Red
Da sardegnaminiere.it
Gli anni che intercorrono dal 1949 al 1961, 12 per l’esattezza, furono gli anni più bui per la classe operaia di Montevecchio. Venute meno le libertà sindacali col Patto Aziendale per i minatori furono anni di repressione e sfruttamento. Passò tanto tempo prima che i minatori potessero in qualche modo riprendere un rapporto di fiducia nell’organizzazione sindacale.
Proprio all’inizio degli anni ‘60, dopo una continua opera di persuasione anche politica del Partito Comunista e dell’organizzazione sindacale, la Federazione Minatori, che non smisero mai di denunciare il Patto Aziendale come atto antisindacale e antidemocratico, una parte considerevole dei minatori di Montevecchio ripresero il loro posto nel sindacato partecipando alle assemblee e alle riunioni indette.
La piattaforma rivendicativa della C.G.I.L. conteneva punti, che ormai furono condivisi dalla maggioranza degli operai, quali:
Sciogliere la Commissione Interna ed indire elezioni democratiche;
Conglobamento nella paga-base del “Premio Montevecchio” e del Premio di Collaborazione, premi questi che per l’effetto dell’ “Accordo Aziendale” non venivano liquidati agli operai che non raggiungevano le 21 giornate lavorative;
Premio di produzione per tutti gli operai;
Premio d’interessenza per gli operai che lavoravano a cottimo.
Di fronte all’opposizione della società mineraria il 15/16 Marzo si tennero alla Camera del Lavoro, delle assemblee molto partecipate. Il giorno dopo, i minatori di Montevecchio entrarono in sciopero alle ore 7, con l’inizio del primo turno: una parte degli operai scese in galleria per bloccare i macchinari; l’altra parte si dispose nell’imboccatura dei pozzi per bloccarne l’accesso.
L’inizio dell’occupazione colse tutti di sorpresa, anche il Direttore della miniera rischiò di restare bloccato in galleria come riportano le Tesi di Laurea della Professoressa Fonnesu.
La Direzione della Montevecchio, frattanto, aveva richiesto l’intervento delle forze dell’ordine tanto che il secondo giorno di sciopero, Montevecchio e Guspini erano presidiati da polizia e carabinieri.
I minatori e tutto il paese in piazza a Guspini la notte dell’uscita dai pozzi…
..USCIRONO DAI POZZI LA NOTTE DI PASQUA…
Il pomeriggio del 20, alle ore 15, un grosso corteo si avviò nella strada di Montevecchio per impedire l’accesso degli automezzi che portavano i “crumiri”. Ma la polizia rimosse, il blocco stradale caricando i manifestanti. Il 22 Marzo a sostegno dei minatori si proclamò uno sciopero di tutte le categorie a Guspini.
Su richiesta delle Organizzazioni Sindacali, intervenne nell’ultima fase, il Presidente della Regione Sarda, l’On. Corrias, che formulò, come mediatore tra le parti, le seguenti proposte:
1 Uscita dai pozzi dei minatori;
2 Esecuzione del referendum con le modalità e garanzie;
3 Elezioni Commissione Interna;
4 Impegno di un incontro successivo alla esecuzione del 3° punto tra l’Associazione degli Industriali e le Organizzazioni Sindacali “per un esame” intorno alla situazione determinata dal passaggio dal vecchio al nuovo assetto.
5 Mantenimento del quadro retributivo in vigore in quel momento.
Le parti trovarono finalmente l’accordo sulla proposta così formulata.
Gli scioperanti, avuta notizia dell’accordo raggiunto, uscirono dai pozzi la notte di Pasqua. La Commissione Interna in carica rassegnò le dimissioni ed il sei Aprile si tenne il referendum per il “Patto Aziendale”, con i seguenti risultati:
1203 voti andarono contro il “Patto Aziendale”;
273 voti a favore.
La lista della C.G.I.L., nell’elezione della nuova Commissione Interna, ottenne il massimo dei voti:
1500 Elettori
1342 voti validi
1060 voti alla C.G.I.L. e 7 seggi.
186 voti al Gruppo Autonomo Operai di Montevecchio e due seggi.
48 voti alla C.I.S.L. e nessun seggio.
16 voti alla U.I.L. e nessun seggio
n. sconosc. voti alla C.I.S.N.A.L. non andò nessun seggio.
Il Patto Aziendale venne così rotto e un nuovo periodo democratico doveva essere vissuto.
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