Andrea Pubusa
Torna d’attualità la questione della partecipazione dei sardi allo smaltimento dei rifiuti napoletani. Il presidente Cappellacci dice no in sede di conferenza Stao/Regioni. L’IDV insorge. Il sindaco di Cagliari Zedda invoca la solidarietà di fronte alle difficoltà altrui. E certo la solidarietà, il “fare insieme”, è una parola alta e di sinistra. Quella di Zedda è un’affermazione giusta, ma politica. Ma, al di là delle affermazioni di principio, pro o contra, è possibile sui rifiuti una riflessione “oggettiva”? Ad esempio, un discorso sulla legalità dello sbarco dei rifiuti in Sardegna? E spiego il perché. La legge sulla protezione civile (n. 225/1992) per l’attuazione di interventi di emergenza ammette che si provveda “anche a mezzo di ordinanze in deroga ad ogni disposizione vigente, e nel rispetto dei princìpi generali dell’ordinamento giuridico”. Tali ordinanze “devono contenere l’indicazione delle principali norme a cui si intende derogare e devono essere motivate.” Esse, infine, “sono pubblicate nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana, nonché trasmesse ai sindaci interessati affinché vengano pubblicate” nell’albo pretorio dei comuni.
Tralascio una le mie riserve sulla legittimità costituzionale di un potere di deroga delle leggi sulla base di atti amministrativi, si può subito fare una prima considerazione: le “ordinanze in deroga ad ogni disposizione vigente” “devono essere adottate “nel rispetto dei princìpi generali dell’ordinamento” e, dunque, soggiungo, anzitutto dei principi costituzionali. E fra questi c’è anche quello di autonomia. La deroga con atto di governo che s’imponga anche alle autonomie significa che queste, dichiarato lo stato d’emergenza, non esistono. Non vi sembra troppo? Qui la deroga non è alle leggi, ma alla Costituzione e allo Statuto speciale (che è legge costituzionale). Questo non è ammissibile e non è detto nella legge 225/92. Non a caso di solito si precisa che le ordinanze in deroga devono essere assunte “d’intesa col Presidente della Regione”. E dunque quest’ultimo che deve farsi garante del rispetto della legge regionale e non deve dare l’intesa ove questa glielo vieti. E’ il caso della Regione sarda, dove vige la L. 24 aprile 2001, n. 6, che all’art. 6, comma 19, espressamente fa «divieto di trasportare, stoccare, conferire, trattare o smaltire, nel territorio della Sardegna, rifiuti, comunque classificati, di origine extraregionale». Una norma - si badi - che nel 2007 è stata dichiarata costituzionalmente legittima dalla Corte costituzionale (sent. n. 12/2007), esattamente nella parte in cui vieta l’importazione nell’Isola di rifiuti ordinari, ritenendo invece illegittimo il divieto di quelli speciali pericolosi.
L’intesa, dunque, è impossibile perché lo vieta la legge regionale. Lo sbarco di rifiuti ordinari da altre regioni può avvenire solo per via di fatto, ossia fuori della legalità. Ed allora, attenzione, un potere che si esprime con le vie di fatto è sempre abusivo e pericoloso. Siamo fuori dallo Stato di diritto e dalle garanzie che esso ci offre. Oggi lo si fa per i rifiuti, domani chissà… Su queste questioni non c’è destra o sinistra: dobbiamo essere esigenti.
In tutto questo non c’è una sottovalutazione della solidarietà ed anzi direi della fratellanza verso i cittadini della Campania. Questa dev’essere incondizionata e generosa, ma deve svolgersi – come si può - forme legali. Se no, non è la solidarietà che interessa, ma l’ostentazione di essa ad altri fini. Ed allora? Se vogliamno accogliere i rifiuti napoletani dobbiamo modificare la legge che lo vieta. E forse è bene farlo. La legge regionale n. 6/2001 era stata pensata e votata contro l’importazione dei rifiuti speciali, era una misura forte contro il nucleare. Ma caduta questa parte della disciplina sotto la scure della Corte costituzionale, che senso ha vietare gesti di solidarietà che comunque devono essere concordati col Presidente della Regione? Non è un’odiosa forma di chiusura verso le difficoltà altrui, estranea all’indole generosa del popolo sardo?
