Genova, dieci anni dopo

12 Agosto 2011
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Valerio Onida

22 Luglio 2011 da Legalità, Informazione |

La ferita non si è rimarginata. I delinquenti in divisa sono ancora tutti in carriera. Quelli condannati se la caveranno probabilmente con la prescrizione. Nessun esponente politico ha pagato o chiesto scusa. Chi ha ordinato e coperto politicamente gli abusi è ancora al governo e al vertice delle istituzioni. Il corso della giustizia è stato sabotato in ogni modo. Uno stato che non sa riconoscere e sanzionare in modo esemplare i misfatti compiuti in suo nome non è degno di essere chiamato democrazia. Tant’è vero che la repressione violenta del dissenso non è certo un capitolo chiuso. Ma le idee e le speranze che dieci anni fa portarono in piazza centinaia di migliaia di persone sono più vive che mai.
Con questi pensieri mi avvio verso Genova.

Ed ora un articolo de Il Manifesto sulla manifestazione di Genova.

  • di Anna Pizzo 
     
  • Nessuno ha chiesto scusa

    «Un’onta sull’immagine della polizia, uno dei fatti più bui e gravi della nostra storia repubblicana», ha detto l’altra sera il presidente emerito della Corte costituzionale, Valerio Onida, in una solenne sala di Palazzo Ducale, a Genova davanti a un pubblico molto folto. Tema: le sentenze di appello contro i responsabili di ciò che avvenne, il 21 luglio del 2001, nella scuola Diaz, e nei giorni seguenti nella caserma di Bolzaneto. I fatti sono stati accertati da lunghe inchieste, ha spiegato Onida, e i responsabili individuati sopra ogni ragionevole dubbio. Però nessuno ha pagato, per ora, e forse, grazie al gioco perverso delle prescrizioni, nessuno pagherà. Anzi, per molti sono arrivate le promozioni. A cominciare dall’allora capo della polizia, Gianni De Gennaro. Sentite cosa recita la sentenza sulla Diaz in proposito: «La Corte ritiene di non obliterare la circostanza secondo cui vi è stata l’esplicita richiesta del capo della polizia» di fare quel che i poliziotti hanno fatto. Ancora Onida: «La polizia aveva organizzato una vera e propria spedizione punitiva alla Diaz per recuperare il presunto danno di immagine causato dalle violenze del giorno precedente». E ancora: «Sia a Bolzaneto che alla Diaz non si è trattato di individuare le responsabilità delle cosiddette ‘mele marce’ ma dell’intera istituzione». Tanto i giudici non hanno concesso le attenuanti generiche, dato che «non può che rimarcarsi la notevole gravità di tutori dell’ordine che si sono trasformati in violenti picchiatori… e l’enormità di tali fatti, che ha gettato discredito sulla nazione agli occhi del mondo intero».
    Le parole di Onida esprimono soddisfazione, anzi sollievo, per una verità finalmente svelata e al tempo stesso disgusto per le “falsificazioni”, le “violenze del tutto ingiustificate”, “gli arresti illegali”, “le torture”. Al punto da spingere Onida a fare ricorso alla Corte di Strasburgo per ottenere che finalmente anche in Italia venga introdotto il reato di tortura. Senza il quale viene violata la Costituzione, che all’articolo 13 sancisce l’inviolabilità della libertà personale e non ammette «forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell’autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge».
    Genova è una pagina buia, dice Onida, che chiama in causa la politica e lo stato. Se la sentenza d’appello afferma che «il capo della polizia ha richiesto una operazione illegale per riscattare l’immagine del Corpo, può essere accolta una sentenza del genere senza reagire? Eppure - conclude il Presidente emerito - non un commento, non una presa di distanza. E questa è una colpa politica: è lo Stato a non aver funzionato».
    Tra le pagine buie, ne resta una destinata a non trovare neppure un barlume di luce: è l’assassinio di Carlo Giuliani, e ieri molta gente lo ha ricordato per l’intero pomeriggio in piazza Alimonda. Pure, a distanza di tempo, anche i giudizi politici sembrano farsi più netti. Come quello dell’allora sindaco, Giuseppe Pericu, che al Secolo XIX ha detto che sui fatti della Diaz e di Bolzaneto «sarebbe bene che oggi lo Stato chiedesse scusa». Ma dove era lo Stato dieci anni fa e dov’era la politica? E potrà «l’onda lunga della democrazia insorgente» (era il titolo di un incontro di Democrazia km zero che si è tenuto ieri mattina), che ha preso la rincorsa dieci anni fa, violare l’omertà, il cinismo, con cui lo Stato ha sequestrato in una “zona rossa” la verità sul 2001?

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