Quando non studiare diventa una libera scelta

8 Luglio 2011
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Marco Imarisio

Da Il Corriere della Sera – 21 febbraio 2011 – pag. 23 un intervento sul libro-provocazione della Professoressa Paola Mastracola sul tema
È SEMPRE GIUSTO INSEGNARE A CHI NON VUOLE IMPARARE?



UNA CHANCE ALLO STUDIO. “Togliamo il disturbo. Saggio sulla libertà di non studiare” è l’ultimo libro di Paola Mastrocola, Professoressa in un liceo di Torino, dove, sfogliandone le pagine, si percepisce immediatamente l’amarezza per le tante scelte sbagliate compiute sulla scuola. La scrittrice evita però lamentele e, anzi, passa al contrattacco. Con una provocazione: dare una chance allo studio, lasciando che i ragazzi possano scegliere liberamente. Anche di non studiare.
UNA LIBERA SCELTA. Certo, può sembrare un paradosso, ma spiega l’autrice, lo studio deve essere lasciato a chi lo vuole davvero, insegnanti e soprattutto allievi. E quindi, partire con una preparazione di base eccellente dagli 8 ai 14 anni, per poi affidarsi alla libera scelta tra tre diverse alternative. Una scuola per il lavoro, una per la comunicazione, e, infine, una scuola per lo studio.

FAVOREVOLI E NON. Adolfo Scotto di Luzio, autore del saggio “La scuola degli italiani”, è d’accordo con la collega. E lo conferma al giornalista Marco Imarisio. “C’è un dato certo: il rifiuto di massa della scuola. Viviamo in una società iperscolarizzata, convinti che più i nostri ragazzi stanno in classe più questo faccia bene alla loro crescita. E così la scuola diventa un ipertrofico servizio educativo e non un luogo di formazione. […]Da qui credo nasca la proposta di fare in modo che la scuola non diventi un processo scontato. Mettiamo i giovani davanti alla possibilità di non studiare, facciamogli assumere la responsabilità di una scelta”.
Domenico Chiesa, autore con Cristina Trucco Zagrebelski de «La mia scuola» (Einaudi), è invece solo parzialmente d’accordo con la Mastrocola: “Credo abbia ragione quando individua nello studio la possibilità di insegnare ai ragazzi cose che non avranno modo di conoscere una volta fuori dalle aule. […]”. Ma, continua, “un insegnante non deve mai porre la domanda “cosa farai dopo?” fino alla maggiore età. Quelli che vogliono studiare sono quasi sempre figli di persone con la casa piena di libri. Io credo che la possibilità vada garantita a tutti, anche a coloro che non la vogliono” in modo tale non “riprodurre le diseguaglianze sociali in nome dell’egualitarismo”, termina il suo intervento Scotto di Luzio.

INSEGNANTI, GRAZIE! A mettere tutti d’accordo ci pensa Tullio De Mauro, ex ministro della Pubblica Istruzione e uno dei più stimati linguisti italiani: “La scuola deve rimanere di tutti. Non ci si orienta nel mondo attuale senza un grado adeguato di istruzione. […]”. Ecco perché, conclude, “dovremmo ringraziarli, gli insegnanti italiani. Insultati dal ceto politico e non solo da quello, subiscono le conseguenze di agenti esterni, ma quel che possono fare lo fanno”.

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