Red
L’Associazione famiglie di militari uccisi: ed il Comitato sardo Gettiamo le Basi riprendono l’iniziativa e chiedono verità e giustizia per gli uccisi da veleni di guerra e di poligono. Ecco il loro comunicato.
Lo scorso 15 luglio abbiamo avanzato precise richieste al rappresentante del Governo mirate a stroncare l’epidemia di tumori e alterazioni genetiche che imperversa nei teatri di guerra e nei poligoni che opprimono la Sardegna. Fino a quando non avremo atti concreti che formalizzano strumenti adeguati e percorsi credibili saremo in piazza il 15 di ogni mese.
Il Ministero della Difesa e il Governo, supportati dalla stragrande maggioranza trasversale del ceto politico, persistono scandalosamente nella volontà d’ignorare i troppi uccisi dalla “sindrome del Golfo-Balcani” che imperversa nei teatri di conflitto e tra la popolazione civile e militare esposta alle “polveri di guerra” prodotte dai poligoni che opprimono la Sardegna.
La strage e il disastro ambientale causati dal Poligono Interforze Salto di Quirra sono emersi con la drammatica forza dell’evidenza, non sono più occultabili.
Persiste l’osceno muro di silenzio sugli omicidi di miliari e civili perpetrati nei poligoni di Capo Teulada e Decimomannu-Capo Frasca.
E’ anacronistico, depistante e narcotizzante il ritornello stantio che invoca nuove indagini epidemiologiche, accertamenti ambientali infiniti, dimostrazioni scientifiche del nesso diretto causa/effetto tra patologie e inquinamento bellico. I lavori di due Commissioni Parlamentari d’Inchiesta, durati tre anni (2005/08), hanno equiparato i poligoni della Sardegna ai teatri di guerra, la popolazione che vive nei pressi dei poligoni ai militari inviati nei teatri di guerra; hanno riaffermato l’obbligo del principio di precauzione sancito dalle norme italiane, europee e internazionali; hanno rilevato che il nesso causa/effetto allo stato attuale della scienza non può essere escluso e non può essere dimostrato, quindi, fino a prova contraria, la responsabilità dei morti e dei malati, “dati inoppugnabili”, ricade sull’Amministrazione Difesa ….almeno la responsabilità economica, il riconoscimento della responsabilità penale è ancora tutto da conquistare.
Non è più tollerabile la commedia confezionata per sedarci e per eludere le responsabilità, in scena da oltre un decennio, che ha ripreso a blatterare di nesso diretto causa effetto, si affanna tra negare l’evidenza e scovare grottesche cause e concause che offendono la comune intelligenza e soprattutto le famiglie degli uccisi e la loro memoria (vaccini, alcool, fumo, finanche l’incestuosità “congenita” dei sardi).
E’ indilazionabile l’adozione da parte del ministro alla Difesa e del Governo delle misure atte a spezzare la catena di morte e sofferenze. Nel Pisq sappiamo di 28 militari e circa 50 civili colpiti dalla “sindrome di Quirra”; a Capo Frasca contiamo 6 militari colpiti, a Teulada 11 militari e 41 civili. I numeri sono decisamente in difetto, sottostimati, non esaustivi, sono solo quelli che conosciamo.
ESIGIAMO:
* Sospensione immediata delle attività dei tre grandi poli militari della Sardegna dove si sono registrate le patologie di guerra;
* Evacuazione urgente dei militari in servizio nel Poligono Interforze Salto di Quirra, ormai tristemente noto come il poligono della morte;
* Allontanamento dei militari esposti alla contaminazione bellica dei poligoni di Capo Teulada, Decimomanno-Capo Frasca;
* Ripristino ambientale e messa in sicurezza delle aree contaminate a terra e a mare;
* Risarcimento ai malati e alle famiglie degli uccisi del danno (irrisarcibile!) della perdita della salute e della vita.
* Risarcimento al popolo sardo del danno inferto al territorio.
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