Ricorso al Presidente della Repubblica addio!

22 Luglio 2011
1 Commento


Giorgio Mancosu

Abbiamo già detto che la finanziaria rende difficile l’accesso alla giurisdisione, aumentando tutti i balzelli di giustizia fino all’assurdo del contributo di 4000 euro (sì quattromila) per un ricorso al Tar in materia d’appalto ed altrettanti per l’appello e altrettanti per i motivi aggiunti (le censure da aggiungere o i provvedimenti da impugnare in corso di causa). Ecco il modo nuovo del governo di risolvere i problemi della giustizia: renderla inaccessibile ai più deboli! Eppure tutti sanno che il giudice serve più al povero che al ricco, più alla persona rispettosa della legge che al prepotente, così come la legge, che se è ben fatta e s’ispira al principio di eguaglianza (art. 3 Cost.), è un’arma nelle mani dei meno forti.
Un giovane e valoroso studente ora ci segnala che anche il ricorso straordinario, il più vecchio rimedio amministrativo, gradito ai poco abbienti anche per via della sua gratuità, viene colpito da questa furia antigiustiziale. E dire che il ricorso straordinario al Presidente della Repubblica è stato visto come un prezioso strumento deflativo del ricorso al giudice nei riguardi della pubblica amministrazione. E per questo era stato anche rafforzato.
Ecco la segnalazione del nostro giurista in erba.  

E’ giunto a noi dopo quasi tre secoli di storia, resistendo alle accuse di incostituzionalità e alle critiche di chi, ciclicamente, lo ha considerato un inutile relitto, eppure il ricorso straordinario al Presidente della Repubblica, rinvigorito dalle recenti riforme, è in grado di offrire al cittadino, oggi più di ieri, una tutela effettiva e a costo zero nei confronti della pubblica amministrazione (nessun contributo unificato e non necessarietà dell’assistenza di un difensore).
Potrebbe uno Stato democratico, sebbene impegnato a fare cassa per resistere ad una crisi economica incalzante, permettersi di imporre un pedaggio alle classi sociali più povere per l’accesso alla giustizia amministrativa? Cosa resterebbe della sacralità dei principi sanciti dalla Carta Costituzionale, se per prima la pubblica amministrazione potesse andare esente da censure di illegittimità quando, la modestia del torto arrecato al cittadino o la debolezza economica di quest’ultimo, rendano impraticabile l’accesso al giudice ? Simili quesiti andrebbero rivolti al Governo che, nella bozza di manovra finanziaria appena licenziata, ha previsto l’introduzione del contributo unificato di 600 euro per il ricorso straordinario.
E’ chiaro il messaggio: non hai diritti se non te li puoi permettere…Ed una cosa è certa: la libertà si perde un pezzettino alla volta.

1 commento

  • 1 vincenzo
    28 Luglio 2011 - 12:48

    Mi pare proprio che non ci sia nulla da commentare.
    Dalle mie parti si dice: “…e ricche, e ricchezz… …e puovere… a munnezz…”.

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