2 commenti
1 michele podda
8 Luglio 2011 - 00:07
Caro Direttore,
è importante rispettare la legge, e condivido il timore che violandola una volta, lo si faccia poi anche una seconda. Tuttavia mi piace considerare cosa sarebbe giusto fare indipendentemente dalla legge. E credo proprio che non sarebbe violato alcun principio di solidarietà, rifiutando … i rifiuti campani.
Nel caso di una calamità di qualunque genere, i sardi hanno nella loro cultura e tradizione la pronta solidarietà, come hanno il senso della giustizia e, che piaccia o no, quello della vendetta. Ma il problema dei rifiuti campani non è una calamità, è malaffare, corruzione, malgoverno. Dovrà essere la solidarietà a porre rimedio a tali mali? Se esiste una Giustizia, che provveda essa a individuare i colpevoli e a far risarcire i danni arrecati all’ambiente e all’immagine. Se non si riesce in un mese sarà in un anno, o in due, cinque o dieci. Ma da quanto tempo dura il problema? Allora è questione di volontà e la solidarietà non può certo aiutare minimamente a porvi rimedio. Ci vuol altro.
Qualcuno ricorda cosa diceva Giorgio Melis nella “Sua Voce”, nel gennaio 2008?
“…che nel Tg1 la Sardegna fosse arrivata e segnalata come prima (evviva!). Prima nel dare la propria disponibilità”.
“Il presidente della Regione (Soru) non è né eroico né da decorare (mmh!) per aver detto subito e per primo sì a un’operazione di portata limitatissima ma straordinariamente simbolica… ma ieri l’immagine della Sardegna è stata portata in alto… Senza retorica, si può perfino essere orgogliosi che la nostra isola mandi un segnale così importante di unità” (evviva!).
“Riunire il Consiglio regionale in emergenza, aprire un dibattito di giorni, dare luogo alle solite risse e magari concludere senza una decisione condivisa? Allora tanto vale che uno si sia assunto la responsabilità e ne risponda… Davanti alle emergenze, si decide, si fa e poi si discute e litiga” (Quanta fretta!).
Io dalle parole stesse di Melis capisco che talvolta… “non è la solidarietà che interessa, ma l’ostentazione di essa ad altri fini”. Che fosse un modo di dare sostegno al Governo Prodi, o la volontà di presentarsi come politico di respiro nazionale, in vista di altri ambiziosi obiettivi, secondi fini potevano esserci.
Oltre a ciò, confesso anche una certa diffidenza, derivata forse dalla poca chiarezza offerta dai media. Sento dire che bruciare i rifiuti inquina (vedi le proteste nel Casertano), che però per bruciarli si verrebbe pagati, che i tedeschi li accettano volentieri, che nel Nord son disposti a pagarli per averli (producono energia): una baraonda. Qual’è la verità? Quali i problemi reali in una situazione che spaventa persino il cazzuto De Magistris?
No, solidarietà per altre occasioni.
2 Franco Cappai
24 Luglio 2011 - 08:41
Sbaglio o l’attuale sindaco di Cagliari fa parte di SEL.
Come si concilia la sua voglia di solidarietà, con le tanto acclamate intenzioni da parte del suo partito, di non volere più ne inceneritori e ne discariche per poi volersi stranamente servire dell’inceneritore di Macchiareddu?
Un pò di coerenza non guasterebbe, in effetti ci sta dicendo che senza gli impianti di smaltimento il problema dei rifiuti non si può risolvere.
E allora anzichè far arrivare i rifiuti dalla Campania, perchè non consiglia al suo emerito collega De Magistris di dotarsi anche lui degli impianti, anzichè sparare proclami dicendo che il problema lui lo avrebbe risolto a prescindere??
Voglio solo ricordare che la situazione dei rifiuti nella nostra Regione non è sicuramente così rosea come molti vogliono far credere (altro che differenziata spinta, provate a farvi un giro nelle strade di penetrazione agraria e vi renderete conto di persona della reale situazione) lo dico con cognizione di causa, lavoro nel sistema integrato dello smaltimento.
Ogni Regione deve pensare alla propria mondezza, da noi basta e avanza la nostra. Buon lavoro a tutti.
Franco Cappai
Lascia un commento