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L’area archeologica
La grandiosa necropoli preistorica di Montessu, ubicata a circa 2 Km. a Nord-Ovest di Villaperuccio, sulle pendici meridionali del rilievo di Sa Pranedda (261 mt.), si estende per oltre un chilometro su un tavolato trachitico a coronamento di un ampio anfiteatro naturale di straordinaria bellezza. Il sito si sviluppa in due zone distinte: la prima grande conca, detta “Su Crabi”, ed una seconda, più a monte ma in continuità geomorfologia, detta “Su Cungiau de Pittanu”. L’area archeologica, di grande interesse anche sotto l’aspetto naturalistico, domina dall’alto la grande pianura attraversata dal Rio Palmas, che sfiora il moderno abitato di Villaperuccio e che, un tempo, alimentava il villaggio preistorico di S’Arriorgiu e i fertili campi verso lo sbocco sul mare, ad Ovest.
La necropoli, scoperta e scavata sin dagli anni ’70 del secolo scorso dal Prof. Enrico Atzeni dell’Università di Cagliari, con la stretta collaborazione di Remo Forresu, e tuttora oggetto di indagine scientifica, costituisce senz’altro una delle aree archeologiche di maggior interesse nell’isola sia per la sua monumentalità, sia per l’importanza che essa assume nello studio dei rituali e delle tipologie funerarie delle genti che abitarono la Sardegna prima dell’avvento del Nuraghe.
Le domus de janas
Si tratta di una quarantina di “ domus de janas”, le tipiche grotticelle artificiali neolitiche sarde, disposte a gruppi sulle facciate alte dell’anfiteatro naturale: il primo gruppo (domus 1-13) è ubicato nella zona Est-Sud-Est della conca, subito visibile una volta percorsa la bella scalinata in pietra che permette l’accesso al sito; il secondo gruppo (domus 14-23), denominato “Is Tuttoneddus”, è costituito da una sequenza di piccole tombe ricavate sul costone trachitico settentrionale dell’anfiteatro; il terzo (domus 24-28) è situato lungo le pareti della seconda conca più a monte, a Nord-Ovest della prima; il quarto gruppo (domus 29-35), infine, è localizzato nella facciata occidentale dell’anfiteatro.
Le domus de janas sono mono o bicellullari, anche con ingresso “a pozzetto”, costituite da vani quadrangolari a sviluppo longitudinale, oppure da celle ad andamento curvilineo, “a forno”, per lo più con anticella reniforme, alcune delle quali si caratterizzano per la presenza di nicchioni perimetrali, a “trifoglio”, sollevati rispetto al pavimento della cella; si accede all’a mbiente funerario tramite finestrelle a rettangolo verticale molto ben intagliate, quasi sempre precedute da corridoi scavati nella roccia trachitica. Accanto a queste tombe “semplici” si trovano le cosiddette “Tombe Santuario”, tre monumentali domus (la 7, detta “Sa Grutta de is Proccus”, la 10 e la 33, detta “Sa Cresiedda”) costituite da un ampio padiglione ricavato nella fronte rocciosa esterna con, al centro, il portale d’ingresso alto e largo due metri, che immette in un grande ambiente rettangolare, ortogonale rispetto all’asse della tomba, alto circa due metri, a soffitto piano, con un focolare rotondeggiante scavato al centro del pavimento, che si connette a sua volta con una vasta camera di fondo di forma semiellittica, con soffitto “a forno”. Nelle tombe n. 7 e n. 33 (che si fronteggiano sui due lati dell’anfiteatro), la spessa parete che separa questi due ultimi vani presenta tre aperture: due laterali molto grandi, simmetriche, rialzate rispetto al piano della cella (probabilmente pertinenti ad un’utilizzo posteriore), ed un portello centrale, in basso tra le prime due, posto al livello del pavimento, che in una tomba (la n. 33) è fiancheggiato da due colonne cilindriche risparmiate nella roccia, staccate di qualche cm. dalla parete. Un ricco sistema di dromoi (corridoi d’accesso), recinti e allineamenti megalitici di tecnica ortostatica o ciclopica, piccoli menhir sacrali, posti sulla fronte delle tombe, interessa l’intera area cimiteriale, che comprende anche una sepoltura ad “ allée couverte” (galleria coperta), ubicata di fronte alla tomba n. 13.
Le decorazioni e la datazione
In varie domus sono state ritrovate decorazioni graffite quali festoni, motivi a spirali, linee spezzate, cerchielli e triangoli, poi corna e protomi taurine in bassorilievo, larghe bande dipinte in ocra rossa e gialla e, infine, alcune straordinarie silhouettes, scolpite in negativo, della Dea Madre mediterranea, nello schema geometrico delle statuine litiche cruciformi tipo “Senorbì”, di cultura “Ozieri”. Si tratta delle espressioni artistiche di una religiosità di tipo fertilistico, che comprendeva il culto della Grande dea Madre mediterranea e del Dio Toro (divinità legate alla fertilità ed alla rinascita), in un mondo ad economia tendenzialmente agricola e pastorale.
Grazie alle ceramiche rinvenute si sono potute ricostruire le fasi cronologiche-culturali della necropoli: alla cultura di Ozieri (Neolitico Recente: 3400-2800 a.C.), a cui si deve ascrivere l’i mpianto originario delle domus, seguono le culture di Filigosa e Abealzu (Eneolitico iniziale e medio: 2800-2400 a.C.), Monte Claro (Eneolitico recente: 2400-2100 a.C.), Campaniforme (Eneolitico finale: 2100-1800 a.C.) ed, infine, la cultura di Bonnanaro (Bronzo Antico: 1800-1600 a.C.).
A breve distanza da Montessu è ubicato il già citato insediamento abitativo di S’Arriorgiu (Neolitico Recente/Finale), i cui abitanti costruirono ed utilizzarono le tombe della necropoli.
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