Riccardo Ruju
Questa volta a chiamarmi è Riccardo, che mi rimprovera per l’appunto che ho fatto a Zedda, anche sulle pagine di Sardegna quotidiano, sulla formazione della Giunta in gran segreto. Mi rimprovera un atteggiamento pregiudiziale…
- Hellò Andrea, hai rotto!
- Ciao Riccardo, innanzitutto ciao, da quando in qua non si saluta?
- Scusa, ciao; comunque hai rotto lo stesso!
- Possibile che io riesca a scontentare tutti? E a te cosa non ti va?
- Sei un bastian contrario. Spari ad alzo zero immediatamente. Non si può mitragliare prima di aver visto la Giunta all’opera. Non vorrai fare come hai fatto con Soru?
- Beh, capovolgiamo il concetto: non vorrà Zedda fare come ha fatto Soru? In realtà, io, che allora facevo parte di un partito e contavo più di oggi, ho sostenuto, negli organi regionali del partito, la candidatura Soru e poi ho fatto per lui campagna elettorale…
- E poi - come da copione - hai sparato sul guidatore immediatemente…
- No, no, ti sbagli. Insieme a tanti altri compagni abbiamo nutrito una grande speranza in Soru, e lo abbiamo sostenuto senza riserve…
- Ma poi lo hai attaccato come fosse un avversario…
- Calma il gesso, dopo una fase iniziale promettente, con assessori come Tonino Dessì, un ambientalista della prima ora, e Pigliaru alla programmazione, ci si aspettava un ulteriore coinvolgimento di personalità democratiche rigorose e di punta. ce n’è tante in Sardegna e sono ben note. Lui invece ha pensato bene di farle fuori per scomprirsi per quello che aveva cercato di nascondere: unu meri con voglia di comando…Ed allora per me uno si può qualificare come meglio crede, anche di estrema sinitra, ma chi vuol comandare per me è sempre e comunque di destra, un avversario…
- Ma era il presidente del centrosinistra…
- Peggio ancora, chi nel centrosinistra ha mire di comando presto o tardi affossa la coalizione che ha nel dna una propensione dmocratica…
- Hai rotto anche con questa storia della democrazia. Democrazia è forma o sostanza democratica? Soru col suo spirito identitario, la difesa del territorio, la tassa ai ricchi, l’intervento deciso su Tuvixeddu ha difeso la democrazia sostanziale, gli interessi della comunità…
- Senti Riccardo, con la storia della democrazia sostanziale in contrapposizione a quella formale mi son rotto io! Possibile che la storia non ti abbia insegnato nulla! La forma nella democrazia è sostanza. Chi svaluta gli aspetti formali della democrazia, presto o tardi comprime anche quelli sostanziali…
- Non sempre…
- Sempre, Riccardo, sempre! Perché democrazia formale vuol dire ricorrere a modalità, procedure di decisione partecipate, allargate ai cittadini, ossia si vuole che i cittadini non siano destinatari delle decisioni, ma decidano o codecidano essi stessi. La decisione correttamente partecipata difficilmente è antipopolare, le misure dall’alto invece, presto o tardi, vanno contro gli interessi della comunità o di larghi strati di essa e la compressione delle forme democratiche è sempre volta a questo.
- Ma oggi su Zedda non abbiamo elementi di critica neppure sul piano formale. E’ agli inizi…
- Certo, ci auguriamo che lui e la Giunta facciano bene, lo speriamo e siamo pronti a mobilitarci a sostegno, ma è partito male, con una segretezza che non promette nulla di buono…
- Tu ne parli come se fosse un avversario. Sembra una critica, la tua, astiosa e pregiudiziale…
- Senti, io penso che gli amici veri siano quelli che, preoccupati, ti correggono in tempo. Lo fanno perché vogliono che tu faccia bene e abbia successo. Non considero amici quelli che mettono la testa sotto la sabbia e tantomeno gli adulatori non disinteressati…
- Cosa vuoi dire che chi difende Zedda è adulatore?
