Cagliari città leggibile, raccontata dagli scrittori

11 Agosto 2008
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Antonello Murgia

Da un po’ di anni assistiamo ad un proliferare a Cagliari ed in Sardegna di scrittori di qualità e di festival letterari come mai era successo in passato; anche le case editrici vanno consolidando la loro presenza grazie ad un’acquisita capacità di cogliere i prodotti interessanti e proporli sul mercato. E non si tratta di un fenomeno autarchico: da un lato le nostre librerie propongono autori di mezzo mondo, dall’altro i nostri scrittori sono molto apprezzati fuori della nostra isola, come testimoniano i premi vinti in Italia e anche all’estero. A me è capitato ripetutamente,nei mesi scorsi, di entrare in librerie del continente e di vedere (cosa prima inconsueta) autori sardi esposti in evidenza. 
L’aumento degli autori va di pari passo con un aumento delle “locations” sarde e ci capita sempre più spesso di leggere descrizioni letterarie di Cagliari e della Sardegna in genere. Così, ad un gruppo di cultori/amatori del circolo di lettori “MieleAmaro” è venuta l’idea di una “rivista antologica, un contenitore di storie, una sorta di racconto corale della Sardegna…” (Giuseppe Pusceddu, Direttore responsabile). Il primo numero è dedicato a Cagliari e contiene otto contributi originali e trecento citazioni da ottanta opere di cinquanta autori. Ne è venuta fuori una sorta di guida atipica della città, nella quale si parla di vie, piazze, monumenti e siti di pregio, musei, cucina, panorami, clima etc. con l’occhio di scrittori e viaggiatori degli ultimi due secoli. Un occhio talora appagato e talora critico, ma comunque utile a capire la città odierna e la sua evoluzione negli ultimi due secoli.
Gianni Stocchino, presidente di MieleAmaro ed infaticabile motore turbodiesel dell’associazione, nel concludere l’introduzione alla rivista fa presente che “…la consapevolezza di aver voluto, con questo lavoro, dare innanzitutto voce al grande amore per la nostra città e per i libri, senza nessuna altra credenziale che lo status di appassionati cagliaritani e lettori, ci aiuta a valutare con minore enfasi il valore letterario ed editoriale di quanto abbiamo prodotto. Che si propone al lettore senza pretese di voler insegnare qualcosa, con il solo intento di trasmettere, in maniera quanto più possibile coinvolgente, e speriamo con spunti di interesse e di divertimento, la voglia di conoscere Cagliari, gli autori e i libri che l’hanno raccontata”. Da appassionato cagliaritano e lettore privo delle competenze del critico, mi permetto di dire che anche il valore letterario mi sembra assolutamente apprezzabile: gli autori sono riusciti a trasmettere impressioni e atmosfere; leggendo di Marina, ad esempio, mi sembrava di sentire anche gli odori tipici del quartiere. Insomma, forse la mia cagliaritanità inficia l’obiettività, ma è stata una lettura piacevole ed emozionante.
Una breve spigolatura per dare un’idea dell’opera: sentite come Edoardo Scarfoglio descrive “Casteddu” (in Capitan Fracassa, a III, n. 140, 21 maggio 1882): “Città mezzo sarda, mezzo continentale, mezzo montanara, mezzo marinara […] la città vecchia guarda dall’alto tutta nera, appoggiata alle torri pisane; la città nuova striscia in basso e si sparpaglia e si raggomitola nel riverbero bianco della calce percossa dal sole. Dai bastioni fremono i pennacchi verdi delle acacie, fioriti di grappoli bianchi”.
E Thomas Munster, pilota tedesco precipitato col suo aereo in Ogliastra durante la seconda guerra mondiale, che descrive la passeggiata (che lui chiama corso) in via Roma: “A Cagliari il corso si svolge, per lo più, in via Roma, che corre lungo il porto e il cui marciapiede è occupato per tutta la sua lunghezza da un portico. Una cosa non mi è chiara: questo portico, durante il giorno, è usato dalla gente perché ci si può passeggiare all’ombra e la fiumana delle persone lo percorre per tutta la sua lunghezza; il corso, invece, non tiene in nessun conto una metà del percorso. In un punto stabilito, tutti i partecipanti al corso svoltano. Il portico prosegue, l’illuminazione è la stessa, come pure la pavimentazione; caffè e negozi illuminati si trovano sia da una parte sia dall’altra e, in entrambe le metà del portico, camerieri cortesi attendono i clienti serali con la medesima servizievole disponibilità. Il corso, però, gira in un punto preciso. Spesso, per ore, mi sono fermato nelle vicinanze per tentare di capire in che cosa questo punto si differenziasse da ogni altro qualsiasi del portico. Per nient’altro si distingueva, se non perché i partecipanti al corso serale qui non proseguivano”.
La rivista costa 9 € ed è edita dalla CUEC che ha avuto il merito di credere nella bontà dell’iniziativa e di supportarla efficacemente.

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