No ai robot di guerra!

9 Luglio 2011
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Red

Una notizia inquietante. L’uso di androidi nella guerra. Gli occidentali supertecnologici la guerra la fanno, ma non ci vanno. Fanno scorrere il sangue altrui, ma non il proprio, distruggono le cae altrui, infliggono sofferenze indicibili, guidando a disttanza queste macchine infernali. Si sperimenta in Iraq, ma questa sarà la guerra del futuro.
Ecco la notizia, cui segue un appello contro questa mostruosità, che rende ancora più mostruosa la guerra.

In Iraq i primi robot con mitragliatrici per azioni di guerra
L’esercito Usa ha avviato l’impiego di robot nella guerra in Iraq. Le special weapons si presentano sotto forma di mini cingolati radioguidati dotati di microfoni, telecamere e mitragliatrici M249. Un’antenna wireless consente la teleguida del robot a distanza (circa 1000 metri) da parte dei soldati veri. Il sistema delle telecamere e microfoni installato sul robot trasmette un segnale audio-video quasi a 360° dell’ambiente circostante. I robot possono muoversi sulla sabbia e salire le scale. Un gruppo di batterie al litio consente un’autonomia di utilizzo per 4-8 ore.
I primi tre modelli robot (detti anche droni) sono stati battezzati col nome tutt’altro che pacifico di Swords e utilizzati in Iraq a fine maggio. La decisione è stata presa per tentare di ridurre il numero di morti tra le truppe americane giunto a 3665 dall’inizio della guerra. L’uso dei robot è finalizzato al pattugliamento del territorio contro la presenza dei cecchini per aprire la via alle truppe umane.
Gli Swords sono l’ultima evoluzione della tecnologia dei droni applicata alla guerra. Finora erano stati utilizzati senza armamenti ed esclusivamente per operazioni esplorative. Con gli Swords qualcosa sembra essere però cambiato. A poche settimane dall’introduzione degli Swords già si preannuncia nell’autunno l’arrivo in Afghanistan dei primi aerei da ricognizione teleguidati Reaper (traduzione ‘mietitore’) dotati di missili a guida laser e infrarossi.
Game over e morte sono sinonimi? Restano i dubbi sull’impiego della tecnologia robot in azioni belliche. I robot autoguidati a distanza rischiano di rendere ancora più irreale la guerra, resa già fino troppo ‘pulita’ dalle numerose armi intelligenti. Agli occhi di un occidentale la guerra appare sempre più virtuale (o mediatica) e simile a un videogioco. Diversa dagli orrori della seconda guerra mondiale su cui si basano gran parte del ripudio alla guerra degli europei. Ad essere reali restano però i nemici che, non dimentichiamolo mai, sono uomini e non avatar.
Senza più percepire le conseguenze e la sofferenza della guerra saremo ancora in grado di negoziare la pace in futuro?

Ecco ora l’appello, primi firmatari Roberto Di Giovan Paolo e Sergio Bellucci, rispettivamente, Senatore Pd ed esponente dell’Associazione Now. L’appello è stato lanciato ieri in Italia e nei prossimi giorni a livello internazionale.

APPELLO
Mettiamo al bando i robot di guerra

Noi sottoscritti ci appelliamo alle donne e agli uomini che hanno in mano i destini della umanità. Noi crediamo che la tecnologia possa alleviare molto le fatiche e i disagi del vivere, contribuire a costruire una sicurezza più alta, aumentare le potenzialità e le possibilità culturali, sia degli individui, sia delle comunità. Ma le tecnologie, per noi, devono essere tecnologie di Pace, includenti e non invadenti, in grado di aumentare le possibilità senza ridurre gli spazi di libertà, individuali e collettivi. Non tutti i segnali, però, ci confortano sulla consapevolezza delle ricadute nell’estensione dell’uso di tecnologie avanzate in ambiti e con finalità fino ad ora inedite. Pensiamo, in primo luogo, alla guerra. Già da anni lo sviluppo tecnologico consente di condurre guerre senza la definizione di un vero e proprio campo di battaglia, con conseguenze devastanti sia sotto il profilo delle perdite di vite umane civili, sia sotto il profilo di rendere apparentemente asettici, chirurgici o umanitari i conflitti e le uccisioni. Per questo motivo riteniamo che, a questo punto della storia tecnologica del mondo, la consapevolezza sull’uso delle tecnologie e il controllo sociale del loro sviluppo diventi una priorità dell’agire politico e sociale dell’umanità.
L’opinione pubblica, abituata dai mass media a pensare che la sicurezza possa essere affidata alle tecnologie, pare non rendersi conto dei pericoli insiti nella scelta di affidare la guerra ad apparecchiature sempre più automatizzate e rispondenti solo ad algoritmi di calcolo e non più alla decisione umana. Tutto questo ingigantisce l’insicurezza. Inaccettabile, inoltre, sarebbe la scelta di affidare armi di distruzione di massa ad automatismi dotati di intelligenza non umana: in un crescendo di irreparabile inconsapevolezza potrebbero essere affidate o rese disponibili a intelligenze artificiali, armi nucleari o batteriologiche in grado di sterminare molte delle specie viventi sul pianeta.
Già oggi è possibile la creazione di robot capaci di apprendere in maniera autonoma o di assumere decisioni non previste da chi ha pensato e prodotto tali apparati tecnologici. La scarsità delle risorse, lo squilibrio immorale della distribuzione di quelle disponibili, le differenze tecnologiche e scientifiche tra i popoli, consentono a poche oligarchie politiche, economiche e tecno-scientifiche di controllare l’umanità e il mondo. Di fronte a questo scenario, dobbiamo impedire una nuova corsa agli armamenti che rendano la guerra e il potere definitivamente dis-umani. Stiamo assistendo, nella totale assenza di comprensione dei più, alla introduzione di androidi da combattimento per tutti gli scenari di guerra. La spesa mondiale per tali tecnologie, antropomorfe o meno, ammonta a molte centinaia di miliardi di dollari e sta già trasformando gli scenari delle decisioni e dello svolgimento delle guerre in maniera irreparabile. (…) Noi rivolgiamo un pressante appello ai governi di tutto il mondo affinché si rendano conto e riconoscano pubblicamente che i loro obiettivi non possono essere perseguiti mediante guerre affidate a tali tecnologie e li invitiamo a promuovere la messa al bando di tutte le armi robotiche. No Robot War è la parola d’ordine di chi crede che la Pace non può essere costruita con un ulteriore passo verso la totale disumanizzazione. Pertanto, Noi sottoscritti chiediamo alle Nazioni Unite di deliberare la messa al bando dell’uso dei Robot di Guerra e di istituire, nell’immediato, una moratoria universale sullo sviluppo e sull’uso di queste tecnologie, in vista della loro totale abolizione.

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