Alfiero Grandi
Incidente nella centrale nucleare a Marcoule, in Francia. La centrale è a soli 257 chilometri da Torino, ci riguarda da vicino.
Per ora viene escluso il rilascio di radiazioni nucleari, speriamo che sia proprio così. Naturalmente ognuno di noi si augura che non ci sia rilascio di sostanze radioattive. Purtroppo contrasta con l’ottimismo delle versione ufficiale di Areva, che gestisce la centrale che lavora anche il pericolosissimo plutonio, la prudenza della Prefettura e dei Vigili del Fuoco che precisano che fino ad ora non ci sono stati rilasci, ma evitano di dare rassicurazioni infondate.
L’incidente in Francia riporta alla mente quanto ha dichiarato il Governo giapponese nei giorni scorsi e cioè che il cesio radioattivo 137 rilasciato dalla centrale di Fukushima dopo l’incidente è 168 volte quello rilasciato dalla bomba di Hiroshima.
L’incidente in Francia ripropone anche per l’Italia il problema del nucleare.
Certo il referendum sul nucleare del 12/13 giugno scorso ha deciso che non verranno costruite nuove centrali in Italia, ma in Europa restano molti problemi perché la centarli ci sono in molti paesi.
E’ vero che la Germania ha deciso di uscire dal nucleare entro il 2022, ma il Presidente Sarkozy guida lo schieramento che in Francia non vuole sentire ragioni e vorrebbe confermare la tradizionale scelta nucleare. Per fortuna il Partito Socialista Francese ha inserito nel suo programma per le Presidenziali del 2012 il superamento del nucleare, sia pure con molta gradualità. Per la situazione politica francese è una svolta di non poco conto perché la prima volta che un grande partito si presenta con questa posizione.
Il Governo italiano, che ha fatto di tutto per imbrogliare i cittadini sul nucleare, ha dovuto prendere atto del voto massiccio delle elettrici e degli elettori italiani nel referendum e quindi il nostro paese non tornerà alle centrali nucleari. Tuttavia ci sono Ministri che con le loro dichiarazioni contraddicono il risultato del referendum e quel che è peggio il Governo nel suo insieme non fa nulla per porre il superamento del nucleare a livello europeo.
Dopo il referendum del giugno scorso si pongono almeno tre questioni.
La prima è la gestione delle scorie radioattive (comprese le centrali dismesse) ereditate dalla precedente avventura nucleare e da quel tanto che producono tuttora la medicina e la ricerca. Il rpoblema è del tutto irrisolto.
La seconda è l’esigenza di chiedere una decisione a livello europeo per escludere le centrali nucleari dal nostro continente e in questa direzione il Governo italiano dovrebbe farsi interprete della volontà dei cittadini del nostro paese espressa con il referendum. Mentre il Governo sembra essere in una totale confusione, come provano anche le dimissioni del prof. Veronesi dalla Presidenza dell’Agenzia per la sicurezza. Nell’immediato il Governo deve pretendere tutte le informazioni necessarie per fare conoscere la verità alla popolazione sull’incidente in Francia e sulle eventuali misure da adottare con tempestività.
La terza è avanzare una proposta di politica energetica in Italia che, partendo dall’esclusione del nucleare, prepari un’alternativa sull’energia fondata su efficienza e risparmio e produzione da fonti rinnovabili. Con l’obiettivo di sostituire entro il 2050 l’80 % dell’energia prodotta da fonti fossili, come ha già deciso di fare la Germania.
Tra qualche settimana il nostro paese dovrà decidere la conferma delle misure di risparmio energetico che consentono la detrazione fiscale al 55 % che scade a fine anno. Il Governo ha già tentato di ridurla, come ha tentato di ridurre ulteriormente gli incentivi al fotovoltaico ed è esattamente il contrario di quanto c’è bisogno. Le difficoltà finanziarie potrebbero essere l’alibi per cercare di affossare queste importanti misure.
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