I santi del Sulcis: deportati e martiri

13 Agosto 2011
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Red

S. Antioco Martire

Aant’Antioco è una figura legata alle miniere della Sardegna, ai cui lavori forzati durante le persecuzioni i romani destinarono anche molti cristiani. Tra di essi si ricorda appunto Antioco, che fu inviato in esilio nella splendida isola che porta il suo nome (oggi congiunta alla terraferma con un ponte). La tradizione vuole che fosse un medico orientale che, nella prima metà del II secolo, ai tempi dell’imperatore Adriano, percorreva la Galazia e la Cappadocia prendendosi cura non solo dei corpi ma anche delle anime di quanti incontrava. Le conversioni da lui suscitate lo portarono all’arresto e all’esilio in Sardegna. Ma, anche prigioniero, la sua testimonianza cristiana fu talmente forte da aprire alla fede il cuore del soldato Ciriaco, che avrebbe dovuto essere il suo carceriere. La notizia fece infuriare le autorità imperiali che lo condannarono a morte. Prima di morire, comunque, Antioco invocò la protezione di Dio sulla Sardegna e sul suo popolo, che ancora oggi lo venera. (Avvenire)

Emblema: Palma

S. Ponziano

Ponziano, dell’antica e nobile famiglia dei Calpurni, venne eletto papa nel 230, durante l’impero del mite e saggio Alessandro Severo, la cui tolleranza in fatto di religione permise alla Chiesa di riorganizzarsi. Ma proprio in questa parentesi di pace avvenne nella Chiesa di Roma la prima funesta scissione che contrappose al legittimo pontefice un antipapa, nella persona di quell’Ippolito, restituito da un provvidenziale martirio all’unità e alla santità. Ippolito, sacerdote, colto e austero, poco incline all’indulgenza e timoroso che in ogni riforma si celasse l’errore, era giunto ad accusare di eresia lo stesso pontefice S. Zefirino e il diacono Callisto, e quando quest’ultimo fu eletto papa nel 217, si ribellò, accettando di essere lui stesso invalidamente eletto dai suoi partigiani.
Si mantenne nello scisma anche durante il pontificato di S. Urbano I e di S. Ponziano. Intanto l’imperatore Alessandro Severo veniva ucciso in Germania dai suoi legionari e gli subentrava il trace Massimino, che rispolverò gli antichi editti persecutori nei confronti dei cristiani. Trovandosi di fronte a una Chiesa con due capi, senza pensarci su spedì entrambi ai lavori forzati in una miniera della Sardegna. Ponziano è il primo papa deportato. Era un fatto nuovo che si verificava nella Chiesa e Ponziano seppe risolverlo con saggezza e umiltà: perché i cristiani non fossero privati del loro pastore rinunciò al pontificato, e anche questa spontanea rinuncia è un fatto nuovo.
A succedergli fu il greco Antero, che governò la Chiesa per quaranta giorni soltanto. Il gesto generoso di Ponziano deve aver commosso l’intransigente Ippolito che morì infatti riconciliato con la Chiesa nel 235. Secondo un’epigrafe dettata da papa Damaso, Ippolito, pur essendosi ostinato nello scisma per un malinteso zelo, nell’ora della prova “al tempo in cui la spada dilaniava le viscere della madre Chiesa, mentre fedele a Cristo camminava verso il regno dei santi”, ai seguaci che gli domandavano quale pastore seguire indicò il legittimo papa come unica guida e “per questa professione di fede meritò d’essere nostro martire”. D’altronde studi recenti porterebbero a distinguere tre diversi personaggi: un Ippolito vescovo e scrittore, un Ippolito martire romano e un terzo, autore di saggi filosofici, da identificarsi con l’antipapa contrapposto a Callisto e a Ponziano. I corpi dei due martiri, trasportati a Roma con grande onore vennero sepolti, Ippolito lungo la via Tiburtina e Ponziano nelle catacombe di S. Callisto.

Autore: Piero Bargellini

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