Gianna Lai - Cidi Cagliari
Centro d’iniziativa democratica insegnanti
Sono molto arrabbiati i precari della scuola in Sardegna, e l’altra sera hanno ribadito la loro volontà di difesa dell’istruzione pubblica in un’affollatissima assemblea, indetta dal Comitato precari di Cagliari presso il Parco di Monte Claro. Come se non bastassero i provvedimenti contenuti nella Finanziaria con gli 8 miliardi tolti alla scuola in questi anni, oggi la condizione dei precari è ancora di più aggravata dalla chiusura delle scuole nei piccoli paesi dell’interno, dall’aumento del numero degli alunni per classe, dall’attacco ai diritti degli alunni disabili, dalle nuove graduatorie che mettono in competizione tra loro i precari di tutta Italia. Dalla scuola privata infine, che può contare in Sardegna sui finanziamenti dello Stato e della Regione, e che sta scandalosamente attingendo alla massa dei precari espulsi dalla scuola pubblica, assumendoli per 8 euro l’ora fuori da ogni forma di contrattazione nazionale. Assessori provinciali e comunali hanno seguito attentamente i lavori, insieme ai sindacati e alle associazioni degli insegnanti, e sono intervenuti per incoraggiare alla resistenza i precari, raccontando vicende di piccoli comuni e territori impoveriti dalla chiusura delle scuole, dove il sindaco paga docenti e collaboratori per salvare almeno qualche classe. Nella provincia di Cagliari, di Carbonia-Iglesias, di Nuoro, se manca la scuola, manca lo stato: dapertutto sotto schiaffo le scuole serali destinate agli studenti lavoratori e agli adulti. -47 in Sardegna, con tagli al 70% del personale, dice Francesco Onnis del Coordinamento Scuole serali che ha annunciato ricorsi al Tar da parte di comuni e province, secondo una politica governativa di attacco ai diritti che si chiama razionalizzazione della spesa ma che, offendendo la scuola, incide pesantemente su welfare, sulla vita delle persone. Dapertutto si impongono Istituti comprensivi e tagli all’autonomia scolastica al di sotto dei mille alunni, che si concretizzano in tagli alle classi, dapertutto il completamento di organico a 18 ore ha abolito continuità didattica e sostituzioni per i docenti assenti, dapertutto i dimensionamenti, di cui restano comunque responsabili gli amministratori comunali e regionali, significano tagli.
A Sadali, racconta il sindaco Giuseppe Carta, 13mila euro stanziati per impedire la chiusura della scuola elementare e dell’infanzia: quest’anno ci vorrà il doppio, se vorremmo apporci alla trasmigrazione di bambini da un Comune all’altro, con trasporti a carico del Comune. Stessa cosa ad Armungia, ma certo il diritto allo studio va garantito nell’ordinario e, se lo Stato si sottrae alle sue funzioni, non si può dire che quella a carico dei Comuni sia vera scuola, con docenti per di più assunti fuori dalle graduatorie.
Perde l’autonomia scolastica Nurri con i suoi 337 bambini, due scuole la perdono a Quartu per ammissione dell’Assesssore stessa, con relativi tagli su insegnanti e Ata. Soppressa la scuola media a Villaperuccio, abbiamo dovuto fare lo sciopero della fame per essere sentiti dall’assessore regionale, denuncia la rappresentante dei genitori. L’anno venturo a Villasalto la scuola dell’infanzia sarà aperta solo al mattino.
E quando l’assessore di Quartucciu dice che qui invece aumentano gli studenti, capiamo il grido di allarme lanciato da molti amministratori dei paesi dell’interno: lo spopolamento causato anche dalla chiusura delle scuole sta trasformando la Sardegna in un corpo con un’immensa testa proiettata su Cagliari e il suo hinterland, dove si concentra in massa la popolazione e, per contro, il numero degli alunni per classe aumenta sempre di più.
Ma se la Regione e tantomeno i Comuni devono sostituirsi allo Stato, resta comunque inadempiente la Sardegna per non aver fatto la legge sull’istruzione, che quasi tutte le regioni italiane hanno approvato da tempo, dice Rosa Maggio del Cidi di Cagliari. Secondo la rappresentante territoriale della CGIL, l’assessore regionale deve invece aprire subito una vertenza sui tagli dentro la scuola pubblica con il ministro, come ha fatto la Lombardia, opponendosi a un organico costruito sui numeri e non sulle esigenze territorriali, che distrugge la scuola dell’ infanzia e la scuola serale in quanto non scuole dell’obbligo. E smettere con la politica dei finanziamenti nell’ordine dei milioni di euro destinati a trasformare la scuola in un progettificio.
E dire che c’era una bella scuola in Italia, dell’infanzia, elementare e media, importante era anche l’istruzione per gli adulti che ha dato il via alle 150 ore dello Statuto dei lavoratori, e ha consentito la riqualificazioni di operai e disoccupati. Non tutto è perduto: ieri sera si è deciso per un Ordine del giorno che impegni Regione e Governo a bloccare i tagli nell’isola. Nel mentre si annunciano 67 mila assunzioni in ruolo per il prossimo anno a seguito di un’intesa fra il ministro e i sindacati.
Scuola: una sera in assemblea coi precari
15 Luglio 2011
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