- Non tutti. Ma molti sì. Come è avvenuto con Soru, al quale giuristi, economisti ed altri hanno dato consigli improponibili per soldi…E poi se ne sono visti i risultati nei Tribunali e alla Corte costituzionale. Tanti flop come quelli del cavaliere…
- Ma noi siamo intelletttuali organici, ricordi Gramsci? Difendi la tua parte anche quando sbaglia…si correggerà…
- Se per questo, io sono bobbiano. Bobbio elogiava il dubbio e diceva che il vero intellettuale è quello che critica anzitutto la sua parte, per migliorala…
- Ma tu non ti picchi di essere comunista…oggi ti scopro liberalsocialista…
- Se per questo Gramsci fu amico di Gobetti e fu un bobbiano ante litteram quando iniziò a capire lo stalinismo…
- …Iniziò a smarcarsi…
- Proprio così… l’intellettuale è organico ad un progetto e proprio per questo se ci sono discostamenti dal progetto la critica è doverosa. Come vedi, sotto questo profilo Gramsci e Bobbio non sono molto lontani. Lo sono per chi legge Gramsci con gli occhi delle esperienze comuniste deteriori, non per chi, marxianamente, intende il “comunismo come il movimento che combia lo stato di cose presente”, movimento - bada - non partito….
- Quindi mi stai dicendo che è gramsciano criticare Zedda…
- Non scomodiamo i grandi sulle piccole cose, diciamo che la sinistra fa la sinistra se amplia i diritti e la democrazia. Senza questo non è sinistra. Ecco perché è importante che Zedda introduca un nuovo modo di far politica, iniziando dalla democrazia partecipativa, che non è un’invenzione…
- Non vorrai rifarmi la litania del bilancio partecipato di Porto Alegre, del Town Meeting col quale si è deciso che fare nello spazio delle Torri gemelle?
- No adesso no. Ma su questo dirò la mia perché è un punto centrale. Della sinistra che amministra con gli strumenti della destra non so che farmene. Spero che Zedda su questo sia innovativo…
- Lo spero anch’io…
- Come vedi, non siamo poi così distanti. Io però sula questione della democrazia sono un cittadino sensibile, molto sensibile ed esigente, molto esigente…
3 commenti
1 Realista
4 Luglio 2011 - 15:26
La cortese fermezza con la quale Andrea cerca di riportare Riccardo ai contenuti è confortante.
Per chi di sinistra è sempre stato ed oggi non vuole confondersi con quelli che si dicono di sinistra ma auspicherebbero “strumenti della destra” per portare avanti la propria azione, è fondamentale sapere che esiste chi crede nella sostanza, e prescinde da una bieca appartenenza.
Penso che Soru, occasione irripetibile perduta della sinistra sarda, abbia lasciato un grande insegnamento: cosa non si deve fare per amministrare.
Un grazie ad Andrea per la democratica risposta a tutti i Riccardo in ascolto
2 alessandro
4 Luglio 2011 - 19:19
Comincerei a parlare di sostanza. In fin dei conti stiamo parlando del governo di una città composta da strade, abitazioni, uffici, parcheggi, servizi ecc.
E cosa leggiamo? Che l’assessore alla cultura è favorevole ad un’altra moschea?
Sono queste le priorità di Cagliari?
Intanto vediamo che Papoff è sempre al suo posto e continua a distruggere il verde e a fare cassetta con improbabili progetti stile piazza Mascia.
Dov’è il luogo di incontro della democrazia partecipativa su questioni semplici come queste?
Ma no. Ci sbagliamo. Lasciamoci condurre per mano da chi detiene la “cultura” e sa bene come governarci. Abbiate pazienza, sembra di essere tornati alla regione nel 2004!
3 Enea Dessì
5 Luglio 2011 - 05:41
Un buon padre di famiglia dice sempre “che cosa ne pensate se facciamo così….”. Non è un buon padre di famiglia quello che dice “qui comando io!”. Quelli che lo fanno col potere (di comandare) sono un pericolo per tutti. Anche Napoleone aveva cominciato bene da rivoluzionario, Fidel Castro, Muammar Gheddafi e altri che “dal popolo per il popolo” sono finiti nel culto di se stessi e tutto quello che non corrispondeva a loro veniva eliminato. Il buon Lincoln lo aveva capito due secoli fa introducendo la regola delle due legislature come limite massimo da concedere al potere. E anche il potere democratico, caro Andrea, va sottoposto a questa regola perchè il potere, di qualsiasi colore esso sia, quando è esercitato da chi lo brama va combattuto e io di gente come D’Alema, Fassino, Bersani e altri non mi fido perchè bramano il potere. A proposito di Gheddafi è da marzo che vado su e giù col confine di Ras Jadir per aiutare i miei amici che scappano dalla follia di un uomo che da 42 anni pensa di essere il popolo libico. Il prossimo sardo che sento dire che i migranti devono stare a casa loro lo prendo a calci nel sedere. Che vadano a vederlo il campo profughi di Ras Jadir! Il tutto per questi pezzi di asini che adorano il potere in nome del popolo e che ancora pullulano, in varie forme, nei vari angoli del mondo Italia compresa.
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