I “costi della politica” e l’idea di abolire le Province

12 Agosto 2011
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Valerio Onida

Da Corriere.it del 12 luglio 2011

Da qualche tempo, in nome della necessità di ridurre i “costi della politica”, ha ripreso vigore l’idea di abolire le Province come enti locali. Ma davvero sarebbe una buona idea? Naturalmente non basta l’argomento che le Province “costano”. Tutte le istituzioni “costano”. Il problema è se “servono”.
Le Province “enti inutili”? E’ vero che alla Costituente si era pensato che la creazione delle Regioni le avrebbe reso superflue. Ma poi l’idea rientrò; e l’esperienza successiva ha condotto viceversa ad un progressivo rafforzamento delle funzioni del livello di governo provinciale, pur dopo l’istituzione delle Regioni.
Sono lontani i tempi in cui si diceva che le Province servivano solo per strade, manicomi e assistenza agli illegittimi. Le Province continuano ad occuparsi di strade, ma le loro funzioni sono andate crescendo. Nella legge del 1990 sulle autonomie locali e nel testo unico del 2000 la Provincia è definita come l’“ente locale intermedio tra Comune e Regione,” che “rappresenta la propria comunità, ne cura gli interessi, ne promuove e ne coordina lo sviluppo”. Tra le funzioni delle Province vi sono quelle, riguardanti “vaste aree intercomunali o l’intero territorio provinciale”, nei settori della difesa del suolo, della difesa dell’ambiente, dei trasporti, dello smaltimento dei rifiuti, dell’istruzione secondaria di secondo grado. Alla Provincia fanno poi capo rilevanti funzioni di programmazione, in particolare il piano territoriale di coordinamento che determina gli indirizzi generali di assetto del territorio.

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