEL Luciano Uras dichiara:” prendo atto che il presidenzialismo non consente di attuare le riforme.”
Ci saremmo aspettati che avesse dichiarato guerra alla proposta, trasversalmente maggioritaria in consiglio regionale, che prevede un ritorno alla forma di governo parlamentare. Cioè all’abolizione dell’elezione diretta del presidente della regione e alla sua elezione invece da parte del consiglio regionale all’antica insomma.
Non si capisce ancora perché il segretario regionale di SEL continui a proporre, secondo il Vangelo di Vendola, le primarie per la candidatura del presidente della regione.
Probabilmente la maggioranza trasversale che vuole questa soluzione ha deciso che gli eletti possono fare e disfare quanto gli pare, a prescindere dalle linee politiche dei partiti e, come troppo spesso accade predicando partecipazione e democrazia e sbeffeggiando il popolo sovrano.
Manichedda dice che tutto quanto è accaduto e che abbiamo fedelmente riportato darebbe credibilità all’alleanza sovranista.
Noi ancora una volta ripetiamo che la subalternità più umiliante della giunta Cappellacci e Sardista verso il governo Berlusconi-Bossi è il maggiore ostacolo a una qualsiasi possibile alleanza del PSd’Az con il centro sinistra.
E che la maggioranza nata dal peggiore berlusconismo reca la responsabilità, in tutte le sue componenti, dei disastri compiuti in questi due anni e mezzo
Rossomori è per una politica, per un programma e per un’alleanza alternativa. Alternativa al centrodestra-sardista.
1 commento
1 Emigrau
4 Ottobre 2011 - 16:05
Il punto nodale non e´ il numero bensi´ lo scandalo dello stipendio. Basterebbero 5000 euri al mese invece di 10000 e senza vitalizio ed allora i conti tornerebbero!
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